Gorbaciov, il mercato unico globale e le privatizzazioni della proprietà pubblica demaniale del Popolo

Gorbaciov, il mercato unico globale e le privatizzazioni della proprietà pubblica demaniale del Popolo

La stampa odierna dedica molto spazio alla scomparsa di Gorbaciov, il quale reagì contro lo stato di miseria che si era determinato in Russia, a causa della corsa agli armamenti, aprendo, con una visione pacifista, sul piano internazionale e con la distribuzione di alcuni  beni statali ai privati sul piano interno. Le buone intenzioni di Gorbaciov non si realizzarono perché Eltsin, che lo sostituì, concesse l’intera ricchezza nazionale ai più furbi, che si accaparrano bene di tutti, nel proprio personale interesse, diventando i cosiddetti oligarchi.

La situazione poi migliorò con l’azione di Putin che riportò nella proprietà statale soprattutto le fonti di energia, tra le quali ha primeggiato l’estrazione e la distribuzione del gas, che è diventato un elemento centrale della ricchezza nazionale russa, attraverso le esportazioni nei Paesi europei.

Questi avvenimenti, unitamente alla caduta del muro di Berlino, hanno portato al reale disfacimento dell’Unione delle repubbliche sovietiche (URSS) e ha aperto la strada, specialmente in Europa, ai fautori del neoliberismo, il cui obiettivo è la cessione dei beni in proprietà pubblica demaniale del Popolo ai privati, nell’illusorio convincimento che sappiano gestire meglio le risorse nazionali.

Primo attore di questa rivolta economica , che uccideva il sistema economico produttivo di stampo keynesiano, secondo il quale la ricchezza deve andare alla base della piramide sociale e il lavoro ha una funzione costruttiva dello Stato-Comunità, per sostituirlo con il sistema predatorio neoliberista, che toglie la ricchezza al popolo per donarla ai ricchi e considera il lavoro un peso per l’imprenditore, fu Mario Draghi, il quale, il 2 giugno 1992, proclamò il suo intento sul panfilo Britannia, ancorato a Civitavecchia, con 100 delegati della City londinesi, chiedendo ai presenti un forte aiuto politico.

Le sue idee erano già state in parte realizzate dal governo Ciampi-Amato, che avevano privatizzato e svenduto tutte le banche pubbliche italiane, e furono alla base della prima grande privatizzazione (che consisté nel porre sul mercato beni demaniali fuori mercato) dei nostri mezzi di produzione di ricchezza nazionale da parte di Giuliano Amato, il quale, con legge numero 333 del 1992, privatizzò l’INA (le assicurazioni, soprattutto sulla vita, molto fruttuose), l’Enel (energia elettrica), l’Eni (gas, petrolio, benzina ecc.) e l’IRI con oltre 1000 industrie e 600 mila dipendenti che furono gettati sul lastrico.

Alla svendita di questi beni provvide soprattutto Prodi, ma anche i governanti che si sono succeduti da quell’epoca fino a oggi. Si ricordi, che ancora oggi Draghi prosegue su questa via, come dimostra il Disegno di legge sulla concorrenza, che vuole porre a gara europea i servizi di taxi e di balneazione, nonché privatizzare tutti i servizi pubblici locali, compresa la gestione dell’acqua.

Il tutto è stato frutto di detta grande idiozia che ha impoverito il Popolo italiano con la dissoluzione del suo principale mezzo di sostentamento, costituito dal demanio pubblico, il quale, secondo la vigente Costituzione, deve comprendere anche i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche, in quanto di preminente interesse generale (art. 43 Cost.).

Non sfugga che a causa del nuovo sistema neoliberista l’Italia è stata costretta a indebitarsi fino al collo, sia per l’ordinaria amministrazione, sia per l’amministrazione straordinaria dovuta agli stati di emergenza determinati prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina.

Porto ad esempio, per dimostrare l’assurdità di questo sistema, la questione del gas, che è stato oggetto di una vorticosa speculazione, il cui effetto è stato l’aumento esponenziale del prezzo del gas e dell’energia elettrica.

Per arginare questo fenomeno lo Stato ha erogato, dall’inizio dell’anno, 50 miliardi di euro in aiuti a imprese e famiglie sulle bollette, sia del gas che dell’energia elettrica.

Tutto ciò non sarebbe avvenuto se Eni e Enel fossero rimaste integralmente nella proprietà pubblica demaniale del Popolo (si noti che il 30% delle azioni Eni è di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, cioè una S.p.A., i cui proventi vanno ai soci e non al bilancio dello Stato italiano) e cioè non fossero state privatizzate e cedute agli stranieri, i quali hanno fruito in questo periodo, a causa della speculazione, di introiti super-miliardari.

Sarebbe stato opportuno, a mio avviso, che questi denari, destinati ad alleviare l’onere del pagamento delle bollette, fossero stati investiti nell’acquisto di azioni di queste due grandi società, che ci sono sfuggite di mano a causa delle insane privatizzazioni operate dai nostri politici, nella prospettiva di riacquistare alla proprietà pubblica collettiva del Popolo queste importantissime fonti di energia, come per altro impone il citato articolo 43 della Costituzione.

A questo punto debbo osservare che la tragedia economica italiana è derivata dalla istituzione di un libero mercato, sancito dal trattato di Maastricht, che ha consentito a tutti di investire i propri capitali ovunque volessero e che soltanto l’accrescimento della proprietà pubblica demaniale del Popolo, che è inalienabile, inusucapibile, imprescrittibile e incomprimibile è in grado di mantenere nel nostro Paese.

Di Paolo Maddalena

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Il crollo dell’economia neocapitalista distrugge definitivamente l’economia italiana

Il crollo dell’economia neocapitalista distrugge definitivamente l’economia italiana

«La libertà di una democrazia non è al sicuro se il popolo tollera la crescita del potere privato al punto che esso diventa più forte dello stesso Stato democratico. Questa è l’essenza del fascismo: proprietà del governo da parte di un individuo, di un gruppo o di un qualsiasi potere privato».  Così diceva al Congresso Americano, nel 1938, Franklin Delano Roosevelt.

Ora che il potere di orientare i mercati è nelle mani di gruppi finanziari ed economici privati, questa triste previsione si è avverata, e l’azione della Lagarde, Presidente della BCE, che aumenta i tassi d’interesse e blocca l’acquisto da parte della Banca Centrale europea dei titoli di Stato per combattere l’inflazione, stritola completamente l’economia italiana.

I nostri governanti, che hanno seguito il neoliberismo, trasformando il sistema economico keynesiano in un sistema economico predatorio neoliberista ci hanno portati nella rovina.

E questa rovina è stata aumentata dal nostro ingresso nell’euro, che fu fortemente combattuto dal governatore Baffi e dai politici Aldo Moro e Enrico Berlinguer, e riuscì ad affermarsi per merito, si fa per dire, soprattutto di Carlo Azeglio Ciampi, Mario Draghi e Giuliano Amato.

L’euro doveva costituire un ombrello contro l’inflazione italiana, ma ora rovescia sull’Italia l’inflazione dell’intera Europa. 

Purtroppo abbiamo perso, con le privatizzazioni, quasi tutte le nostre fonti di produzione di ricchezza nazionale. Fatto gravissimo, perseguito inesorabilmente da tutti i governanti succedutisi dopo l’assassinio di Aldo Moro.

Per giunta ora ci troviamo a sopportare, con un debito stratosferico, la nuova inflazione dovuta alle manovre speculative dei gestori dell’energia, petrolifere e del gas (il prezzo di quest’ultimo è stato aumentato prima che scoppiasse la guerra il 24 febbraio con l’aggressione della Russia all’Ucraina), riempendo indebitamente le tasche dei produttori di energia, tra i quali l’Eni, che è stata trasformata in una S.p.A. e i cui benefici restano nei relativi bilanci e non giovano minimamente al bilancio dello Stato.

Ci troviamo in una vera e propria economia di guerra, aggravata dal fatto che i nostri interessi non sono affatto tutelati dalla politica economica europea, la quale, con a capo Cristhine Lagarde, non considera che i Trattati impongono un trattamento egualitario per tutti gli Stati membri, nel quadro di coesione economica e sociale, e, senza battere ciglio, colpisce atrocemente la nostra economia, imponendo una politica anti-inflazionistica, che giova agli Stati membri economicamente più forti e impedisce lo sviluppo economico dell’Italia, mentre già siamo in recessione.

La soluzione ragionevole è solo quella di tornare a una totale autarchia per non farci derubare di quel poco che abbiamo, impegnando tutte le risorse umane e naturali, e soprattutto la messa a cultura di migliaia di terreni abbandonati per sopperire quanto meno alle prime necessità di cui ha bisogno la Nazione.

Dovremmo inoltre ricollocare fuori mercato l’intero patrimonio che era in proprietà pubblica demaniale e illegittimamente è stato donato a privati.

Si tratta  specialmente dei servizi pubblici essenziali (ITA Airways, FS, ecc.), delle fonti di energia (in primis l’acqua, il gas e l’elettricità), delle situazioni di monopolio (le autostrade) e delle industrie strategiche di preminente interesse generale (come impone l’articolo 43 della Costituzione).

Sia ben chiaro che soltanto gli Enti pubblici economici e le Aziende pubbliche non possono essere acquistate da privati, non sono sottoponibili a procedure fallimentari e sono l’unico baluardo di cui disponiamo per contrapporci alla furia devastatrice della speculazione internazionale.

Come affermano illustri economisti come Stiglitz e Galbrite potremmo anche emettere biglietti di Stato a corso legale in ambito nazionale, per ottenere la liquidità necessaria per il nostro sviluppo economico.

E tutto questo è sancito dagli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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La guerra infrange la solidarietà dei Popoli e fa rivivere l'istinto dell'uomo branco

La guerra infrange la solidarietà dei Popoli e fa rivivere l'istinto dell'uomo branco

Le notizie che giungono dall’Ucraina sono strazianti e dense di crimini contro l’umanità, e tutto fa supporre che da ambo le parti (Usa compreso) non ci siano margini di trattative, ma ci si prepara, probabilmente, a una guerra totale alla quale si sta pervenendo con una costante escalation nell’uso delle armi.

Sembra che l’istinto di sopraffazione, dettato nell’animo umano dall’istinto ineliminabile di sopravvivenza, che era stato superato dall’uomo branco divenendo uomo civile in virtù del sentimento, che pure esiste nell’animo umano, della solidarietà, facendo nascere le comunità politiche, stia riemergendo nei dirigenti della politica mondiale, il cui obiettivo, forse dettato dalla paura, è quello di distruggere la coesione e la solidarietà dei cittadini che nel loro complesso costituiscono le comunità statali.

Insomma l’idea che gli armamenti atomici avessero allontanato per sempre il ricorso alla guerra appare pienamente smentita da questo ritorno all’inciviltà, del quale il primo responsabile è stato Putin con la sua aggressione militare all’Ucraina.

Noto che la Comunità internazionale è una situazione di fatto e non di diritto, e che essa mira a trovare continuamente dei nuovi equilibri nello scontro di interessi individuali, ritenuti più o meno validi dai governanti delle nazioni.

Quello che è certo è che il Popolo di per sé non vuole la guerra e che sono i capi di Stato e di governo che la decidono, coinvolgendo con una propaganda menzognera e criminale l’opinione pubblica generale.

L’esperienza dell’invasione dell’Ucraina da parte dei russi ha fatto sorgere in molti l’idea di risolvere il problema ricorrendo all’Onu, alle organizzazioni per i diritti umani e anche alla possibilità di procedere a un nuovo processo di Norimberga, per accertare i responsabili dei crimini di guerra.

Insomma nel sistema del diritto internazionale emerge, nelle menti migliori, l’esigenza di trovare una regolamentazione giuridica a questa terribile situazione di fatto.

A mio avviso, condiviso subito dalla Gabanelli e dallo stesso Zelensky, come ho scritto lunedì scorso, è indispensabile far ricorso alla vera essenza delle democrazia che ha il suo fondamento nella solidarietà dei popoli al fine di assicurare la pace e la giustizia nel mondo.

Di conseguenza mi sento di proporre una campagna di informazione capillare per una modifica della carta dell’Onu, che elimini il diritto di veto riservato ai 5 componenti permanenti del Consiglio di sicurezza (cioè ai vincitori della seconda guerra mondiale) trasferendo il potere decisionale, da esercitarsi secondo il criterio della maggioranza, a tutti gli Stati aderenti all’organizzazione.

Mi rendo conto che è un’operazione difficile, ma mi sembra che si tratti dell’unica piccola luce nel buio pesto di questa notte piena di lacrime e sangue, sopratutto innocente.

C’è da dire che la guerra è un male assoluto che comporta anche danni gravissimi e talvolta irreparabili all’economia dei Popoli, specialmente nell’attuale momento storico nel quale, per somma disgrazia, si è affermato il pensiero unico dominante del neoliberismo, che ha fondato tutto sull’egoismo e sugli interessi individuali, nel presupposto, puramente immaginario, che tutto è regolato da una (inesistente) mano invisibile che agirebbe nel mercato generale.

A causa di questa errata ideologia la coesione dei popoli è stata infranta e i beni inalienabili e incomprimibili ad essi spettanti come proprietà pubblica demaniale sono stati privatizzati e praticamente donati a singole multinazionali e comunque alla finanza, le quali certamente non perseguono gli interessi dei popoli, ma gli interessi personali.

Esempio tipico è quello dell’azione politica che sta portando avanti il governo Draghi, il quale, da banchiere, sostiene gli interessi della finanza e delle multinazionali, impedendo l’intervento dello Stato da imprenditore nell’economia e non pensando che gli investimenti nell’interesse pubblico possano essere perseguiti soltanto dallo Stato e non da singoli privati.

Per cui, nello situazione in cui ci troviamo, anziché attuare la Costituzione, che vuole in mano pubblica i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche (art. 43 Cost.), egli inserisce nel programma del Recovery fund l’immediata privatizzazione dell’acqua del meridione, giustificandola, molto erroneamente, come l’unico mezzo per adeguare la situazione economica meridionale a quella del settentrione d’Italia.

Due obblighi morali si impongono oggi ai cittadini di buona volontà: quello di democratizzare l’assemblea dell’Onu, spostando il potere decisionale all’assemblea di tutti gli Stati aderenti, eliminando così il diritto di veto dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza, e ricostituire, in Italia, estromettendo dal governo il banchiere Draghi, il demanio costituzionale che spetta al Popolo a titolo di sovranità.

Noto in particolare che se le fonti di energia, come prevede il citato articolo 43 della Costituzione, fossero in mano pubblica e non di singole multinazionali, i grandi guadagni derivanti dall’aumento del prezzo dei prodotti energetici finirebbero nel bilancio dello Stato, evitando così che l’enorme aumento delle bollette resti esclusivamente a carico dei singoli consumatori.

Come si nota la via maestra è sempre quella di seguire gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Il servilismo della nostra politica ci svaluta agli occhi stessi di chi ci comanda

Il servilismo della nostra politica ci svaluta agli occhi stessi di chi ci comanda

Gran Bretagna, Germania, Francia e USA si sono incontrati in una videoconferenza senza invitare l’Italia, la quale, tra l’altro, ospita potenti forze militari USA ad Aviano e a Sigonella. È stato uno schiaffo alla nostra Nazione e soprattutto a Draghi, che ha posto in essere una politica di servilismo agli USA, senza considerare la dignità del Popolo italiano.

Peraltro è da considerare assurda la posizione che egli ha assunto in sede di governo, avendo deciso di procedere alla revisione del catasto, cioè a impoverire ancor di più il largo stuolo degli italiani, che, con enormi sacrifici, hanno investito i propri risparmi nell’abitazione, come del resto prescrive l’articolo 47 della Costituzione.

Inoltre egli insiste per la riforma fiscale, i cui effetti, date le premesse, saranno comunque contrari agli interessi del Popolo. Draghi mantiene un suo atteggiamento molto duro nei confronti della maggioranza parlamentare ed è riuscito a far approvare, in sede parlamentare, le sue proposte su detti argomenti con un solo voto di scarto, quello di Maurizio Lupi, fervido sostenitore del neoliberismo, che già ha dimostrato il suo cinismo con una norma di legge da lui voluta che non riconosce il rilascio del certificato di residenza agli occupanti abusivi, in modo di privarli di luce e di acqua.

In ogni caso è da porre in grande evidenza che chi la fa da padrone è il mercato generale, e più precisamente le potenze economiche che indirizzano le scelte di quest’ultimo.

Possiamo dire che il vero nemico del Popolo italiano è stato l’aumento dei prezzi, innanzitutto energetici,(le cui bollette sono aumentate del 130%), e poi di riflesso i costi della pesca, dell’ agricoltura, della produzione di acciaio (che per altro è affidato ancora ad un industria franco indiana la ArcelorMittal), nonché la chiusura delle aziende riguardanti il turismo e la ristorazione.

In proposito devo sottolineare che a questo aumento estremamente speculativo dei prezzi, avrebbe potuto svolgere un’azione di freno l’intervento dello Stato nell’economia, e, principalmente, dell’Eni che abbiamo inutilmente e dannosamente ceduto allo straniero, perdendo la maggioranza azionaria e, in particolare, dell’Iri con le sue duemila aziende che assicuravano un intervento a prezzi moderati in moltissimi settori dell’economia.

Questa forma di bilanciamento economico è stata travolta dalle dissennate privatizzazioni e svendite, le quali hanno messo in luce l’incapacità dei nostri imprenditori di sviluppare l’economia italiana, come dimostra il fatto che, dopo essersi impossessati di servizi pubblici essenziali, di fonti di energia e di industrie strategiche, loro venduti a prezzi stracciati, non hanno affatto pensato a una programmazione industriale e hanno utilizzato questi nostri beni come titoli di credito, svendendoli sul piano finanziario e passandoseli tra di loro di mano in mano caricandoli di debito e poi svendendoli a multinazionali e fondi stranieri.

A mio avviso il crollo totale della nostra economia è effetto della dismissione oramai quasi completata del nostro demanio costituzionale, il quale, non solo ci avrebbe consentito una sorta di autarchia in materia energetica, ma avrebbe agito, come ho detto, anche come freno agli assalti cinici, illegittimi e ingiustificati della speculazione dei mercati.

Con animo sempre più amareggiato invito tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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