Alcune osservazioni sulla manovra di bilancio del governo Meloni

Alcune osservazioni sulla manovra di bilancio del governo Meloni

La manovra di bilancio preventivo per il 2023, varata con disegno di legge del governo sul quale dovrà esprimersi il Parlamento, è fortemente deludente e in contrasto con le promesse elettorali di Fratelli d’Italia.

Quello che maggiormente si nota è l’assenza, in questo provvedimento, di una vera e propria manovra economica che contrasti  l’andamento negativo della situazione attuale.

Innanzitutto si tende a eliminare, ovviamente con il favore della Commissione europea, quei provvedimenti che nell’anno trascorso hanno dato una spinta alla ripresa economica, e precisamente l’eco-bonus del 110% , che ha dato lavoro a molti disoccupati, mettendo in circolazione denaro, e la eliminazione, a decorrere dal primo giugno 2023, del reddito di cittadinanza.

Questo provvedimento è fortemente lesivo degli interessi dei lavoratori sia perché  ha eliminato uno scudo contro la povertà assoluta (ha salvato da quest’ultima un milione di persone), sia perché ha diminuito una fonte di circolazione della moneta.

È possibile supporre che una manovra di tal genere sia stata voluta dalle stesse imprese, perché il reddito di cittadinanza ha costituito in pratica una soglia minima di retribuzione da parte dei datori di lavoro, altrimenti il lavoratore preferisce detto reddito all’eventuale offerta di un salario minimo.

Assurda a tal proposito appare la distinzione tra inabili al lavoro, ai quali si corrisponderebbe una sorta di sussidio, e lavoratori occupabili, cioè persone che, anziché ricevere il reddito di cittadinanza, sarebbero avviate al lavoro.

Sennonché questa operazione non tiene conto del fatto elementare che è proprio il lavoro che manca, perché, essendosi instaurato un sistema economico predatorio neoliberista, secondo il quale il lavoro è pura merce, consistente in un costo per le imprese da ridurre al massimo possibile, le relative offerte di lavoro sono diventate inaccettabili.

D’altronde è da ricordare che l’articolo 36 della Costituzione sancisce, come diritto fondamentale, una retribuzione del lavoro commisurata alla quantità e alla qualità del lavoro prestato, che consenta al lavoratore e alla sua famiglia una vita libera e dignitosa.

Un compenso cioè che non può essere rimesso alle valutazioni al ribasso da parte degli imprenditori e che è stato possibile realizzare, fino all’assassinio di Aldo Moro, attraverso l’intervento dello Stato nell’economia.

Intervento dello Stato che è stato cancellato con leggi incostituzionali che hanno svenduto le fonti di produzione pubblica di ricchezza nazionale al miglior offerente, italiano o straniero che fosse.

Una vera manovra avrebbe dovuto invece predisporre gli strumenti per la nazionalizzazione delle fonti di produzione più valide e cioè dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia e delle situazioni di monopolio (art. 43 Cost.) svendute con leggi del tutto incostituzionali.

Molto negativa è anche la cosiddetta tregua fiscale, la quale contraddice il dovere di ogni cittadino di pagare le tasse in base all’articolo 53 della Costituzione. E in proposito è da sottolineare che, in virtù di questo articolo, il governo avrebbe potuto imporre alle imprese di riportare in Italia le sedi legali che hanno domiciliato all’estro.

La manovra prevede poi una serie di piccoli provvedimenti distribuiti a pioggia, a favore di vari soggetti, al fine evidente di guadagnare consensi.

Non si può non osservare che una manovra di bilancio, nella situazione deficitaria nella quale ci troviamo, avrebbe dovuto dar peso allo sviluppo economico pubblico e privato, partendo da un aumento dei salari e non puntando sull’iniziativa di singole imprese, le quali in realtà non investono più in attività produttive, ma in prodotti finanziari.

Insomma la insufficienza di questa manovra deriva dalla mancata applicazione del dinamismo produttivo imposto dalla nostra Costituzione, che resta l’unica guida per un’attività di governo che appare smarrita e senza traguardi risolutivi. 

Come iscriversi all'associazione "Attuare la Costituzione" del Presidente Maddalena

Nelle incertezze di una guerra che ha coinvolto l’intera Europa, enormi sono i danni all’economia italiana

Nelle incertezze di una guerra che ha coinvolto l’intera Europa, enormi sono i danni all’economia italiana

La caduta di un missile russo sul territorio polacco, che ha purtroppo ucciso due uomini, ha tenuto con il fiato sospeso il mondo intero. Poiché, in base all’articolo 5 del Trattato della Nato, un atto di aggressione contro uno dei Paesi aderenti, implica l’immediata reazione bellica da parte di tutti gli altri Paesi.

Zelensky ha sostenuto che si trattava di un missile lanciato dalla Russia, ma una commissione costituita da polacchi, statunitensi e uomini della Nato, dopo un’accurata perizia, ha accertato che il missile era stato lanciato dall’Ucraina.

Zelensky è tornato sull’argomento e ha ribadito che si è trattato di un’azione bellica della Russia, invocando ancora l’intervento della Nato. 

Come al solito, nello scontro propagandistico di due parti avverse, è difficile conoscere la realtà. Ma quanto accaduto conferma che Zelensky, ignorando le conseguenze mondiali che ciò comporta, fa di tutto per trascinare la Nato nella guerra.

Altro argomento è stata la conclusione del G20, la quale però si è limitata a condividere la necessità di aiutare l’Ucraina come Paese aggredito dalla Russia.

Il nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha esaltato il suo incontro con Biden, per ribadire la nostra adesione alla politica estera statunitense, e con il Presidente cinese Xi Jinping, con il quale ha parlato di rapporti commerciali e di tutela dei diritti umani.

Per quanto riguarda le questioni interne al nostro Paese è da segnalare che il Tar Lazio ha dichiarato inammissibili i ricorsi delle imprese energetiche sulla tassazione degli extra-profitti, non per sottolineare l’incongruenza della norma molto mal scritta da parte del ministero dell’economia e delle finanze (tant’è vero che l’ENI, anziché pagare un’imposta di 1,4 miliardi calcolata sull’utile, ha versato solo 70 milioni, come imponeva la norma appena citata, calcolati sull’incremento dell’Iva), ma per affermare la propria incompetenza in materia.

Collegato all’aumento del prezzo del gas è anche l’aumento speculativo della produzione di energia alternativa, contro il quale il governo Draghi aveva sancito, con il Decreto legge Sostegni Ter, un tetto al prezzo di vendita limitatamente alle imprese che avevano ricevuto incentivi.

Viceversa Spagna e Germania hanno giustamente posto tale tetto per tutte le imprese che producono energia pulita, e su questa linea sembra voglia muoversi l’attuale governo, come ha precisato il Vice Ministro dell’economia e della finanza Maurizio Leo.

Quanto alla vexata questio dell’Alitalia (ITA), che durante la propagande elettorale la Meloni voleva nazionalizzare, c’è da dire che il nuovo Presidente del consiglio di amministrazione Antonio Turicchi, subentrato ad Altavilla, ha ripreso le trattative per la definitiva privatizzazione a favore delle compagnie estere interessate all’acquisto.

È assurdo che un settore come quello del trasporto aereo, che, ai sensi dell’articolo 43 della Costituzione, costituisce una fonte di produzione inalienabile, sia stato posto sul mercato per essere venduto a compagnie straniere, togliendo all’Italia lauti profitti e gettando sul lastrico migliaia di dipendenti, che avevano costruito la fama della nostra nobile compagnia di bandiera.

È questo il risultato dei governi neoliberisti, che pongono tutto sul mercato e ignorano, o fingono di ignorare, la nostra Costituzione e specialmente gli articoli 41, 42 e 43 della stessa.

Come iscriversi all'associazione "Attuare la Costituzione" del Presidente Maddalena

A causa della menzognera legge elettorale l’Italia sarà governata da una minoranza

A causa della menzognera legge elettorale l’Italia sarà governata da una minoranza

La vittoria della destra è frutto di un marchingegno della legge elettorale Rosatellum. La destra non ha superato il 51% dei voti come la logica richiederebbe, e ricordo che a suo tempo l’attribuzione di un premio a chi avesse superato il 51% dei voti fu dichiarato legge truffa.

Ora nella confusione determinata dal menzognero pensiero neoliberista che travolge i dati reali e confonde le idee ai cittadini, una minoranza, per l’appunto il 44% dei votanti dei partiti di centro-destra, schiaccia completamente la maggioranza degli aventi diritto al voto.

Si pensi che il partito Noi Moderati, in coalizione con il centro-destra, ha ottenuto lo 0,6% dei voti e porta in Parlamento 7 deputati e 2 senatori, mentre Unione Popolare, che ha avuto l’1,4%, non ottiene nessun seggio Parlamentare. 

Insomma il neoliberismo, che usa la menzogna come metodo, ci porta a ragionare su cose e dati che non hanno una corrispondenza nella realtà. Ed è da considerare che il partito di maggioranza è stato quello dei non votanti: si sono infatti astenuti dal voto il 36% degli aventi diritto. E quest’ultimo è davvero un dato reale sul quale bisogna ragionare.

Parlerei pertanto di una vittoria apparente del centro-destra che tuttavia riesce a incidere sulla politica nazionale come se fosse una vittoria reale. Il che mi induce a credere che chi governerà in base a detti risultati lo farà in contrasto con ciò che vuole la maggioranza dei cittadini.

Con questa vittoria apparente si può dire che il neoliberismo ha ottenuto tutto quello che voleva, come già previsto nel programma di Francesco Cosentino, e cioè il programma della P2 di Licio Gelli, il primo atto che sarà compiuto sarà un vero e proprio attentato alla Costituzione. 

Infatti la destra di Meloni, insieme con Italia Viva di Renzi e Azione di Calenda, hanno già detto che vorranno istituire il presidenzialismo, e cioè una forma di governo che viola i principi fondamentali della parte prima della Costituzione, tranciando i diritti fondamentali delle masse popolari.

Disarmante è anche la dichiarazione della Meloni, la quale ha comunicato a Zelensky il nostro aiuto per la guerra in atto, mentre la maggioranza degli italiani è contro la guerra, e inoltre ha addirittura chiesto a Draghi una stretta collaborazione per la stesura della legge di bilancio, accennando anche alla possibilità di confermare a Daniele Franco il posto di Ministro dell’Economia. E tutto questo contro la volontà degli aventi diritto al voto, i quali, in pratica, hanno, con il loro voto,  disapprovato la politica di Draghi.

Ultimo dato è che la Meloni ha assicurato l’Europa della nostra piena condiscendenza, dimenticando che questa Europa ha distrutto quasi totalmente la nostra economia attraverso le privatizzazioni e cioè il porre sul mercato il nostro demanio pubblico in modo che fosse acquistato prevalentemente dai Paesi più forti dell’Unione europea, togliendo all’Italia la possibilità di far fronte alle emergenze con fondi propri e con ulteriori indebitamenti, come avvenuto per la pandemia e per la guerra, le cui sanzioni, hanno prodotto l’aumento delle bollette del gas e dell’energia elettrica.

E Draghi è stato il primo assertore delle suddette privatizzazioni, come proclamò il 2 giugno 1992 sul panfilo Britannia ancorato a Civitavecchia, chiedendo ai rappresentanti della city londinese un forte aiuto per la realizzazione appunto della privatizzazione dei beni del nostro demanio pubblico.

E oggi sono proprio gli inglesi che offrono il loro appoggio alla Meloni per la realizzazione di queste dismissioni che ci portano alla più totale miseria.

Insomma l’intero Popolo italiano sarà governato da un governo che non esprime la volontà della maggioranza reale dei cittadini e agirà contro gli interessi dei meno abbienti, come già dimostra la dichiarazione della Meloni relativa all’abolizione del reddito di cittadinanza e alla volontà di mantenere in ordine i nostri conti pubblici, che non sono più alimentati da entrate extra-tributarie a causa delle dette privatizzazioni, ma solo da entrate tributarie, che maggiormente graveranno sulle spalle dei contribuenti.

In questo quadro quello che emerge è un Popolo che non ha voce in Parlamento, sia perché si è astenuto dal voto, non conoscendo partiti che lo difendessero, sia perché una legge incostituzionale e menzognera ha fatto apparire come reale una situazione puramente avulsa dalla realtà.

Resta solo la speranza che la nuova sinistra reale, emergente con Unione Popolare, la quale, se ci fosse stato un sistema elettorale non menzognero, avrebbe già portato in Parlamento una decina di rappresentanti, prosegua il suo cammino e trovi in coloro che si astengono il maggiore e più solido sostegno.

Paolo Maddalena 

Come iscriversi all'associazione del Presidente Maddalena

Gorbaciov, il mercato unico globale e le privatizzazioni della proprietà pubblica demaniale del Popolo

Gorbaciov, il mercato unico globale e le privatizzazioni della proprietà pubblica demaniale del Popolo

La stampa odierna dedica molto spazio alla scomparsa di Gorbaciov, il quale reagì contro lo stato di miseria che si era determinato in Russia, a causa della corsa agli armamenti, aprendo, con una visione pacifista, sul piano internazionale e con la distribuzione di alcuni  beni statali ai privati sul piano interno. Le buone intenzioni di Gorbaciov non si realizzarono perché Eltsin, che lo sostituì, concesse l’intera ricchezza nazionale ai più furbi, che si accaparrano bene di tutti, nel proprio personale interesse, diventando i cosiddetti oligarchi.

La situazione poi migliorò con l’azione di Putin che riportò nella proprietà statale soprattutto le fonti di energia, tra le quali ha primeggiato l’estrazione e la distribuzione del gas, che è diventato un elemento centrale della ricchezza nazionale russa, attraverso le esportazioni nei Paesi europei.

Questi avvenimenti, unitamente alla caduta del muro di Berlino, hanno portato al reale disfacimento dell’Unione delle repubbliche sovietiche (URSS) e ha aperto la strada, specialmente in Europa, ai fautori del neoliberismo, il cui obiettivo è la cessione dei beni in proprietà pubblica demaniale del Popolo ai privati, nell’illusorio convincimento che sappiano gestire meglio le risorse nazionali.

Primo attore di questa rivolta economica , che uccideva il sistema economico produttivo di stampo keynesiano, secondo il quale la ricchezza deve andare alla base della piramide sociale e il lavoro ha una funzione costruttiva dello Stato-Comunità, per sostituirlo con il sistema predatorio neoliberista, che toglie la ricchezza al popolo per donarla ai ricchi e considera il lavoro un peso per l’imprenditore, fu Mario Draghi, il quale, il 2 giugno 1992, proclamò il suo intento sul panfilo Britannia, ancorato a Civitavecchia, con 100 delegati della City londinesi, chiedendo ai presenti un forte aiuto politico.

Le sue idee erano già state in parte realizzate dal governo Ciampi-Amato, che avevano privatizzato e svenduto tutte le banche pubbliche italiane, e furono alla base della prima grande privatizzazione (che consisté nel porre sul mercato beni demaniali fuori mercato) dei nostri mezzi di produzione di ricchezza nazionale da parte di Giuliano Amato, il quale, con legge numero 333 del 1992, privatizzò l’INA (le assicurazioni, soprattutto sulla vita, molto fruttuose), l’Enel (energia elettrica), l’Eni (gas, petrolio, benzina ecc.) e l’IRI con oltre 1000 industrie e 600 mila dipendenti che furono gettati sul lastrico.

Alla svendita di questi beni provvide soprattutto Prodi, ma anche i governanti che si sono succeduti da quell’epoca fino a oggi. Si ricordi, che ancora oggi Draghi prosegue su questa via, come dimostra il Disegno di legge sulla concorrenza, che vuole porre a gara europea i servizi di taxi e di balneazione, nonché privatizzare tutti i servizi pubblici locali, compresa la gestione dell’acqua.

Il tutto è stato frutto di detta grande idiozia che ha impoverito il Popolo italiano con la dissoluzione del suo principale mezzo di sostentamento, costituito dal demanio pubblico, il quale, secondo la vigente Costituzione, deve comprendere anche i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche, in quanto di preminente interesse generale (art. 43 Cost.).

Non sfugga che a causa del nuovo sistema neoliberista l’Italia è stata costretta a indebitarsi fino al collo, sia per l’ordinaria amministrazione, sia per l’amministrazione straordinaria dovuta agli stati di emergenza determinati prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina.

Porto ad esempio, per dimostrare l’assurdità di questo sistema, la questione del gas, che è stato oggetto di una vorticosa speculazione, il cui effetto è stato l’aumento esponenziale del prezzo del gas e dell’energia elettrica.

Per arginare questo fenomeno lo Stato ha erogato, dall’inizio dell’anno, 50 miliardi di euro in aiuti a imprese e famiglie sulle bollette, sia del gas che dell’energia elettrica.

Tutto ciò non sarebbe avvenuto se Eni e Enel fossero rimaste integralmente nella proprietà pubblica demaniale del Popolo (si noti che il 30% delle azioni Eni è di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, cioè una S.p.A., i cui proventi vanno ai soci e non al bilancio dello Stato italiano) e cioè non fossero state privatizzate e cedute agli stranieri, i quali hanno fruito in questo periodo, a causa della speculazione, di introiti super-miliardari.

Sarebbe stato opportuno, a mio avviso, che questi denari, destinati ad alleviare l’onere del pagamento delle bollette, fossero stati investiti nell’acquisto di azioni di queste due grandi società, che ci sono sfuggite di mano a causa delle insane privatizzazioni operate dai nostri politici, nella prospettiva di riacquistare alla proprietà pubblica collettiva del Popolo queste importantissime fonti di energia, come per altro impone il citato articolo 43 della Costituzione.

A questo punto debbo osservare che la tragedia economica italiana è derivata dalla istituzione di un libero mercato, sancito dal trattato di Maastricht, che ha consentito a tutti di investire i propri capitali ovunque volessero e che soltanto l’accrescimento della proprietà pubblica demaniale del Popolo, che è inalienabile, inusucapibile, imprescrittibile e incomprimibile è in grado di mantenere nel nostro Paese.

Di Paolo Maddalena

Come iscriversi all'associazione del Presidente Maddalena

Il crollo dell’economia neocapitalista distrugge definitivamente l’economia italiana

Il crollo dell’economia neocapitalista distrugge definitivamente l’economia italiana

«La libertà di una democrazia non è al sicuro se il popolo tollera la crescita del potere privato al punto che esso diventa più forte dello stesso Stato democratico. Questa è l’essenza del fascismo: proprietà del governo da parte di un individuo, di un gruppo o di un qualsiasi potere privato».  Così diceva al Congresso Americano, nel 1938, Franklin Delano Roosevelt.

Ora che il potere di orientare i mercati è nelle mani di gruppi finanziari ed economici privati, questa triste previsione si è avverata, e l’azione della Lagarde, Presidente della BCE, che aumenta i tassi d’interesse e blocca l’acquisto da parte della Banca Centrale europea dei titoli di Stato per combattere l’inflazione, stritola completamente l’economia italiana.

I nostri governanti, che hanno seguito il neoliberismo, trasformando il sistema economico keynesiano in un sistema economico predatorio neoliberista ci hanno portati nella rovina.

E questa rovina è stata aumentata dal nostro ingresso nell’euro, che fu fortemente combattuto dal governatore Baffi e dai politici Aldo Moro e Enrico Berlinguer, e riuscì ad affermarsi per merito, si fa per dire, soprattutto di Carlo Azeglio Ciampi, Mario Draghi e Giuliano Amato.

L’euro doveva costituire un ombrello contro l’inflazione italiana, ma ora rovescia sull’Italia l’inflazione dell’intera Europa. 

Purtroppo abbiamo perso, con le privatizzazioni, quasi tutte le nostre fonti di produzione di ricchezza nazionale. Fatto gravissimo, perseguito inesorabilmente da tutti i governanti succedutisi dopo l’assassinio di Aldo Moro.

Per giunta ora ci troviamo a sopportare, con un debito stratosferico, la nuova inflazione dovuta alle manovre speculative dei gestori dell’energia, petrolifere e del gas (il prezzo di quest’ultimo è stato aumentato prima che scoppiasse la guerra il 24 febbraio con l’aggressione della Russia all’Ucraina), riempendo indebitamente le tasche dei produttori di energia, tra i quali l’Eni, che è stata trasformata in una S.p.A. e i cui benefici restano nei relativi bilanci e non giovano minimamente al bilancio dello Stato.

Ci troviamo in una vera e propria economia di guerra, aggravata dal fatto che i nostri interessi non sono affatto tutelati dalla politica economica europea, la quale, con a capo Cristhine Lagarde, non considera che i Trattati impongono un trattamento egualitario per tutti gli Stati membri, nel quadro di coesione economica e sociale, e, senza battere ciglio, colpisce atrocemente la nostra economia, imponendo una politica anti-inflazionistica, che giova agli Stati membri economicamente più forti e impedisce lo sviluppo economico dell’Italia, mentre già siamo in recessione.

La soluzione ragionevole è solo quella di tornare a una totale autarchia per non farci derubare di quel poco che abbiamo, impegnando tutte le risorse umane e naturali, e soprattutto la messa a cultura di migliaia di terreni abbandonati per sopperire quanto meno alle prime necessità di cui ha bisogno la Nazione.

Dovremmo inoltre ricollocare fuori mercato l’intero patrimonio che era in proprietà pubblica demaniale e illegittimamente è stato donato a privati.

Si tratta  specialmente dei servizi pubblici essenziali (ITA Airways, FS, ecc.), delle fonti di energia (in primis l’acqua, il gas e l’elettricità), delle situazioni di monopolio (le autostrade) e delle industrie strategiche di preminente interesse generale (come impone l’articolo 43 della Costituzione).

Sia ben chiaro che soltanto gli Enti pubblici economici e le Aziende pubbliche non possono essere acquistate da privati, non sono sottoponibili a procedure fallimentari e sono l’unico baluardo di cui disponiamo per contrapporci alla furia devastatrice della speculazione internazionale.

Come affermano illustri economisti come Stiglitz e Galbrite potremmo anche emettere biglietti di Stato a corso legale in ambito nazionale, per ottenere la liquidità necessaria per il nostro sviluppo economico.

E tutto questo è sancito dagli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Come iscriversi all'associazione del Presidente Maddalena

La guerra infrange la solidarietà dei Popoli e fa rivivere l'istinto dell'uomo branco

La guerra infrange la solidarietà dei Popoli e fa rivivere l'istinto dell'uomo branco

Le notizie che giungono dall’Ucraina sono strazianti e dense di crimini contro l’umanità, e tutto fa supporre che da ambo le parti (Usa compreso) non ci siano margini di trattative, ma ci si prepara, probabilmente, a una guerra totale alla quale si sta pervenendo con una costante escalation nell’uso delle armi.

Sembra che l’istinto di sopraffazione, dettato nell’animo umano dall’istinto ineliminabile di sopravvivenza, che era stato superato dall’uomo branco divenendo uomo civile in virtù del sentimento, che pure esiste nell’animo umano, della solidarietà, facendo nascere le comunità politiche, stia riemergendo nei dirigenti della politica mondiale, il cui obiettivo, forse dettato dalla paura, è quello di distruggere la coesione e la solidarietà dei cittadini che nel loro complesso costituiscono le comunità statali.

Insomma l’idea che gli armamenti atomici avessero allontanato per sempre il ricorso alla guerra appare pienamente smentita da questo ritorno all’inciviltà, del quale il primo responsabile è stato Putin con la sua aggressione militare all’Ucraina.

Noto che la Comunità internazionale è una situazione di fatto e non di diritto, e che essa mira a trovare continuamente dei nuovi equilibri nello scontro di interessi individuali, ritenuti più o meno validi dai governanti delle nazioni.

Quello che è certo è che il Popolo di per sé non vuole la guerra e che sono i capi di Stato e di governo che la decidono, coinvolgendo con una propaganda menzognera e criminale l’opinione pubblica generale.

L’esperienza dell’invasione dell’Ucraina da parte dei russi ha fatto sorgere in molti l’idea di risolvere il problema ricorrendo all’Onu, alle organizzazioni per i diritti umani e anche alla possibilità di procedere a un nuovo processo di Norimberga, per accertare i responsabili dei crimini di guerra.

Insomma nel sistema del diritto internazionale emerge, nelle menti migliori, l’esigenza di trovare una regolamentazione giuridica a questa terribile situazione di fatto.

A mio avviso, condiviso subito dalla Gabanelli e dallo stesso Zelensky, come ho scritto lunedì scorso, è indispensabile far ricorso alla vera essenza delle democrazia che ha il suo fondamento nella solidarietà dei popoli al fine di assicurare la pace e la giustizia nel mondo.

Di conseguenza mi sento di proporre una campagna di informazione capillare per una modifica della carta dell’Onu, che elimini il diritto di veto riservato ai 5 componenti permanenti del Consiglio di sicurezza (cioè ai vincitori della seconda guerra mondiale) trasferendo il potere decisionale, da esercitarsi secondo il criterio della maggioranza, a tutti gli Stati aderenti all’organizzazione.

Mi rendo conto che è un’operazione difficile, ma mi sembra che si tratti dell’unica piccola luce nel buio pesto di questa notte piena di lacrime e sangue, sopratutto innocente.

C’è da dire che la guerra è un male assoluto che comporta anche danni gravissimi e talvolta irreparabili all’economia dei Popoli, specialmente nell’attuale momento storico nel quale, per somma disgrazia, si è affermato il pensiero unico dominante del neoliberismo, che ha fondato tutto sull’egoismo e sugli interessi individuali, nel presupposto, puramente immaginario, che tutto è regolato da una (inesistente) mano invisibile che agirebbe nel mercato generale.

A causa di questa errata ideologia la coesione dei popoli è stata infranta e i beni inalienabili e incomprimibili ad essi spettanti come proprietà pubblica demaniale sono stati privatizzati e praticamente donati a singole multinazionali e comunque alla finanza, le quali certamente non perseguono gli interessi dei popoli, ma gli interessi personali.

Esempio tipico è quello dell’azione politica che sta portando avanti il governo Draghi, il quale, da banchiere, sostiene gli interessi della finanza e delle multinazionali, impedendo l’intervento dello Stato da imprenditore nell’economia e non pensando che gli investimenti nell’interesse pubblico possano essere perseguiti soltanto dallo Stato e non da singoli privati.

Per cui, nello situazione in cui ci troviamo, anziché attuare la Costituzione, che vuole in mano pubblica i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche (art. 43 Cost.), egli inserisce nel programma del Recovery fund l’immediata privatizzazione dell’acqua del meridione, giustificandola, molto erroneamente, come l’unico mezzo per adeguare la situazione economica meridionale a quella del settentrione d’Italia.

Due obblighi morali si impongono oggi ai cittadini di buona volontà: quello di democratizzare l’assemblea dell’Onu, spostando il potere decisionale all’assemblea di tutti gli Stati aderenti, eliminando così il diritto di veto dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza, e ricostituire, in Italia, estromettendo dal governo il banchiere Draghi, il demanio costituzionale che spetta al Popolo a titolo di sovranità.

Noto in particolare che se le fonti di energia, come prevede il citato articolo 43 della Costituzione, fossero in mano pubblica e non di singole multinazionali, i grandi guadagni derivanti dall’aumento del prezzo dei prodotti energetici finirebbero nel bilancio dello Stato, evitando così che l’enorme aumento delle bollette resti esclusivamente a carico dei singoli consumatori.

Come si nota la via maestra è sempre quella di seguire gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

Come iscriversi all'associazione del Presidente Maddalena