Il radicato pensiero neoliberista impedisce la svolta economica che si aspettava dall'esperienza del corona virus

Il radicato pensiero neoliberista impedisce la svolta economica che si aspettava dall'esperienza del corona virus

Il contagio da corona virus ha avuto un aumento di lievi proporzioni anche in Italia. Il che fa paventare un suo probabile ritorno nel prossimo autunno.

Questa situazione di incertezza, unitamente al blocco delle attività produttive, dovute al lockdown mondiale, ha provocato ieri il crollo delle borse con una perdita di 280 miliardi di euro soltanto in Europa.

Questo dimostra che il sistema economico predatorio neoliberista, con il suo erroneo presupposto della crescita illimitata e con l’attuazione delle micidiali privatizzazioni, è un sistema sbagliato, che porta all’autodistruzione del mercato e all’impoverimento generale.

Del resto, un sistema fondato sull’egoismo e sul profitto che opera a discapito della collettività non può logicamente dare risultati diversi.

In Italia molto ingarbugliata è la situazione delle concessioni autostradali e aeroportuali, i cui concessionari pretendono dallo Stato , cioè dal Popolo italiano, che per primo ha subito i più gravi danni da questa infezione, forti risarcimenti, giuridicamente non dovuti perché provenienti da causa di forza maggiore.

Le pretese puntano sulla spartizione dei prestiti che dovrebbero arrivare dall’Europa. Una spartizione, non ancora ufficialmente deliberata, sulla quale ognuno tenta di ottenere quanto più possibile.

Ciò avviene anche in Europa dove, oltre al parere negativo sul Recovery Fund di Olanda, Austria, Danimarca e Ungheria, si sono aggiunti anche i restanti Paesi del Visegraad e cioè la Repubblica Ceca, la Slovacchia e la Polonia.

Insomma ognuno dimostra di voler ottenere più del dovuto, senza tenere conto che il criterio principe della ripartizione deve essere quello del maggior danno arrecato dall’infezione del corona virus.

Se queste sono le premesse, sembra proprio che l’Europa si avvii verso un inevitabile declino.

Ci si aspettava che il corona virus avrebbe indotto le persone a percorrere una strada di maggiore coesione e solidarietà. Verifichiamo invece che il radicale pensiero neoliberista, che ha conquistato le menti dei più, non è stato affatto scalfito nel perseguimento dei suoi fini egoistici e antisociali.

Sarebbe indispensabile una svolta radicale sul piano economico, che induca i popoli a gestire direttamente le proprie fonti di produzione di ricchezza, agendo in modo autonomo e indipendente dall’estero, e quindi facendo in modo che gli scambi internazionali non possano incidere negativamente sull’economia di ciascuna Nazione.

Come abbiamo sempre detto il keynesismo è la via da seguire, poiché esso non parte dall’idea balzano di una crescita illimitata, che è impossibile in un mondo dai confini ben definiti, ma dalla necessità inderogabile di soddisfare i bisogni e i diritti fondamentali di tutti i cittadini.

In altri termini si tratta, come sempre abbiamo detto, di nazionalizzare le fonti di produzione di ricchezza nazionale e cioè: i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e le situazioni di monopolio, evitando che la loro gestione vada in mano a inesperti faccendieri privati e a ciniche multinazionali (art. 43 Cost.).

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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One Response

  1. Caro professore,
    Penso che sarebbe meglio tener separati Keynes e socialismo.
    Ma ciò che mi preoccupa e che anche oggi non ha parlato dell’incostituzionalità di Task forces e Stati generali non previsti nella Costituzione.
    Chi deve prendere posizione se non Lei?
    Per favore mi spieghi perché.
    Giovanni Pontiggia

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