La situazione climatica è alla deriva e altrettanto deve dirsi di quella economica. Ma il governo resta inerte

La situazione climatica è alla deriva e altrettanto deve dirsi di quella economica. Ma il governo resta inerte

Nelle odierne notizie giornalistiche appare evidente che le grandi tragiche notizie riguardanti l’Italia non sono messe nel dovuto risalto, mentre si discute di fatti minori, come le manifestazioni di piazza dei novax, i pettegolezzi su Travaglio, i reportage sulle Olimpiadi, scompaiono notizie di enorme gravità sul piano ecologico, sul piano ambientale, sul piano dei licenziamenti e sul piano economico. Problemi assai grandi che segnano purtroppo la prossima fine dello Stato italiano.

Sul piano ecologico globale c’è stata una grandinata, sulla autostrada A1 tra Parma e Piacenza, con chicchi (si fa per dire) di grandine grandi come un pallone da calcio, che hanno sfondato i parabrezza delle macchine e hanno creato lo scompiglio inimmaginabile del traffico.

Questo dimostra che per la lotta contro il cambiamento climatico ancora non si è fatto nulla e che la natura continua ad avvertirci, trasformando i suoi benefici servizi ambientali in vere e proprie armi da guerra contro la vita del pianeta.

Intanto mezza Sardegna brucia, travolgendo nell’incendio ulivi secolari, macchia mediterranea e animali di ogni genere. E la protezione civile ha dovuto chiedere aiuto a Francia e Grecia, perché i canadair affidati ai vigili del fuoco sono risultati del tutto insufficienti.

Insulsa, in questa occasione, si è dimostrata la eliminazione del corpo forestale dello Stato, voluta, insieme con altre centinaia di operazione di impoverimento dell’Italia, dall’illustre senatore Matteo Renzi.

Sul piano economico-industriale si registra che i Paesi forti dell’Europa, e cioè Francia e Germania, si oppongono fortemente, secondo gli schemi concorrenziali a loro tanto cari, contro la partecipazione dell’Italia alla gara per la costruzione di motori militari per i droni .

Osservo, innanzitutto, che la concorrenza non può essere interpretata a livello universale e che l’errore dei Trattati europei sta proprio nel porla come principio irrinunciabile di qualsiasi attività economica.

Voglio dire che, se si tratta di difesa militare, devono essere chiamati a raccolta tutti gli Stati europei e formare un’unica grande industria necessaria per rendere efficiente la produzione di oggetti di difesa militare.

Invece appaiono anche in questo campo gli egoismi predatori dei Paesi più forti, che vogliono, nel caso dei droni, escludere l’Italia dal bando di concorso, perché la società italiana Avio Aero, prima nel mondo nella costruzione di questi oggetti militari, è stata acquisita dalla multinazionale americana Ge Aviation, mentre l’industria che produce questi armamenti si trova in Italia ed è gestita da italiani, che verrebbero poi licenziati, se l’Europa attingesse solo alle industrie franco-tedesche.

A questo punto si nota l’incapacità dei nostri governi che hanno favorito e favoriscono l’accaparramento delle industrie italiane da parte delle multinazionali straniere, e che al momento non agiscono utilizzando il golden power e gli altri strumenti diplomatici di cui dispongono.

Si imporrebbe, a mio avviso, il distacco immediato della nostra Avio Aero, dalla multinazionale americana e la nazionalizzazione di questa importante industria strategica, che, illecitamente, pur restando italiana nei suoi contenuti, è stata ceduta agli americani.

Altro aspetto che ci vede sconfitti in campo economico riguarda Alitalia, che dal 14 ottobre, sarà ridotta a una piccola compagnia aerea denominata ITA con 42 aerei e in totale 2000 dipendenti su gli attuali 10.100. E non sfugga che la eliminazione di Alitalia è stata voluta dalla commissaria europea alla concorrenza Margherete Vestager, che ci ha imposto condizioni illegittime, illecite e incostituzionali, facendoci perdere i redditivi slot, il grande marchio Alitalia, il lavoro a terra della compagnia, l’enorme riduzione delle rotte e così via dicendo. E appare davvero incredibile, che circa un quarto della Popolazione italiana ha riempito le piazze, dimostrando contro la cosiddetta dittatura sanitaria, senza accorgersi della appena citata grave dittatura economica, che ci toglie il lavoro, le industrie strategiche, i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e altre fonti di produzione di ricchezza, come ho ampiamente illustrato nel capitolo nove del mio libro: “la rivoluzione costituzionale. Alla riconquista della proprietà pubblica”. Edizione Diarkos, che prego vivamente di leggere.

Insomma, appare chiaro che l’Europa è contro di noi e che su questo punto potremmo, in base alla legge di Vienna sui Trattati, uscire dall’euro senza colpo ferire, per violazione dell’articolo 11 della Costituzione, essendo venute meno le condizioni, sia della parità fra gli Stati, sia del fine di istituire un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni (assicurando il mercato unico la diseguaglianza e la lite fra le Nazioni), così facendo, potremmo anche estinguere i nostri debiti riconquistando la sovranità monetaria e divenendo noi i creatori del denaro dal nulla (che è ora la BCE), come prestatori di ultima istanza.

Che Draghi, ineffabile neoliberista ed europeista, tenga presente quello che l’Europa sta facendo per noi, poiché la sua inerzia in questo settore dimostra che egli agisce per l’Europa e non per l’Italia.

Come al solito, ricordo che, quando si tratta di industrie strategiche (art.43 Cost.), la Costituzione prevale sui Trattati e invito all’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

One Response

  1. Caro grande Professore Maddalena, difensore dei diritti costituzionali, attendo che presto sorga una organizzazione
    per la difesa dei Beni Comuni del Popolo Italiano a cui poter dare la nostra adesione. Grazie

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