Tra i nuovi eletti dell'Europa persiste, attenuata, l'idea dell'austerity

Il comportamento dei Parlamentari leghisti, in sede di fiducia al governo, è stato fortemente criticabile dal punto di vista della verità dei fatti. Ricordiamo che Matteo Salvini, dopo aver ottenuto l’approvazione dell’obbrobrioso decreto sicurezza bis, ha staccato la spina, nell’intento, facilmente intuibile, di trasformare in voti i dati favorevoli dei sondaggi.

Ciò nonostante i leghisti hanno accusato il nuovo governo di agire solo in vista delle poltrone attraverso “inciuci” di ogni genere, affermando che: “Non lasceremo nessuna presidenza di commissione. Li faremo impazzire fino all’ultimo” (parole del capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo). Il che ci fa chiedere: dunque chi è attaccato alle poltrone?

Da sottolineare inoltre che oggi il Presidente del Consiglio Conte si reca a Bruxelles per un incontro con il Presidente del Parlamento e la Presidente della Commissione Von der Layen. E qui viene in evidenza il nucleo centrale del problema. Il fatto che l’Europa ha imposto finora il metodo dell’austerity, cioè della imposizione di un fatto contabile consistente nel pareggio del bilancio dello Stato e delle Regioni, nonché degli Enti territoriali, con la conseguenza del congelamento di risorse disponibili da parte degli enti virtuosi, destinate a colmare i disavanzi degli enti meno virtuosi e, quindi, da non poter spendere per una concreta azione di sviluppo economico.

L’errore è macroscopico. Se davvero si vuole una riduzione del debito non bisogna impuntarsi sul pretendere il pareggio dei conti, ma spingere per lo sviluppo, che è il solo strumento che può diminuire il debito.

Il punto di vista dell’Europa si è un po’ attenuato sul versante della austerity, ma non è cambiato nella sostanza. La Presidente della Commissione europea ha infatti stigmatizzato che lo sviluppo economico (e quindi la diminuzione del debito) potrà avvenire nei limiti della maggiore flessibilità concessa agli Stati membri.

In questo quadro è significativo il fatto che Gentiloni, Commissario europeo per gli affari economici (il quale tenterà di ottenere la massima flessibilità), è tallonato dal vice presidente Dombrovskis, il quale, molto probabilmente, eserciterà un’azione di freno. Ed è da notare che è la prima volta che viene nominato un terzo vice presidente della Commissione per gli affari economici.

Intanto i gravi problemi dell’Italia (Alitalia, Ilva, sanità, scuola, lavoro, i poveri immigrati ancora costretti in mare, ecc.) restano in secondo piano e nessuna azione di governo appare posta in essere nei loro confronti.

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