No ai paradisi fiscali all'interno dell'UE, primo passo per una nuova Europa

No ai paradisi fiscali all'interno dell'UE, primo passo per una nuova Europa

Scampato il pericolo della procedura d’infrazione si pone adesso il problema di ricostituire in Europa le condizioni di parità fra gli Stati troppo spesso violate in sede di Consiglio di ministri.

Confortevole è la nomina di Sassoli a Presidente del Parlamento europeo, il quale ha dichiarato che vigilerà sul Consiglio europeo affinché prevalgano gli interessi di tutti i popoli dell’unione e non solo quelli degli Stati economicamente più forti.

È una presa di posizione che vuole contrastare il predominio dei paesi forti in sede di nomine alla Commissione e alla BCE (patto Franco-Tedesco) e fanno sperare in una ripesa dei principi fondanti dell’Europa federale.

A Sassoli ha fatto eco il presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli il quale, come si è ricordato ieri, ha preso di mira l’Europa dei paradisi fiscali, indicando nell’Inghilterra, nell’Olanda, nel Lussemburgo e nell’Irlanda gli Stati responsabili di praticare generosi sconti fiscali allo scopo di attirare le multinazionali nel proprio paese, danneggiando così enormemente l’Italia.

Dopo anni d’inerzia dei nostri rappresentanti nel Parlamento europeo, i quali sono stati addirittura capaci di votare, contro gli interessi italiani, provvedimenti come il bail-in e la direttiva bolkestein, c’è da sperare che ora i nostri parlamentari europei si comportino in modo di assicurare la parità degli interessi italiani con quelli degli altri Stati membri, nella cornice di un generale interesse europeo.

Si ricordi che l’Italia attira investimenti esteri per il 19% del Pil, mentre il Lussemburgo ne attira il 5.760%, l’Olanda il 535% e l’Irlanda il 311%.

D’altro canto l’Italia anziché difendersi con le nazionalizzazioni delle fonti di ricchezza nazionale, svende le sue industrie strategiche tra le quali la Fiat e la Magneti Marelli, le quali versano le tasse per un altissimi importo a Sua Maestà britannica.

In particolare è da sottolineare che la Fiat FCA, nel 2018, ha ottenuto un dividendo di un miliardo di euro e la svendita della Magneti Marelli ha prodotto un extra-dividendo di due miliardi, somme che avrebbero fruttato al fisco italiano più di 700 milioni di tasse.

È evidente che spetta al governo italiano mettere in campo una politica che faccia fruttare nell’interesse del popolo i proventi delle industrie strategiche, dei servizi pubblici essenziali e delle fonti di energia, come prevede l’articolo 43 della Costituzione e si schieri in sede europea affianco del nostro Presidente Sassoli e non dalla parte del consiglio europeo, dominato dagli interessi dell’asse Franco-Tedesco.

È arrivato il momento che sorga in Italia una forza politica trasversale che segua i principi espressi da Rustichelli e Sassoli in conformità con quanto andiamo ripetendo da anni: no alle privatizzazioni, no alle delocalizzazioni, no alle svendite. Si alle nazionalizzazioni e al recupero delle fonti di ricchezza nazionale indebitamente cedute ai privati e alle multinazionali.

Professor Paolo Maddalena.

Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

 

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One Response

  1. Non occorre essere dei geni della finanza per capire che l’errore fondamentale fatto dai Padri Fondatori della UE sia stato quello di fare una moneta unica prima di aver unificato certe regole: Cod. Penale, Cod civile e regole amministrative ed economiche ( IVA, tasse , ecc).

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