Il tragico momento della situazione economica italiana

Il tragico momento della situazione economica italiana

Gli indiani dell’Ilva, disattendendo le loro promesse, non solo non hanno fatto nulla per ridurre l’inquinamento, ma hanno messo in cassa integrazione 1400 operai in vista del loro licenziamento.

Cade così il motivo principale per cui il governo ha insulsamente ceduto agli indiani (opera di Renzi, Di Maio e Salvini) una fonte di produzione di ricchezza nazionale, facendo in modo che il profitto dell’attività industriale andasse agli indiani e le malattie mortali rimanessero in italia.

Nello stesso tempo la Knor si trasferisce in Portogallo licenziando 76 operai, mentre Mercatone Uno chiude, licenziando 1400 operai, e la Whirphool di Napoli, senza nessun preavviso, licenzia 450 operai, il tutto nel giro di una settimana.

Siamo nel fondo del baratro. E a sprofondare ancora più in basso ci sono le idee di Salvini che promette di diminuire le tasse ed attuare la flat tax contribuendo così in modo pesante ad un forte ulteriore aumento del debito.

È dall’assassinio di Moro in poi che i nostri governanti, asserviti allo straniero, stanno distruggendo l’italia.

Se l’Europa pone dei limiti al debito questi vanno rispettati. Ed è singolare che sia l’Europa stessa ad esaltare quei paesi che si discostano dalle norme della ideologia predatoria neoliberista e difendono le loro fonti di produzione di ricchezza nazionale con lo strumento della nazionalizzazione e dell’intervento immediato del governo (come accaduto in Francia quando la Fincantieri stava per acquistare un’impresa cantieristica francese) per evitare che tali fonti escano fuori dal paese.

In realtà i paesi che si proclamano neoliberisti usano a proprio vantaggio le teorie keynesiane (vedi Germania, Francia, Portogallo, Spagna e così via dicendo), mentre l’Italia di Salvini, che si proclama nazionalista e sovranista, si adegua perfettamente alle teorie neoliberiste e fa in modo che le nostre industrie strategiche, le fonti di energia e i servizi pubblici essenziali vengano prima privatizzati, trasformandosi da Enti Pubblici in S.p.A. e poi da queste svendute o delocalizzate (come ha fatto Luca di Montezemolo che ha venduto le ferrovie di Italo agli Stati uniti).

L’errore, come più volte abbiamo detto, sta nel cedere il patrimonio pubblico italiano e cioè le risorse economiche del paese in capo a singoli faccendieri, che fanno i loro interessi, non curano i servizi (vedi ponte di Genova) e provocano il fallimento delle imprese.

Come ieri dicevamo è la stessa Europa che elogia i seguaci del keynesianesimo e rimprovera gli coloro che di fatto perseguono dell’ideologia neoliberista.

Un cambio radicale ora si impone. L’Italia deve recuperare le fonti di produzione di ricchezza indebitamente cedute a privati, nazionalizzarle e porre, a capo di queste, manager competenti sottoposti a regole ferree che prevedano la loro immediata espulsione in caso di incapacità o di svolgimento di attività dannose per l’Italia.

L’Italia, ha in questo momento, l’obbligo di attuare in pieno la nostra Costituzione Repubblicana (che prevale sui trattati) che nel titolo terzo parte prima della Costituzione stessa sancisce un vero e proprio programma di governo, ponendo le basi per un reale sviluppo, che è l’unica strada per ridurre il debito facendo capire come siano prive di fondamento quelle idee che voglio violare i limiti posti dai trattati europei disponendo spese improduttive foriere dell’ulteriore aumento dell’indebitamento generale.

Professor Paolo Maddalena.

Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

 

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One Response

  1. Proposta.
    L’art.3 Costituzione si applica non si interpreta. Il suo seguito Rimedia è più articolato.
    La nostra Costituzione è rigida. I diritti dei cittadini non sono solo dichiarati ma altresì garantiti dalla Costituzione . A dirlo è Gaetano Azzariti in un discorso del 1957 che Corte Costituzionale ha inteso “esaltare” nel 2014 http://www.cortecostituzionale.it/documenti/relazioni_annuali/19571228_pres_azzariti_sito.pdf

    Con Legge 11 marzo 1953 n. 87 all’art. 23 si è statuito i titolati a ricorrere alla Corte Costituzionale (governo centrale e locale e giudici ma solo se ciò emerge in corso di giudizio).
    Questa è una legge voluta dalla 1 legislatura eletta il 18.04.1948 e “in scadenza” il 24.06.1953… tutt’ora valido.
    Senza entrare nel merito storico del perché, e tenuto conto che Ella afferma che per le tante leggi bisogna far ricorso alla Corte Costituzionale e che l’ultima Tule e sperare di non incappare in un giudice che non ne veda la fondatezza (situazione che dovrà ripetersi ricorso dopo ricorso, oltre ai costi economici) la logica per Attuare La Costituzione è ricorrere una sola volta e per la madre di tutti i ricorsi: ovvero chiedere l’incostituzionalità del cit. art. 23 in quanto viola l’art.3 comma 1 della Costituzione “tutti sono eguali” anche a ricorrere motivatamente per chiedere il rimedio, e a farlo intendere al giudice c’è anche quanto afferma Azzariti.
    Le conseguenze sono imponderabili ma enormemente benefiche per Attuare la Costituzione.
    Dialettica significa circolazione del sapere, delle proposte e delle azioni.
    Altrimenti la mera elencazione delle svendite e della predazione delle ricchezze italiane è senza sbocco perché si rivolge a un governo che questo fa e persegue, e ne amplifica l’azione secondo il principio che nel bene o nel male se ne parli, purché se ne parli.

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