Utilizzo del Recovery Fund: come ricostruire l'Italia rifacendo l'Europa

Utilizzo del Recovery Fund: come ricostruire l'Italia rifacendo l'Europa

Sul piano sanitario occorre dire che, mentre l’Italia è piuttosto stabile nella misura dei contagi, altri Paesi europei, come la Spagna, la Francia e la Germania presentano dati non del tutto rassicuranti.

Drammatica è la situazione mondiale, che è certamente fuori controllo negli Stati Uniti, in Brasile, in Sud Africa, in Russia, in India. E la cosa più grave è che l’infezione continua ad espandersi ovunque a macchia d’olio.

Sul piano politico il governo ha intenzione di istituire una task force con tutti i ministeri interessati, le regioni, le province, le città metropolitane e i comuni, mentre prende piede l’idea della costituzione di due commissioni monocamerali con poteri d’indirizzo.

È evidente che il governo vuole ripartire a largo raggio su tutte le istituzione politiche la gravissima responsabilità della utilizzazione dei prestiti concessi dall’Unione europea.

Un’indicazione di carattere generale proviene da Fabio Panetta, membro del board della Bce, il quale, giustamente pone come obiettivo fondamentale il riequilibrio economico tra Nord e Sud Italia. Ma la sua voce sembra una voce clamante nel deserto.

Quello che preoccupa è che né l’Europa, né l’Italia, hanno il minimo dubbio sul fatto che la soluzione della crisi non si persegue con singoli provvedimenti scoordinati, riguardanti questo o quel problema, ma con una visione d’insieme, che ponga come obbiettivo degli interventi il principio di eguaglianza economica.

Insomma dobbiamo ricordare, come ha insegnato il premio Nobel Stiglitz, che “il sistema economico neoliberista imperante è costituito per fallire”, e che è indispensabile ricostruire un sistema economico di stampo keynesiano che distribuisca ricchezza alla base, e non al vertice, della piramide sociale, ricordando che anche Harry Ford affermò molto acutamente che era inutile costruire automobili se poi non c’erano acquirenti.

Sottolineiamo l’importanza della realizzazione di interventi che riguardino il disinquinamento ambientale dei nostri territori e la loro conseguente destinazione alla produzione agricola e in genere l’importanza di interventi che migliorino l’ambiente senza creare merci da collocare sul mercato, mettendo in moto il cosiddetto volano dell’economia che consiste nel fatto di distribuire i denari ai lavoratori, in modo che questi vadano ai negozi, i negozi alle imprese e le imprese assumano e producano.

Questa elementare norma economica è stata oscurata dagli economisti della scuola di Chicago, dove sono prevalse le assurde affermazioni di Milton Friedman, secondo le quali la ricchezza deve essere nelle mani di pochi, questi pochi devono agire in forte concorrenza e lo Stato non deve intervenire nell’economia. L’opposto esatto di quello che diceva Keynes.

La nostra tragedia economica è stata causata fondamentalmente dal fatto che la nostra scuola economica della Bocconi ha seguito l’indirizzo della scuola di Chicago, e uno dei suoi maggiori esponenti, Mario Monti, nelle sue funzioni di Presidente del Consiglio, ha stravolto completamente il nostro ordine giuridico costituzionale, dando manforte alla sostituzione del sistema economico keynesiano, voluto dalla Costituzione, con un sistema economico predatorio neoliberista che ci ha portato alla attuale rovina.

Purtroppo questa è stata l’idea anche degli attuali manovratori dell’Europa, i quali, ben lontani dal pensiero di De Gasperi, Schuman, e Adenauer, hanno fatto diventare l’Europa un’area di libero scambio nella quale hanno prevalso gli Stati più forti economicamente su quelli più deboli.

Un certo ravvedimento si è visto in Ursula Von der Leyen e nella Merkel, le quali hanno insistito sul principio comunitario, fortemente avversato da Olanda, Austria, Finlandia, Danimarca e Svezia, per cui, alla fine, si è arrivati a una soluzione di compromesso che ha certamente portato in primo piano il pensiero comunitario, ma purtroppo non è riuscita a sconvolgere l’intero radicato sistema.

Per convincersi dell’effetto micidiale che il pensiero neoliberista di Milton Friedman e di Mario Monti ha portato allo sconvolgimento economico dell’Europa e dell’Italia, basta pensare che nell’Unione europea si ammette, come perfettamente lecito, il trasferimento della sede fiscale in paradisi fiscali come Olanda, Lussemburgo, Belgio, Irlanda, Cipro e Malta.

È evidente che ammettere nell’ambito dell’Unione la legittimità di un ingiustificato trasferimento di ricchezza da un Paese all’altro, sconvolge il presupposto unitario dell’Unione medesima.

Il problema del cambio delle sedi fiscali è stato risolto, in modo teorico, e nient’altro a favore di una reale unione da una famosa decisione della Corte europea causa C-106/16 del 2017, cui ha fatto seguito il nostro DPR n. 917/86, il quale ha autorizzato gli utilizzatori delle nostre ricchezze (autostrade, frequenze televisive, industrie strategiche ecc.) a scegliere la sede fiscale in Paesi con oneri fiscali minimi, dissolvendo così la ricchezza dei propri paesi d’origine, togliendo lavoro agli operai e spazzando via la ricchezza del patrimonio pubblico italiano.

Solo questo fatto dimostra lo spirito anti-unitario al quale si ispira l’Europa e purtroppo anche l’Italia.

Dovremmo perciò cominciare a ricostituire una reale Unione europea che faccia pagare le tasse nel luogo in cui la merce è prodotta e non dove il peso fiscale è di minor rigore.

La nostra proposta è sempre la stessa: per utilizzare al meglio i prestiti ricevuti occorre spazzar via il sistema economico predatorio neoliberista e instaurare un sistema economico produttivo di stampo keynesiano come prevede il titolo terzo, parte prima della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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