La realtà economica italiana dimostra che non si può prescindere dallo Stato imprenditore

La realtà economica italiana dimostra che non si può prescindere dallo Stato imprenditore

Le notizie della stampa odierna pongono in evidenza in quale tragedia ci ha spinto il sistema delle privatizzazioni, soprattutto eliminando l’intervento dello Stato nell’economia, rappresentato dall’IRI, contro il quale si erano indirizzati gli strali degli economisti e di gran parte della dottrina giuridica.

Oggi, proprio perché i beni essenziali del demanio pubblico non sono più nella proprietà collettiva demaniale del Popolo, come la Costituzione sancisce (art. 43 Cost.), la vasta area delle telecomunicazioni, e cioè di Tim, è diventata preda di varie multinazionali che, come ricorderebbe Manzoni, sono avvoltoi che si danno orribili colpi di ala per mangiarsi la preda.

Su Tim si sono avventati infatti, oltre il ben noto fondo americano Kkr, anche il fondo Cvc e altri fondi internazionali, mentre il governo resta a guardare.

D’altro canto giunge notizia che alcune piccole industrie italiane, restando private, proprio in ossequio al principio neoliberista, si stanno rinforzando mediante l’acquisto delle proprie azioni da parte di un fondo pubblico italiano, costituito, per la difesa del made in Italy, da una legge del governo Conte 2, la numero 34, del 19 maggio 2020.

Questa è la indiscutibile conferma del fatto che l’economia italiana, per essere efficiente, non può che essere mista e che il ritiro dello Stato dall’economia è sicuramente un errore.

E tale errore diventa tragedia quando sono posti sul mercato anche i beni inalienabili, che, come Tim (art. 43 Cost.), costituiscono il nostro demanio costituzionale.

Insomma la via da seguire, se veramente si vuol salvare l’Italia, deve andare al di là dei semplici supporti all’economia privata e deve ricostituire un intervento forte dello Stato nell’economia, specialmente quando si tratta di settori sensibili, come quello delle telecomunicazioni.

Per questo invito tutti gli italiani a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Il corona virus ha dimostrato  la dannosità del neoliberismo

Il corona virus ha dimostrato la dannosità del neoliberismo

Il contagio da corona virus diminuisce in Italia, ma restano preoccupanti le situazioni di Lombardia e Piemonte.

Il problema discusso ieri dal Presidente del Consiglio dei Ministri è quello del rapporto tra salute dell’uomo ed economia.

Nel suo discorso di ieri, Conte, che merita il più grande apprezzamento per l’opera svolta in questo difficilissimo momento, ha esortato gli italiani al senso di responsabilità, perché la prossima riapertura delle industrie e dei commerci, prevista dalla Fase 2 delle restrizioni, che partirà dal prossimo 4 maggio, aumenta i rischi di infezione e impone di rimettere alla responsabilità dei singoli l’osservanza delle norme relative alle distanze e alle protezioni personali.

Molto significativo è l’effetto che sta producendo nell’immaginario collettivo e anche tra gli economisti la tragedia che stiamo vivendo. Opportunamente si parla sempre più di nazionalizzazioni, da noi sempre auspicate, contro le illogiche privatizzazioni. È stata nazionalizzata Alitalia e sembra che la stessa decisione riguardi anche l’Ilva.

Il corona virus ha dimostrato l’insensatezza e la dannosità estrema del pensiero economico predatorio neoliberista ed è arrivato il momento di chiarire a tutti che un punto deve essere assolutamente chiarito: la distinzione tra beni e servizi che devono appartenere al Popolo e beni e servizi che possono essere esercitati dai privati.

Taluni neoliberisti incalliti continuano ad auspicare un intervento dello Stato solo temporaneo, per assicurare il ritorno dell’economia in mano privata.

Costoro considerano lo Stato un terzo soggetto e non capiscono che lo Stato voluto dalla Costituzione è costituito dallo Stato comunità, cioè dal Popolo. Essi non sanno che la Comunità politica prevede due entità diverse: il singolo, che agisce secondo le norme della proprietà privata; e il Popolo, che agisce secondo le norme della proprietà pubblica, un Popolo che deve necessariamente nell’economia e che può farlo solo se ha la titolarità di beni e servizi essenziali.

Quindi l’importante è distinguere la proprietà pubblica dalla proprietà privata, ed è indubbio che rientrano nella proprietà pubblica le fonti di produzione ricchezza nazionale che non possono mai essere cedute a privati (come successo in Italia), poiché è lo Stato che può salvare i privati e non il singolo privato che può salvare lo Stato (cioè tutti i cittadini).

Ed è da tener presente che lo Stato deve assolutamente mantenere la proprietà pubblica dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia e delle situazioni di monopolio (articolo 43 Cost.).

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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La rivoluzione costituzionele dimenticata. La prevalenza della proprietà pubblica del Popolo di Paolo Maddalena