Alla radice della guerra e delle sopraffazioni del mercato generale c'è la volontà di distruggere i Popoli e di arricchire singoli speculatori

Alla radice della guerra e delle sopraffazioni del mercato generale c'è la volontà di distruggere i Popoli e di arricchire singoli speculatori

La criminale aggressione di Putin all’Ucraina, con il conseguente aiuto di armi micidiali alla stessa, soprattutto da parte degli USA, si trova ora, dopo 60 giorni, in uno stato di stallo, che spinge a ritenere che purtroppo ormai il mondo intero è entrato nella terza guerra mondiale tra Russia e Cina da una parte e Stati Uniti e Occidente dall’altra.

Si tratta di una guerra della quale non si vede la fine e che per ora è portata avanti per procura, nell’ambito del territorio ucraino, provocando distruzioni totali e una molteplicità enorme di vittime umane, soprattutto indifese, come i bambini. Un vero orrore.

Come ho più volte detto la soluzione non sta nell’invio delle armi, il cui esito finale potrebbe essere il ricorso di Putin alla bomba atomica, ma nella urgente trasformazione, alla quale dovrebbero prender parte tutti i Popoli di buona volontà, della comunità internazionale, che esiste di fatto, senza alcuna regolamentazione giuridica valida, al punto da essere definita da Croce come costituita da un insieme di leviatani (gli Stati) con le viscere di bronzo, in una comunità giuridica nella quale prevalga il principio maggioritario, cancellando l’inammissibile diritto di veto previsto dal consiglio di sicurezza dell’ONU.

Il motivo più profondo della lotta sul piano internazionale risiede per altro anche nella lotta, interna agli Stati, tra multinazionali e singoli, nonché fra Stati più forti e Stati più deboli, a causa del globale radicamento del sistema economico predatorio neoliberista.

Voglio dire che, come è necessario portare un ordine giuridico nella comunità internazionale, è altrettanto necessario e primario portare un ordine giuridico all’interno del mercato generale, il quale agisce senza regole e fa in modo che persone senza scrupoli, siano essi magnati russi o le multinazionali e la finanza occidentali, in sostanza tolgono ricchezza ai popoli impossessandosi dei loro beni per i loro fini personali.

È quanto sta avvenendo in Italia a proposito della illecita concessione a privati della gestione dei profitti dei servizi pubblici essenziali (autostrade, trasporto aereo, telecomunicazioni, ecc.) a privati speculatori nazionali ed esteri, i quali comprano e vendono queste società di gestione aumentando i loro profitti ai danni della collettività, infatti detti servizi pubblici sono molto lucrativi e questa immensa ricchezza che essi producono, anziché finire nel bilancio dello Stato italiano, finisce nelle tasche di detti speculatori.

Devo precisare che questa situazione viola in modo eclatante l’articolo 42, primo comma, prima alinea, della Costituzione, nel quale si legge che: “la proprietà è pubblica o privata”, intendendo per proprietà pubblica la proprietà del Popolo, che è originaria, cioè coeva alla costituzione dello Stato-Comunità, illimitata (a differenza della proprietà privata per la quale sono previsti importanti limiti) e soprattutto piena, nel senso che la proprietà pubblica del bene di cui si tratta (ad esempio le autostrade) non può essere svuotata del suo contenuto, consistente nel servizio pubblico, in modo da creare l’assurdo di una proprietà pubblica “nuda” la cui fruizione e i cui profitti sarebbero dati, mediante le concessioni, a singoli speculatori privati. Insomma l’articolo 42 della Costituzione afferma chiaramente che la proprietà pubblica di un bene implica inscindibilmente la sua fruizione e gestione..

Questo scempio deve finire e il Parlamento ha il dovere di bloccare questo saccheggio del patrimonio pubblico con una legge che vieti la concessione dei servizi pubblici essenziali e ammetta soltanto lo svolgimento da parte di privati di singole e determinate attività per il tempo richiesto dallo svolgimento delle attività stesse.

L’abolizione delle concessioni dei servizi pubblici è una necessità inderogabile per salvare posti di lavoro, impedire che le fonti di produzione di ricchezza vadano all’estero e, in una parola, salvare il Popolo italiano da un inevitabile e totale immiserimento.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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La guerra la vogliono i dittatori e gli asserviti all'economia, non certo i popoli dell'est o dell'ovest

La guerra la vogliono i dittatori e gli asserviti all'economia, non certo i popoli dell'est o dell'ovest

Le notizie che provengono dall’Ucraina sono sempre molto contraddittorie a causa della propaganda di guerra, come nel caso dell’affondamento della nave militare Moskowa (che sarebbe stata colpita da missili Neptune forniti agli ucraini dagli inglesi), la quale, secondo alcune fonti di stampa, sarebbe stata la nave ammiraglia della marina russa, mentre da parte di altri, compreso il nostro Generale della marina Vincenzo Camporini, si sarebbe trattato di un ferro vecchio.

Il dato più importante riguarda tuttavia il fallimento delle sanzioni economiche alla Russia, le quali sono state inflitte dai governanti senza tener conto del fatto che oramai, a causa del proditorio sistema economico neoliberista, la ricchezza non è più, almeno in buona parte, nelle mani degli Stati, ma nelle mani di singoli operatori economici, i quali non si fanno nessuno scrupolo di aggirare i divieti e di continuare i loro commerci con la Russia.

Questo stesso pensiero economico neoliberista sta recando danni enormi anche all’unità europea, nella quale Paesi più egoistici e meno solidali, come Germania e Ungheria, non vogliono rinunciare al gas russo e si dichiarano disposti anche a pagarlo in rubli.

Il richiamo di Zelensky contro questo atteggiamento, seppur fondato su indiscutibili dati di fatto, ha tuttavia offerto il destro, sia a Putin, sia a Biden di porre in evidenza la debolezza dell’Unione europea.

La cui forza da fastidio sia al primo che al secondo. Da questo punto di vista si è trattato di una pura gaffe. A mio avviso, in una situazione tanto dannosa e pericolosa come quella che viviamo, l’Europa dovrebbe mettere da parte gli egoismi nazionalistici e unirsi in una chiara volontà di combattere la guerra e sopratutto la sua escalation, che sta arrivando a livelli davvero impressionanti e altissimamente pericolosi.

Ritengo che in una situazione del genere i popoli europei debbano capire di essere preda delle due potenze mondiali e che non possono evitare del tutto il peso che loro deriva dalla necessità di un’azione difensiva contro l’aggressione di Putin, un peso che consiste nel porre l’embargo all’importazione del gas russo, diminuendone il consumo e cercando altre fonti alternative.

Quello che è certo è che in tale situazione, per un verso alcuni Paesi, come l’Italia, hanno assunto un atteggiamento servile nei confronti degli Usa, accettando senza discutere qualsiasi tipo di imposizione, mentre altri Paesi, come la Germania e l’Ungheria, si disinteressano del tutto e vogliono perseguire gli interessi propri ritenuti intoccabili, mentre Svezia e Finlandia (la quale ricorda bene le sofferenze patite per sottrarsi al dominio sovietico) fomentano anche esse la guerra chiedendo di far parte della NATO, alla quale, peraltro, si accede su chiamata e non su richiesta di adesione.

In questo guazzabuglio di contrasti sembra di capire che le vie di soluzione diplomatiche si assottiglino, e che lo spettro di una guerra nucleare si faccia sempre più evidente sul fondo della scena.

L’unica soluzione potrebbe essere l’immediata approvazione di una Costituzione europea che risulti dal confronto tra le varie Costituzioni esistenti, e specialmente la nostra, ma di fronte alla descritta realtà si tratta di una pura illusione e sembra che gli Stati viaggino a luci spente a rischio di scontrarsi uno contro l’altro.

L’unica forza che è reale è il fatto che le guerre sono volute dalle autorità imperialistiche ed economiche e non certo dai popoli, per cui l’unica via da seguire è quella già illustrata di trovare il modo di far decidere le controversie internazionali dai popoli e non da dittatori o da governi asserviti a lobby finanziarie o di multinazionali.

Non mi resta che chiedere come al solito l’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Con la guerra non ci sono né vinti né vincitori, ma solo distruzione dei Popoli e dei territori

Con la guerra non ci sono né vinti né vincitori, ma solo distruzione dei Popoli e dei territori

Le notizie sull’invasione dei russi in Ucraina sono offuscate dalla propaganda dell’una e dell’altra parte, per cui è difficile capire la reale situazione di fatto.

Ad un’attenta analisi sembra si possa dire che la città di Mariupol sia quasi del tutto espugnata e che i russi cercano di giustiziare i membri del battaglione Azov cercandoli casa per casa.

La tattica seguita dai militari russi sembra ora spostarsi sull’attacco delle grandi città, Kiev in testa, che intanto vengono bombardate senza tregua.

Insomma non c’è alcuno spiraglio per un cessate il fuoco.

A mio avviso stiamo procedendo con una vecchia mentalità in una situazione completamente nuova. Non si tiene conto, in altri termini, sia del fatto che la tecnologia sia arrivata a creare delle armi tanto potenti da distruggere il mondo, sia del fatto che il mercato generale ha una potenza economica 20 volte maggiore del Pil di tutti gli Stati del mondo.

Date queste due premesse, la conseguenza ineluttabile è che la guerra non è in grado più di risolvere i conflitti tra singole nazioni, per il fatto che il ricorso alla forza, con l’uso della guerra, non riesce a dichiarare la preminenza di una nazione su un’altra, mentre questo potere appartiene soltanto ai detentori di armi atomiche (il cui uso porterebbe alla distruzione della vita del Pianeta) e , sul piano economico, alle potenze finanziarie che dominano il mercato generale.

Anche il primo comma dell’articolo 11 della Costituzione, che condanna la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, finisce nel riguardare un’ipotesi non più realistica, poiché una reale guerra di offesa tra singole nazioni non riesce ad avere vinti e vincitori, ma la distruzione di tutti e anche della vita del Pianeta. Resta valido invece il seguito dell’articolo 11, secondo il quale l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Insomma lo stato dei fatti in cui ci troviamo pone come unico strumento di soluzione delle controversie la reciproca trattativa tra i vari governi.

Di qui l’inutilità di un riarmo e anche del prolungamento della guerra in Ucraina, la quale è agevolmente conquistabile dall’esercito russo, a meno ché non intervengano gli Stati Uniti, il cui effetto comunque non sarebbe il perseguimento della vittoria da una delle due parti, ma renderebbe tutti sopraffatti e vinti dalla distruzione generale dell’intero Pianeta, poiché, come è ovvio, si tratterebbe di una guerra nucleare.

Sul piano militare sembra che questo tipo di ragionamento sia confermato dalla situazione in atto. E lo stesso discorso va seguito per le sanzioni economiche, che proprio in virtù del fatto che il mercato generale ha assunto una potenza economica 20 volte maggiore di quello di tutti gli Stati del mondo, come i fatti dimostrano, non possono produrre effetti davvero deterrenti.

È da tener presente, d’altro canto, che l’offuscamento delle idee, provocato dal pensiero neoliberista, sta allentando anche l’interesse generale per questa immane tragedia che ha colpito il Popolo ucraino, e per cui gli Stati europei ormai pongono in secondo piano le operazioni di guerra e si preoccupano soltanto, come appare dai giornali di oggi, dell’aumento del gas e del problema delle fonti energetiche.

Insomma questo pensiero unico dominante che legalizza l’egoismo e cancella definitivamente i principi di solidarietà politica, economica e sociale, pone in primo piano gli interessi individuali e provoca uno stato di diffusa indifferenza per quanto sta accadendo in Ucraina e in altre parti del mondo, che sono addirittura dimenticate. Sembra che la capacità di autoricomposizione dell’ordinamento giuridico internazionale sia crollata e che nella mente umana resti vivo soltanto il primordiale istinto dell’autoconservazione.

Significativo in questo senso è l’atteggiamento del nostro governo per quanto riguarda, come ho sempre ripetuto, la nostra economia.

Oggi registriamo due eventi molto simili tra loro che riguardano la svendita (che erroneamente viene definita privatizzazione, la quale consiste nel porre sul mercato un bene demaniale del Popolo ) sia di Ita Airwais, sia della Piaggio Aerospace, entrambe le società, con la loro trasformazione in S.p.A., sono state dapprima vendute agli Arabi e poi sottoposte ad amministrazione straordinaria a causa dell’accrescimento dei loro debiti.

Le amministrazioni controllate, e cioè lo Stato, le hanno ricostituite e rimesse in perfetta efficienza, sicché oggi Ita è appetita da vari soggetti fra cui Lufthansa e sono quasi terminate le operazioni di vendita e Piaggio Aerospace, che tra l’altro costruisce armi, è stata pure essa rimessa in sesto ed è in vendita ad altri acquirenti.

Insomma il governo italiano non agisce più nell’interesse del suo Popolo, e dona allo straniero le fonti di produzione di ricchezza nazionale, in modo da annullare del tutto il demanio costituzionale inalienabile e incomprimibile del Popolo sovrano.

Tutto questo fidando nel fatto della indifferenza dei più e del fatto che la stampa e le televisioni, probabilmente eterodirette, non parlano affatto di questi misfatti economici ai danni degli italiani.

Ed è per questo che insisto, come ho scritto anche su un recente articolo sul Demanio costituzionale, di ricostituire la ricchezza che è in proprietà pubblica e inalienabile del Popolo italiano e che è stata svenduta illecitamente agli stranieri.

Come al solito e con maggior forza invito tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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La guerra continua e i barlumi di speranza delle trattative si infrangono con i bombardamenti di Kiev

La guerra continua e i barlumi di speranza delle trattative si infrangono con i bombardamenti di Kiev

Quello che emerge con certezza dalla stampa odierna è che domina su tutto una grande confusione.

Sul piano militare si registrano alcuni timidi passi avanti nelle trattative. I termini restano però alquanto oscuri e l’unica cosa certa è che mentre in sede negoziale sarebbe stato garantito un arretramento delle truppe russe a Nord-Ovest dell’Ucraina, le città di Kiev e Chernihiv sono state poste questa notte a un forte bombardamento missilistico da parte dei russi.

Insomma le trattative continuano e continua anche la guerra.

Quello che sorprende maggiormente è la discriminazione che si fa in Europa, ai fini dell’accoglienza dei profughi, profughi unicamente ucraini e profughi di etnie diverse anche se residenti in quel Paese.

Questa discriminazione è effettuata soprattutto dagli Stati del Visegraad, cioè dalla Polonia, dalla Ungheria, dalla Repubblica Ceca e dalla Repubblica Slovacca, i quali accolgono soltanto i profughi di origine ucraina e impediscono l’accesso in Europea anche a chi risiede da tempo in quel Paese nonché ai profughi siriani, afghani e del Medio Oriente facendo temere la riaffermazione di idee razziste, delle quali serbiamo triste e incancellabile ricordo.

E il fatto che maggiormente addolora è che l’Italia, nonostante la direttiva europea inviti i Paesi membri di estendere il più possibile l’accoglienza ai profughi, si è allineata alle posizioni del Visegraad, dando un duro colpo alla credibilità internazionale dell’Italia come Paese democratico che, per Costituzione (art. 3, comma 1, Cost.), non distingue persone in base alla razza.

Un altro punto importante che emerge da quanto è avvenuto in sede di trattative, è che in realtà sono divenuti criteri decisivi gli interessi economici, da un lato della Russia, dall’altro degli ucraini. Infatti il punto centrale della trattativa stessa riguarda il Donbass, che, come osserva la Gabanelli, è un Paese molto ricco per i minerali, il petrolio e i prodotti agricoli che possiede.

E non bisogna dimenticare che è ormai dominante il pensiero unico del neoliberismo, secondo il quale il mercato generale non ha più nessun limite e fa sì che l’istinto di sopraffazione prevalga sulla ragione.

Il modello da seguire è sempre quello di riconoscere autonomia decisionale ai Popoli, di rafforzare le comunità politiche con un proprio patrimonio pubblico, che da noi può esser definito demanio costituzionale, in modo da poter essere autosufficienti e mantenere un livello economico di forza pressoché equivalente nei rapporti internazionali.

La dissoluzione della ricchezza dei Popoli operata dalle privatizzazioni sia russe, che occidentali, e in particolare modo italiane, sono da definire corresponsabili di questo disastro. E, per quanto riguarda la politica italiana, anche dalla confusione di idee che oggi domina nel Parlamento.

Infatti si è persa la bussola di ogni orientamento e non si vuol capire che la salvezza della nostra Nazione sta innanzitutto nel recupero del patrimonio pubblico, ceduto a inetti speculatori.

Oggi, a occhi bendati, si discute dell’aumento della spesa bellica al 2% del Pil, prescindendo dai reali problemi economici che ci affliggono e soprattutto dai doveri di cooperazione nazionale e internazionale, imposti dall’articolo 2 della Costituzione, secondo il quale: “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, ed impone inderogabili doveri di solidarietà, politica, economica e sociale del Paese”.

È questa la bussola da seguire e tutte le discussioni che da questa indicazione prescindono finiscono per essere dannose per gli uomini italiani e per gli uomini di tutto il mondo.

Non dobbiamo dimenticare che il più volte menzionato articolo 11 della Costituzione ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e mira alla costituzione di un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni.

Che l’idea di pace e di giustizia domini le menti dei nostri parlamentari anche nelle decisioni odierne sul riarmo al 2%, questione che potrebbero anche far cadere il governo.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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La guerra continua e l'escalation decisa dall'occidente aumenta le preoccupazioni di un ricorso alle armi nucleari.

La guerra continua e l'escalation decisa dall'occidente aumenta le preoccupazioni di un ricorso alle armi nucleari.

Nella giornata di ieri, con l’intervento preponderante di Biden, si sono svolti il G7, il Consiglio europeo e il Consiglio della Nato, e si è registrata una svolta radicale nella politica militare contro la Russia.

In pratica si è deciso di inviare, per il valore due miliardi di dollari, armi cosiddette difensive (missili anti-carro, missili anti-aereo e droni difensivi) all’Ucraina (Zelensky aveva chiesto aerei e carri armati che sono armi offensive necessarie per un contrattacco), e un rafforzamento della difesa armata di quei Paesi facenti parti dell’Unione europea confinanti con la Russia. Si tratta dunque di una escalation il cui effetto sarà il prolungamento della guerra, poiché questa potrebbe finire solo con la vittoria di una delle due parti e per far vincere gli ucraini sarebbe necessario l’invio di armi cosiddette offensive.

Altro argomento da sottolineare è che nei giorni scorsi la Germania ha deciso un riarmo da 100 miliardi di euro, mentre l’Italia ha deciso un riarmo da 30-40 miliardi di euro.

Giustamente contro questa operazione si è scagliata la parola ferma e convincente di Papa Francesco , il quale ha considerato vergognoso e scandaloso il ricorso al riarmo, ponendo in evidenza che i Popoli devono essere aiutati con la ricerca della pace e, aggiungo io, devono cessare le ingerenze mostruose degli interessi economici sulle decisioni militari, i cui effetti disastrosi, micidiali e sanguinari ricadono sulle popolazioni inermi.

In questo quadro soltanto la Cina potrebbe svolgere una funzione di negoziazione, ma alle richieste dell’occidente di intervenire su Putin giustamente Xi Jinping ha risposto di voler conoscere quali sono le proposte occidentali per una trattativa di pace.

Le proposte, a mio avviso, potrebbero essere la neutralità dell’Ucraina e la libera scelta delle popolazioni di Crimea e Donbass di decidere il proprio destino politico. Ma di questo non se ne parla neppure minimamente.

Quanto all’unità di intenti dell’Europa mi preoccupa non poco il riarmo della Germania e soprattutto il fatto che, in assenza della Merkel, i nuovi dirigenti tedeschi vogliono che l’Unione imponga di nuovo il patto di stabilità, il che consentirebbe l’insorgere di un predominio tedesco all’interno dell’Europa.

A mio avviso ciò che impedisce la ricerca di una via d’uscita è, sul piano pratico, l’atteggiamento ferreo di Putin che appare come un uomo che ha il ghiaccio nel cuore, e che potrebbe quindi scatenare una guerra nucleare, che sarebbe anche l’ultima perché comporterebbe la distruzione della vita del Pianeta.

A mio sommesso avviso, poiché, come tutti affermano, siamo ad una svolta epocale, la vera via d’uscita è quella di prendere coscienza del fatto che la globalizzazione è stata una pura illusione e che la interdipendenza pacifica fra tutti gli Stati del mondo è ancora lontana.

Occorrerebbe dunque far ricorso a un sistema economico che non preveda, come richiede il pensiero unico dominante del neoliberismo, la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi magnati (siano essi russi, americani o europei), obiettivo pienamente raggiunto con le disastrose privatizzazioni russe, ma anche occidentali e soprattutto italiane, restituendo ai popoli quella parte di ricchezza nazionale che è essenziale per la costituzione e il mantenimento di uno Stato democratico.

E a ciò si perviene soltanto se il sistema economico prevede la distribuzione della ricchezza alla base della piramide sociale e l’intervento nell’economia dell’intero Popolo, come è stato per noi fino all’assassinio di Aldo Moro e come dovrebbe esserlo anche oggi in virtù dell’attuazione del titolo terzo, della parte prima, della Costituzione, dedicato ai rapporti economici.

Alla pace si arriva mediante la democrazia, perché i popoli, tranne rare eccezioni, vogliono la pace e la guerra dipende solo dalla volontà di sopraffazione di soggetti che desiderano sempre più accumulare ricchezza e cioè una parte molto limitata delle popolazioni che fa prevalere l’egoismo individuale sul bene della comunità, disgregando i popoli in tanti singoli individui e portando, come avvenuto in questo ultimo mese, tutto il mondo verso una guerra sanguinaria e fratricida.

Ricordo che gli obiettivi della nostra Costituzione sono: lo svolgimento della persona umana (che si ottiene se si assicura la libertà e l’uguaglianza di tutti), il progresso materiale e spirituale della società, la tutela della salute e la tutela dell’ambiente.

Invito, come al solito, ad attuare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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La propaganda di guerra offusca la verità. Resta l'evidenza di un ignominioso eccidio del Popolo ucraino

La propaganda di guerra offusca la verità. Resta l'evidenza di un ignominioso eccidio del Popolo ucraino

Le notizie che provengono dal fronte di guerra sono tutte in contrasto fra loro per effetto della propaganda messa in campo, sia dai russi, sia dagli ucraini.

Quello che è certo è che i russi lentamente e inesorabilmente stanno stringendo in una morsa l’intero Paese, bombardando le città e provocando un numero elevatissimo di morti e feriti. Un vero orrore.

Si parla di una bozza di quindici punti per le trattative di un negoziato, ma quello che si sa è solo la manifestazione esplicita da parte degli ucraini di riprendersi tutte le zone occupate militarmente dalla Russia e cioè il Donbass e la Crimea, dalla parte russa non c’è nessuna manifestazione di volontà di comporre il conflitto, mentre il Presidente Biden usa parole fortemente offensive nei confronti di Putin.

In Italia, secondo alcuni sondaggi, il 54% della popolazione si dichiara contraria all’invio di armi in Ucraina, ma intanto il governo Draghi ieri ha incassato alla Camera il primo sì al decreto Ucraina, il quale prevede: l’invio di armi e il sostegno alle imprese che esportano in Ucraina, Russia o Bielorussia, la partecipazione di personale militare alle iniziative della Nato per l’impiego della forza ad elevata prontezza e per il potenziamento di altri dispositivi Nato, sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza; sorveglianza navale nell’area sud dell’Alleanza; presenza in Lettonia, il provvedimento ora passa al Senato per la definitiva approvazione.

Insomma, quello che è certo, è che il nostro governo, violando il principio fondamentale del ripudio della guerra, sancito dall’articolo articolo 11 della Costituzione, dimostra di essere esecutore della volontà degli Usa, perdendo ogni possibilità di agire come mediatore terzo in questa incresciosissima vicenda.

Intanto la dipendenza dagli USA ha prodotto effetti nocivi anche sulla nostra economia, soprattutto con il rialzo dei prezzi del gas e degli altri approvvigionamenti energetici, producendo a cascata altri effetti negativi sull’agricoltura e sull’industria.

Al fondo emerge chiaramente il convincimento del governo di voler procedere nello smantellamento del demanio costituzionale italiano, privatizzando quel poco che resta a favore di singoli soggetti prevalentemente stranieri. Ne è riprova un decreto che autorizza la Rai a ridurre la propria partecipazione nella S.p.A. Rai Way «fino al limite del 30% del capitale», dall’attuale 62%, perdendo i relativi guadagni e incidendo negativamente sulla sicurezza delle trasmissioni radio televisive, accontentandosi, proprio in questo delicatissimo periodo di guerra, di un generico controllo dall’esterno affidato al Ministero del Tesoro.

Insomma il governo prosegue nella sul rovinosa politica di privatizzazione dei beni del Popolo dimostrando sempre la sua propensione a difendere gli interessi delle multinazionali e della finanza, soprattutto statunitensi, e non gli interessi del Popolo italiano.

A me non resto, come al solito, che invitare tutti all’osservanza delle disposizioni di cui agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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