I fondi pubblici per la ricerca devono rimanere pubblici!

Dopo aver sottolineato nei post dei giorni precedenti la limitatezza dei fondi assegnati al settore sanità dai nostri bilanci, scopriamo oggi, a seguito di un’interessantissima inchiesta di Milena Gabanelli, che di queste somme stanziate per la sanità pubblica, una parte limitata è assegnata agli Istituti di ricerca e cura sanitarie (irccs) pubblici, mentre una parte cospicua è assegnata agli istituti privati, per cui la riduzione del welfare impostaci dall’Europa danneggia la sanità degli italiani anche e soprattutto sotto il profilo della ricerca scientifica sanitaria (e naturalmente questo discorso vale per l’intero settore della ricerca scientifica).

È da evidenziare che un ricercatore di un istituto pubblico, come accaduto per gli eroici ricercatori dello Spallanzani, guadagna 29 mila euro all’anno (un insulto alla scienza e al Popolo italiano), mentre lo stesso ricercatore di un istituto privato guadagna 70 mila euro all’anno.

Molto indicativi sono peraltro i risultati. Ad esempio lo Spallanzani ha prodotto 96 pubblicazioni nel solo 2019, mentre l’istituto privato irccs di Verona appena 4. E l’elenco potrebbe continuare per tutti gli istituti privati presi in esame.

Ciò significa che l’affermazione secondo la quale “privato è bello” e “bisogna fare meno Stato e più mercato” è una menzogna senza pari.

I nostri governanti hanno quindi svolto un’attività altamente criticabile, utilizzando il denaro pubblico, cioè il denaro di tutti gli italiani, per pagare pochissimo gli istituti (irccs) che appartengono al Popolo, e le cui attività prodotte giovano al Popolo stesso, e per pagare molto gli istituti (irccs) privati, i cui denari vanno a singoli soggetti privati e i cui risultati di utilità pubblica sono molto scadenti.

Si tratta, come sempre ripetiamo, degli effetti dannosi del pensiero neoliberista, che ormai ha occupato le menti di quasi tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche (ieri Cottarelli ha detto che bisogna riprendere le riforme, cioè continuare nelle “privatizzazioni”), un pensiero che privilegia i ricchi e danneggia i Popoli, violando apertamente la nostra Costituzione e, in particolare, l’articolo 43 Cost., secondo il quale “i servizi pubblici essenziali ( e niente è più essenziale del servizio sanitario) devono essere in mano pubblica o di Comunità di lavoratori o utenti”.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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