La guerra continua seguendo le sue leggi

La guerra continua seguendo le sue leggi

Le notizie sulla guerra continuano secondo il loro naturale svolgimento. La Russia sta completando la sua opera di accerchiamento e anche la città di Odessa è stata bombardata dalle navi stanziate nel Mar Nero.

Un piccolo spiraglio si apre sul piano delle trattative, perché il Presidente Zelensky ha escluso che tra le aspettative degli ucraini ci sia anche quella di far parte della Nato.

Tuttavia come contrappunto a questa dichiarazione la vice Premier Iryna Vereshchuk ha ribadito che gli ucraini non vogliono perdere nemmeno un centimetro del loro territorio, non vogliono abbandonare il Donbass e riconoscere l’annessione della Crimea alla Russia.

Intanto questa mattina si sono recati a Kiev i primi ministri di Slovenia, Polonia e Repubblica Ceca e si spera che il loro intervento possa in qualche modo facilitare le soluzioni diplomatiche.

Dal punto di vista degli effetti di questa guerra è noto che le sanzioni economiche hanno avuto la conseguenza di far aumentare i prezzi energetici fino alle stelle. Per cui danni enormi sono ricaduti sulla nostra economia.

Ciò conferma quanto ho sempre detto contro le privatizzazioni e sulla necessità di mantenere fuori del mercato, evitando che su di essi si avventino le speculazioni degli operatori finanziari, i beni necessari per la costituzione e la vita della Comunità statale, specialmente, come sancisce l’articolo 43 della Costituzione, i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche.

Non sfugge a nessuno che se i governi italiani non avessero privatizzato e svenduto l’ENI, avremmo disposto di uno strumento essenziale per il rifornimento differenziato del gas e di altre fonti energetiche, ma i nostri governi, dall’assassinio di Aldo Moro in poi (alla cui memoria ci inchiniamo nella giornata odierna, data del suo assassinio), si sono cimentati nell’agire contro il Popolo italiano e a favore delle multinazionali e delle speculazioni finanziarie, come da ultimo ha fatto Mario Draghi proprio a proposito dell’invio di armi all’Ucraina.

Egli avrebbe potuto rispondere che l’Italia non poteva aderire a una richiesta del genere perché glielo impedisce l’articolo 11 della Costituzione, secondo il quale l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, ma che tuttavia egli, atteso per un incontro con Putin, avrebbe speso tutte le sue energie per risolvere il conflitto sul piano diplomatico. Avrebbe fatto una bella figura e avrebbe dato prestigio al Popolo italiano che ora sulla scena internazionale appare timido, incerto e servo degli Stati Uniti. Ma per Draghi le multinazionali valgono molto più dei principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Nello stato di emergenza costituito dalla guerra in Ucraina emergono l'illogicità e l'estrema dannosità delle privatizzazioni

Nello stato di emergenza costituito dalla guerra in Ucraina emergono l'illogicità e l'estrema dannosità delle privatizzazioni

La stampa odierna pone in evidenza che le sanzioni economiche a carico della Russia non sono in grado di raggiungere gli effetti sperati per il fatto che la Russia continua a ricevere dall’Europa le somme dovute in riferimento alle forniture di gas tutt’ora in corso.

A questo proposito è da ricordare che l’Italia, dopo la Germania, è il maggiore importatore del gas russo per oltre il 46% del fabbisogno nazionale.

Ben diversa sarebbe stata la situazione, se nel 1992 il governo Amato non avesse privatizzato l’Eni e se nel 1995 il governo Dini non avesse provveduto alla sua vendita riservando allo Stato solo il 30%.

È da precisare che l’Eni (che era un Ente pubblico economico che agiva fuori del mercato) non solo utilizzava il gas estratto in Italia, ma aveva molti contratti di forniture in tutti i Paesi del mondo.

È ovvio che nell’attuale situazione l’Eni, se ancora fosse in proprietà pubblica dello Stato italiano, potrebbe essere libera di scegliere i partner più idonei a soddisfare le esigenze di gas del nostro Paese.

Questa libertà di scelta invece, a causa della sua svendita, è sfuggita allo Stato italiano ed è passata ai soci stranieri dell’Eni che hanno la maggioranza del capitale.

L’effetto nefasto delle privatizzazioni riguarda anche la possibilità di estrarre gas e petrolio dal sottosuolo italiano, ma anche in questo caso, violando la Costituzione, le concessioni petrolifere sono state date quasi tutte a privati e quasi tutti stranieri come Total e Shell.

Devo ancora una volta ricordare che, a termine di Costituzione, le fonti di energia fanno parte del demanio costituzionale dello Stato e non possono essere collocate sul mercato, cioè non possono essere sottoposte alle variazioni dovute alla speculazione finanziaria, perché elementi costituivi dello Stato-Comunità e indispensabili per la sua vita.

Devo ancora sottolineare che, a termine dell’articolo 42, primo comma, primo alinea: “la proprietà è pubblica e privata”, e la proprietà pubblica, come da tempo sottolineato da Massimo Severo Giannini, è proprietà collettiva demaniale e cioè inalienabile e incomprimibile, per cui i servizi energetici di cui parliamo, non solo non possono essere privatizzati e svenduti, ma non possono neppure essere dati in concessione.

Infatti le concessioni, che per altro, per quanto riguarda il gas e il petrolio italiani, sono state date dal governo Renzi a tempo indeterminato fino all’esaurimento dei pozzi, svuotano di contenuto la proprietà pubblica, la quale, a differenza della proprietà privata che dipende dal potere dominicale del singolo, non può essere compressa e diventare, per così dire, una nuda proprietà pubblica. Lo impedisce la stessa lettera dell’articolo 42 parlando di una proprietà pubblica senza limiti cioè capace di espandersi, ma non di essere compressa, come si ricava anche dalla lettura degli atti della Costituente.

Purtroppo i nostri governi hanno fortemente danneggiato il Popolo svendendo, o comprimendo la proprietà demaniale dei servizi pubblici appartenenti al Popolo, e cedendo tale proprietà a soggetti singoli, che di norma sono stati imprenditori italiani che hanno caricato detti beni di debiti per poi svenderli agli stranieri, facendo venir meno importantissime fonti di produzione di ricchezza del Popolo italiano.

Questo perverso pensiero neoliberista di voler porre tutto sul mercato, senza tener presente che il fine fondamentale della Costituzione è l’osservanza dei principi e dei diritti fondamentali, si è realizzato anche ieri allorché la Commissione finanza della Camera ha dato il via alla legge delega per la revisione del catasto, il cui articolo 6 prevede come criterio per individuare la base imponibile degli immobili il valore di mercato dell’immobile stesso, con ciò facendo arricchire gli speculatori finanziari ai danni dei cittadini, il cui diritto all’abitazione è previsto dall’articolo 47 della Costituzione stessa e da una costante giurisprudenza costituzionale.

Che tutti i cittadini sappiano che questo governo agisce contro il Popolo, seguendo le idee neoliberiste, che vogliono aumentare la ricchezza dei ricchi, in qualsiasi parte del mondo risiedano, e impoverire di più coloro che già sono in una situazione di disagio economico.

Come al solito invito tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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La diplomazia fallisce. La guerra continua.

La diplomazia fallisce. La guerra continua.

Abbiamo vissuto 77 anni di pace in un mondo globalizzato nel quale si è pensato soltanto a soddisfare bisogni individuali molto spesso sprecando inutilmente risorse ai danni dell’ambiente e del territorio.

Improvvisamente l’aggressione di Putin contro l’Ucraina ha travolto questo stato di cose, nel quale ha dominato il rilassamento anche mentale dei cittadini dell’intero occidente.

Si è trattato di un attacco improvviso che ha fatto risvegliare questo sopore e che a coloro che sono in età avanzata ha fatto immediatamente ricongiungere gli orrori della Seconda Guerra Mondiale agli orrori odierni.

Per chi lo ha vissuto, la guerra è senz’altro una tragedia immane e chi la scatena è un super criminale.

In questa situazione si distingue il piano della diplomazia e quello della realtà bellica. Sul piano diplomatico tutto il mondo occidentale è unanime nel condannare la guerra, ma gli sforzi diplomatici si scontrano con la doppiezza della politica di Putin, il quale, dopo aver assicurato a Macron (l’unico interlocutore europeo con la Russia) che sarebbero state risparmiate le vittime civili, ha invece fatto bombardare le città ucraine con bombe a grappolo che hanno ucciso migliaia di persone, bambini compresi.

Questo atteggiamento ha spinto la Germania al riarmo destinando a questo fine il 2% del Pil e ha indotto la Presidente dell’Unione europea ha comunicare che sono stati stanziati dall’Europa 500 milioni di euro per la costruzione di armi letali.

Quello che è difficile da realizzare è un esercito europeo con un comando unico, come è stato dimostrato nella Seconda Guerra mondiale quando, su insistente proposta di Jean Monet, inglesi e americani formarono un comando unico detto degli alleati.

Quello che è certo è che la guerra in Ucraina continua con grande spargimento di sangue, nel sud è caduta la città di Kherson alle 8.15 di questa mattina, mentre sono sotto assedio Odessa e Mariupol, la cui caduta consentirebbe il passaggio diretto delle truppe russe dalla Crimea all’Ucraina. Anche Kiev è sotto assedio, stretta in una morsa tra Nord, Est e Sud, alla quale hanno risposto gli ucraini con grande fierezza, disposti anche ad immolare la vita per difendere la capitale del loro Paese. Intanto da parte occidentale sono stati inviati uomini e mezzi per sostenere gli ucraini in questa terribile e tragica avventura.

La soluzione diplomatica appare dunque lontana e la volontà di Putin di andare avanti sembra irrefrenabile, anche perché, a quanto pare, la sua azione trova il consenso della maggioranza dei russi.

Lo spettro di un allargamento della guerra oltre i confini ucraini e contro i Paesi che fanno parte dell’Unione europea diventa sempre più probabile, anche perché la risposta data dall’Occidente con le sanzioni economiche, ha recato danni all’una e all’altra parte, e certamente non ha impressionato il dittatore russo.

D’altro canto la risposta di Ursula Von der Leyen, la quale ha confermato l’annessione dell’Ucraina all’Unione europea e alla Nato, ha fortemente rafforzato l’intento russo di continuare con le azioni di guerra.

A voler essere i più equanimi possibili c’è da dire che l’entrata nell’Unione europea dei Paesi del Visegraad e della Lega baltica effettivamente ha allarmato Putin, il quale si è visto nella necessità di frenare questa lenta estensione delle potenze occidentali verso est.

La situazione attuale dimostra che la tanto osannata globalizzazione mondiale si è sciolta improvvisamente come neve al sole e sono tornati a fronteggiarsi due blocchi, quello orientale sostenuto dall’imperialismo russo che schiaccia le libertà e le economie dei Paesi satelliti e quello occidentale anglo americano che lascia la libertà (rendendolo più accettabile del primo, come dimostra la migrazione verso ovest di molti ucraini), ma schiaccia l’economia dei Paesi più deboli dell’Europa.

Un quadro davvero desolante, del quale però occorre realisticamente prenderne atto. In questa situazione sembra che la proposta russa di rendere neutrale l’Ucraina e probabilmente anche altri Paesi con la Russia confinanti, non appare del tutto infondata. Infatti tra due potenze che tendono a una continua guerra economica di posizione tra l’una e l’altra, la migliore situazione da adottare sembra proprio quella alla quale poc’anzi ho fatto riferimento.

Purtroppo non credo che allo stato in cui siamo arrivati ci sia molto da sperare e a noi non resta che animare l’opinione pubblica dell’Occidente verso la pace scrivendo sulla nostra bandiera le parole dell’articolo 11 della Costituzione: “l’Italia ripudia la guerra”.

Allego una dichiarazione degli scienziati russi che si sono posti su questa linea di pace.

Sempre con maggiore dolore e tristezza invito tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Lettera aperta di studiosi, scienziati ed esponenti del giornalismo scientifico russi contro la guerra con
l’Ucraina

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Putin aggredisce e conquista l'Ucraina, il rimbalzo economico di questa azione colpisce economicamente e politicamente l'Italia

Putin aggredisce e conquista l'Ucraina, il rimbalzo economico di questa azione colpisce economicamente e politicamente l'Italia

L’aggressione premeditata, nascosta fino all’ultimo minuto, e poi effettuata di sorpresa per la conquista da varie parti dell’Ucraina da parte di Putin è un gesto esecrabile, incivile, in violazione dei diritti umani e di tutti i Trattati internazionali e soprattutto in contrasto con la nostra Costituzione che, all’articolo 11 “ripudia la guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali”.

Con grande cinismo Putin ha riversato sull’indifesa Ucraina una quantità enorme di uomini e mezzi in modo da conquistarla, compresa la capitale Kiev, in appena 30 ore.

Il disappunto internazionale è stato unanime, ma la reazione del mondo occidentale, che soffre delle limitazioni psicologiche e materiali provocate dal pensiero unico dominante del neoliberismo, è stata fiacca e dispersiva.

Si è reagito con le sanzioni economiche, delle quali Putin non ha alcun più pallido timore, anche perché nei suoi forzieri dispone di oltre 600 miliardi di dollari e comunque ha l’aiuto sicuro, da secoli scritto sulla pietra, della confinante Cina. La quale si appresta a seguire l’esempio di Putin per quanto riguarda la conquista della separatista Taiwan.

Il fatto più importante, cioè il pericolo maggiore, riguarda l’Europa, che si presenta economicamente sbrandellata, a seguito di una lotta mercantile degli Stati più forti, che hanno conquistato la ricchezza nazionale e gli stessi beni demaniali degli Stati più deboli, come Grecia e ora Italia, la quale come ultimo atto ha avuto la dannosa idea di svendere a Svizzera e Germania l’ultima piccola compagnia aerea Ita, ritirandosi definitivamente dalla fruttuosa fonte di guadagno del trasporto aereo.

Non si è capito che gli Stati uniti d’Europa dovevano essere uno Stato federale, composto da Stati di pari forza economica, e non un’area di conquista dei più ricchi ai danni dei più poveri.

L’Euro non ha risposto alle condizioni che impone l’articolo 11 della nostra Costituzione, il quale prevede che si possa consentire a limitazioni di sovranità, non per distruggere il proprio demanio costituzionale, come è avvenuto, ma per la costituzione di un ordinamento che assicuri la giustizia e la pace fra le Nazioni.

Ora l’Italia, che ha ceduto la sua ricchezza nazionale, soprattutto a Francia e Germania, non ha voce in capitolo e non ha la minima forza per poter sostenere l’indipendenza ucraina. E l’Europa è anche essa disgregata poiché i vari Stati, proprio in virtù del neoliberismo, si sono messi in concorrenza economica l’uno contro l’altro e hanno impedito che si formasse un vero Stato federale fondato sulla parità economica degli Stati, condizione essenziale per poter svolgere una reale politica internazionale a proposito della questione ucraina.

Insomma manca una politica estera comune e non esiste un esercito europeo, che si cercò di creare dopo il Trattato di Roma, ma si trattò di un’iniziativa stroncata dalla Francia.

Tutti vorremmo aiutare l’Ucraina, la quale giustamente lamenta di essere stata abbandonata, ma purtroppo essa è la prima vittima di questo balordo sistema economico predatorio neoliberista che spinge gli Stati all’egoismo e non alla collaborazione.

L’unico obiettivo che ora si può perseguire è quello di aiutare economicamente la popolazione Ucraina, tanto ingiustamente repressa dal potere dispotico di Putin, e accogliere le altre migliaia di profughi che da quel Paese arriveranno negli Stati europei.

È una conclusione molto triste, che deriva, come detto, dall’affermazione del sistema economico egoistico neoliberista.

Ben diverso sarebbe potuto essere l’atteggiamento italiano, se avessimo conservato il nostro patrimonio pubblico, al cui posto ci sono ora soltanto miliardi di debiti pubblici, essendo stata distribuita la nostra ricchezza a singoli soggetti, che l’hanno usata per fini personali, caricandola di debiti e poi svendendola agli stranieri (come ad esempio è avvenuto per la Telecom che prima è passata in mano spagnola, poi in mano francese e ora è nel mirino di fondi internazionali statunitensi come Kkr).

Certamente gli Stati uniti d’Europa non potevano nascere dalla dissoluzione degli Stati più deboli. Ed ora quello che manca, come ho detto, sono proprio gli Stati Uniti d’Europa, i quali, Italia in testa, subiranno i terribili effetti dei rimbalzi economici provocati da questa ingiusta guerra, che appare inarrestabile perché sostenuta dalla volontà priva di coscienza di un vero dittatore.

Ciò nonostante e sempre con maggiore sofferenza, invito tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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Con le privatizzazioni si è perso il patrimonio pubblico indispensabile nelle situazioni di emergenza

Con le privatizzazioni si è perso il patrimonio pubblico indispensabile nelle situazioni di emergenza

Ho sempre posto in evidenza che l’aggregazione dei singoli in una Comunità statale implica necessariamente la formazione di un patrimonio pubblico che sia posto in sicurezza, riservando allo Stato la sua proprietà e la sua gestione, in modo da poter far fronte a esigenze che riguardano tutti e quindi non possono essere rimesse alle decisioni di singoli, ma dello Stato nella sua interezza.

La prima conferma di quanto ho detto si è avuta nella grave situazione determinata dalla pandemia di coronavirus. In questo caso certamente non sono stati i cliniche private a curare le migliaia di persone infette, ma quel poco della sanità pubblica, con gli eroici comportamenti del personale medico pubblico, che si era salvata dalla privatizzazione.

Ora il problema riguarda l’aumento dei prezzi energetici e, specialmente, quello del gas, a causa della gravissime tensioni fra Russia e Stati Uniti per la situazione geopolitica che si è creata in Ucraina, trattandosi di due prodotti che interessano tutta la collettività e che non potevano esser ceduti a privati.

Aver privatizzato i servizi pubblici essenziali e le fonti di energia significa aver tolto allo Stato la possibilità di intervenire in questi campi, poiché certamente i privati e le multinazionali che si sono accaparrati questi beni mirano al loro personale interesse e non hanno alcuna intenzione di preoccuparsi degli interessi di tutti.

Stesso discorso è da fare per l’inflazione dilagante che ci ha colpito e che ha riguardato sopratutto le fonti energetiche, basti pensare che solo per gas e luce si è avuto un aumento delle bollette del 103,4%.

Anche qui si chiede un intervento dello Stato, ma come può intervenire lo Stato se tutto il patrimonio pubblico è stato dato ai privati?

Purtroppo anche di fronte a questi avvenimenti innegabili il nostro governo prosegue nelle sue privatizzazioni e svendite e la risposta a questi problemi sta addirittura nella vendita a trattativa privata di Ita (della quale si è parlato ieri) alla svizzera MSC crociere e alla tedesca Lufthansa, in modo che anche i proventi, lauti e sicuri, provenienti dal trasporto aereo, non restino più in mano italiana, ma in mano straniera.

Non mi resta che ribadire, con vero rimpianto, la necessità di attuare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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