Programma di governo: qual è il punto essenziale

Programma di governo: qual è il punto essenziale

I fatti del giorno dimostrano il fallimento della politica del governo così detto gialloverde nel quale hanno prevalso soprattutto le idee di Matteo Salvini.

Ad esempio la lotta contro l’immigrazione, che ha prodotto indicibili sofferenze a persone innocenti, già stressate per esser state salvate dalla morte per annegamento, è stata completamente inutile, poiché gli sbarchi sono continuati, e continueranno, a ritmo accelerato.

Possiamo invece sperare nel “programma” (non si parla più di “contratto”) che il Presidente Giuseppe Conte presenterà a quanto pare mercoledì al capo dello Stato, purché la piattaforma Rousseau dia il suo assenso.

Il contenuto di questo programma non è ancora noto. Ma alcuni dati positivi sono contenuti negli ultimi dei venti punti presentati dal M5S, soprattutto in relazione alla tutela dell’ambiente e dei beni comuni.

Il punto più avanzato delle proposte dei 5 Stelle ci sembra quello di istituire una banca pubblica e di distinguere le banche commerciali dalle banche di investimento.

A nostro avviso questa proposta dovrebbe essere considerata soltanto l’avvio di una nuova politica economica che dovrebbe essere ben descritta dal programma che presenterà Giuseppe Conte.

Infatti il dato centrale da risolvere (dato dal quale dipende la soluzione di tutti gli altri problemi) è quello di difendere l’Italia dalle svendite e dalle privatizzazioni.

Da un articolo dell’ambasciatore Sergio Vento  (già ambasciatore a Parigi e Washington), pubblicato l’altro ieri su Verità, abbiamo appreso che Francia e Germania hanno sostenuto molto la formazione del nuovo governo per avere maggiori possibilità di fare shopping nel nostro paese.

La Francia si occuperebbe della moda e del settore del credito; la Germania del settore industriale. Dunque il punto centrale, come si accennava, è quello di difenderci dal mercato sovranazionale.

Un esempio lampante è dato dalla fabbrica Whirlpool di Napoli che produce elettrodomestici, la quale discute con il governo come se fosse un Ente di Stato, chiedendo spavaldamente un contributo maggiore ai 17 milioni di euro loro offerti dal governo.

Dobbiamo chiederci per qual motivo dobbiamo foraggiare i profitti di multinazionali straniere per indurli a restare in italia e non gestiamo noi direttamente le nostre fabbriche, soprattutto attraverso la cooperazione dei lavoratori, prevista dall’articolo 45 della Costituzione?

Dunque per Whirlpool, per Alitalia, per l’Ilva e così via dicendo non c’è altra via che quella delle nazionalizzazioni, unitamente alle necessarie riconversioni industriali.

Si tenga presente che le spese di investimento, a norma dell’articolo 119 della nostra Costituzione, possono superare i limiti del bilancio e quindi, poiché le norme costituzionali prevalgono sui trattati, anche i limiti di Maastricht.

In sostanza il programma di governo dovrebbe prevedere che il territorio italiano, parte costitutiva della Repubblica, non può essere alienato e dovrebbe prevedere una politica economica che non trasferisca agli stranieri o a puri faccendieri italiani privati le fonti di produzione della ricchezza nazionale (rotte aeree, frequenze televisive, autostrade, ferrovie, servizi pubblici essenziali, fonti di energia ecc.), le quali appartengono allo Stato-Comunità, cioè al popolo, come “proprietà pubblica” ,e cioè, come diceva Giannini, come proprietà collettiva “demaniale” a titolo di sovranità.

Non potremo mai perseguire gli obiettivi programmati, se ci spogliamo dei fattori di produzione della ricchezza nazionale e se non disponiamo l’intervento diretto dello Stato nella produzione di beni e servizi essenziali, come prevede l’articolo 43 della Costituzione. Fuori di questo schema c’è solo miseria e schiavitù.

Altro punto sul quale dovrebbe soffermarsi il programma di governo è quello della revisione del debito. Vogliamo dire che il nostro debito pubblico deve essere depurato, quantomeno, dei crediti derivanti da speculazioni finanziarie, nonché da quelli prodotti dalla cosiddetta finanza creativa (derivati, cartolarizzazioni, ecc.) allorché non si verifichino le condizioni per il loro buon esito. In questo ultimo caso soggetti passivi del debito sono le banche che hanno emesso questi prodotti finanziari e non gli enti pubblici territoriali che li hanno acquistati. E, lo si creda, le cose da fare in questa direzione sono molto numerose.

Essenziale è che il governo ponga come primissimo obiettivo la eliminazione delle “cause” che hanno prodotto la crisi economica italiana e non si fermi a risolvere soltanto taluni effetti nocivi.

È questo il vero “cambiamento dell’attività governativa, tanto auspicato nelle dichiarazioni dei nostri politici.

Professor Paolo Maddalena.

Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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One Response

  1. L’analisi effettuata sembra pertinente, allo stesso tempo non capisco come possa pensare che il governo con all’interno il PD possa non continuare quella spoliazione del nostro patrimonio che ha già iniziato tempi or sono. Questi hanno votato I principi di Basilea, che rendevano Deutsche Bank una Banca con i migliori parametri di stabilità e distrutto il credito cooperativo che rappresentava la forza vera del nostro tessuto produttivo fatto da PMI

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