Il mutamento climatico arriva a un punto di non ritorno, mentre sul piano globale domina l’arroganza della speculazione economica e finanziaria

Il mutamento climatico arriva a un punto di non ritorno, mentre sul piano globale domina l’arroganza della speculazione economica e finanziaria

La stampa odierna pone in risalto innanzitutto che il professor Antonello Pasini, primo ricercatore Cnr e docente di Fisica del Clima presso l’Università degli Studi Roma Tre, ha dichiarato che l’innalzamento della temperatura globale sta subendo una forte accelerazione, dimostrata dall’eccezionale calura di questi giorni, mai accaduta prima in Italia e in Europa, dall’innalzamento dell’acqua del mare, dallo scioglimento di tutti i ghiacciai e in particolare di quelli delle zone polari, cui è da aggiungere, come avvertono altre fonti, la diffusione di nuove malattie, come una forma di vaiolo, detto delle scimmie, mai diagnosticato in Italia, e accertato per la prima volta a Roma, a carico di un ragazzo che proveniva dalle Canarie.

Il Professor Pasini ha precisato che anche se si cessasse di emettere altro CO2, occorrerebbero almeno 20 anni per far diminuire quello esistente, di qui la necessità improrogabile di non immettere altri gas di questo tipo nell’atmosfera. Ma i nostri governanti hanno la mente impegnata sulla questione della guerra in Ucraina e il problema dell’aumento del gas viene da noi superato temporaneamente con il ritorno del carbone, fonte primaria di produzione di CO2.

Sembra che il mondo viaggi spedito verso la sua autodistruzione, succube dell’arroganza e dell’egoismo dei governanti, che hanno acceso e incrementano ora la guerra in Ucraina, dove appare prossima la conquista di Mariupol da parte dei russi, i quali peraltro continuano a bombardare l’intero territorio di questo Paese.

Alla base di tutto, come più volte ho detto, c’è l’invadenza del sistema economico predatorio neoliberista, che esalta l’egoismo e distrugge la solidarietà, e fa in modo che, in casi estremi, si abbandoni la civiltà per impadronirsi dei beni altrui mediante la forza della guerra.

Intanto in Europa l’effetto negativo di questo sistema colpisce direttamente l’Italia, la quale deve subire l’imposizione dell’Europa, che stabilisce il tetto del prezzo del gas sulla base di quanto indica il mercato interno dell’energia indicato da una società che ha sede in Olanda, mentre a Spagna e Portogallo è stata concessa un’eccezione da questo obbligo.

Un’altra imposizione dannosa per noi è il ricatto che l’Europa ci impone per concederci la prima quota del PNRR, quello che compare nell’articolo 6 del decreto concorrenza, che prevede la privatizzazione (e quindi il trasferimento di fonti di ricchezza e di profitti dal Popolo a singoli speculatori italiani o stranieri) dei servizi pubblici essenziali e persino dell’acqua.

Un obbligo che Draghi in Parlamento fa apparire come doveroso, in quanto non lo sfiora neppure l’idea che si tratta di un’imposizione che ci fa perdere fonti di produzione di ricchezza e profitti.

Insomma, stando alla politica di Draghi, il risultato è che la ricchezza e i profitti devono essere stranieri e all’Italia resta di essere il luogo dei lavoratori precari o disoccupati, mentre quanto appartiene alla proprietà pubblica demaniale del Popolo, secondo la Costituzione, deve essere svenduto agli speculatori soprattutto stranieri.

Pertanto non mi resta, come al solito e con sempre maggiore tristezza, di invocare l’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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Per attuare il discorso di Mattarella si devono bloccare le privatizzazioni del bene comune

Per attuare il discorso di Mattarella si devono bloccare le privatizzazioni del bene comune

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha giurato ieri in Parlamento sulla Costituzione della Repubblica italiana, in una atmosfera solenne e gioiosa nello stesso tempo, con un discorso ineccepibile per i temi trattati, spesso interrotto da fragorosi applausi, mentre suonavano le campane del torrino e sfrecciavano nel cielo le frecce tricolore.

Nonostante le bellissime e condivisibilissime parole espresse da Mattarella, il quale, tra l’altro, ha posto in evidenza la intollerabile pressione sull’azione politica italiana dei poteri economici sovranazionali, il concetto fondamentale che è rimasto inespresso e oscuro è che la causa prima delle morti bianche sul lavoro, della disoccupazione, specie quella giovanile e femminile, dell’avanzante miseria generale, del costante innalzamento del debito pubblico, e così via dicendo, è la politica delle privatizzazioni, delocalizzazioni e svendite, sostenute da Draghi il 2 giugno 1992 sul panfilo Britannia, e seguite da tutti i governi che si sono succeduti dal 1981 in poi, rafforzandosi poi in modo eclatante con l’attuale governo presieduto da Mario Draghi, il quale, avendo chiesto tra l’altro al Parlamento l’approvazione dell’articolo 6 del Ddl Concorrenza, rischia di spogliare il Popolo di tutti i beni che a lui appartengono a titolo di proprietà collettiva demaniale per farli passare, indebitamente, nelle mani degli speculatori e della finanza.

A mio avviso deve essere ribadito con forza che, soprattutto in questo periodo storico, deve essere tenuta in seria considerazione la distinzione fra beni in commercio e beni fuori commercio, costituenti il demanio costituzionale, evitando che i beni di prima necessità come l’acqua, le fonti di energia, i servizi pubblici essenziali, nonché il paesaggio e i beni artistici e storici, siano posti sul mercato e acquistati a prezzi stracciati anche da stranieri.

Impressiona il fatto che Cristine Lagarde, essendo convinta assertrice che tutto deve essere posto sul mercato, si appresta a smettere l’acquisto di titoli pubblici da parte della BCE e sia pronta ad aumentare i tassi d’interesse e, in pratica, il costo del denaro, spingendoci di nuovo verso gli sperimentati danni che ineluttabilmente produce l’austerità, prima nemica dello sviluppo economico.

Ciò dimostra quanto importante sia tenere fuori dalla rincorsa mercantile al profitto i beni come quelli poco sopra accennati, per i quali deve essere escluso il fine del profitto e deve essere considerato preminente il fine di tutelare la vita dell’uomo e della natura, ponendo al primo posto la tutela della persona umana e del Popolo nel suo complesso.

Se il governo tenesse presente questo dato, abilmente nascosto dai politici e dai media che sono nelle mani di potentati economici, allora si aprirebbe la strada alla reale attuazione della Costituzione e si passerebbe dalle solenni proclamazioni del Presidente della Repubblica alla concreta costituzione di uno scudo contro la perdurante e totalizzante invasione dei mercati speculativi.

È per questo che come sempre invito tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2 ,3 ,4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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