Salvini nasconde il fallimento delle sue politiche migratorie

Abbiamo certezza che gli italiani hanno l’intelligenza per capire che il divieto di sbarco ai 42 naufraghi salvati dalla Sea Watch e l’innalzamento di un muro al Nord Est d’Italia sono manovre propagandiste di Salvini.

Basti pensare che mentre le ONG subiscono il divieto di approdo (che invece è imposto al trattato dal Dublino) i veri carnefici, e cioè gli scafisti che speculano sulla vita umana, arrivano tranquillamente in Italia, scaricando centinaia di profughi che non sono assolutamente identificabili.

D’altro canto, è falso affermare che gli sbarchi sono diminuiti, perché sono aumentate le morti di chi fugge e, come si è detto, si è intensificata al massimo l’opera degli scafisti speculatori.

La realtà è che Salvini da notizie infondate per colpire l’opinione pubblica, nascondendo che la sua politica di limitazione degli sbarchi è clamorosamente fallita.

Ridicola e vagamente imitativa del pensiero di Trump è la costruzione di un muro nel Nord-Est d’Italia. L’Italia ha 8000 chilometri di coste: vorrà forse Salvini murare tutte le coste italiane? È l’ora che queste idee siano respinte dalla maggioranza degli italiani, che, nei casi estremi, ha sempre saputo dimostrare di essere in grado di capire qual è la verità.

Quanto allo sbarco di Lampedusa, è assurdo pensare che chi si trova in stato di necessità e si attiene ai trattati internazionali, violando talune leggi nazionali o ordini amministrativi a tali leggi conformi, possa essere validamente imputato di reato. Occorre comunque sottolineare che si tratta di ordini amministrativi privi di legalità costituzionale e di leggi incostituzionali che la Corte costituzionale dovrà necessariamente annullare.

Le rabbiose parole della Meloni, secondo la quale: l’equipaggio della Sea-Wach deve essere arrestato, i profughi devono essere rimpatriati e la nave deve essere affondata, sono privi di ogni fondamento logico e giuridico.

Quanto all’Ilva, è assurdo pretendere che l’ordinamento giuridico italiano disapplichi le norme costituzionali sulla tutela della salute e della vita umana, sicché è ovvio che le norme sull’immunità dei gestori dell’Ilva, se non fossero abrogate con l’approvazione del Decreto Crescita, cadrebbero egualmente sotto la scura della Corte Costituzionale.

La vita e la salute prevalgono su tutto e il governo, checché ne dica Salvini, ha una sola via d’uscita: impiegare i miliardi previsti per la flat tax e per la diminuzione delle tasse per riconvertire l’area dell’Ilva in fonti di produzione di ricchezza consone al rispetto dell’ambiente e della salute dell’uomo.

Ce l’ha chiesto persino la Corte europea dei diritti dell’uomo e ce lo impone inderogabilmente l’articolo 32 della Costituzione secondo il quale il diritto alla salute è un diritto fondamentale e un interesse ineludibile della collettività.

Professor Paolo Maddalena.

Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

 

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