Prospettive negative per la guerra in Ucraina e per l’economia italiana

Prospettive negative per la guerra in Ucraina e per l’economia italiana

Mentre le ultime schermaglie della propaganda elettorale si concentrano in un dibattito tra Letta, che sostiene la dipendenza dell’Italia dall’Europa, e Meloni che sostiene una nostra maggiore indipendenza, arriva la preoccupante notizia di un inasprimento del conflitto in Ucraina, con la decisione di Putin di una mobilitazione parziale di 300 mila militari riservisti su circa 2 milioni e la programmazione di un referendum nel Donbass e negli altri territori occupati dall’inizio della guerra, per sancire, con la volontà del Popolo, l’adesione di questi Paesi al territorio russo.

In proposito Putin sottolinea che una invasione dell’esercito ucraino di queste terre sarebbe considerata un’invasione in territorio russo. Il che giustificherebbe anche l’uso di armi nucleari. La risposta dell’Occidente è stata unanime di opposizione a Putin, per cui le prospettive di un accordo si allontanano sempre maggiormente.

Altra notizia di rilievo è il conferimento a Mario Draghi del premio al «migliore statista mondiale dell’anno» ricevuto lunedì sera dalla fondazione Appeal of Conscience. Questo dimostra che il nostro Presidente del Consiglio è sostenuto fortemente dagli USA e in quanto, come è agevole dedurre, egli è un convinto neoliberista che pone il valore dell’economia come prevalente sullo svolgimento della persona umana e sul progresso materiale e spirituale della società italiana, come sanciscono gli articoli 3 e 4 della Costituzione.

Egli, infatti, non si preoccupa minimamente della disposizione del valore del lavoro come elemento costruttivo del singolo e della collettività, né sembra sia stato colpito dai risultati di una statistica elaborata da ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpa  secondo la quale i contratti di lavoro sono quasi tutti a termine e la loro durata è superiore all’anno appena per lo 0,5%, mentre il 37% dura meno di 30 giorni. Il 36% delle nuove posizioni a termine va da 2 a 6 mesi; il 23,7% massimo una settimana; il 13,3% solo 1 giorno.

È un dato impressionante che dimostra da solo in quale abisso di miseria ci ha spinto il neoliberismo tanto caro a Draghi, ed è da segnalare ancora che questo tipo di politica danneggia il patrimonio pubblico italiano anche a proposito dell’appartenenza della rete nazionale della fibra ottica, che anziché essere nel patrimonio pubblico italiano appartiene alla francese Vivandi in qualità di maggior azionista di Tim.

Di fronte a queste preoccupanti situazioni la propaganda elettorale si accentra su temi fatui o meno importanti, dimostrando di essere in linea con il pensiero unico dominante del neoliberismo

L’unico partito che ha il coraggio di opporsi a detto sistema economico predatorio neoliberista è Unione Popolare, il cui Presidente Luigi De Magistris, rifacendosi ai principi fondamentali della nostra Costituzione, ha di recente posto in evidenza, durante la trasmissione Agorà andata in onda ieri su Rai Tre, che “privatizzare tutto il settore energetico è stata una follia. Bisogna rivedere la logica delle privatizzazioni selvagge. Se avessimo avuto gas e energia in mano pubblica la speculazione non ci sarebbe stata”.

Insomma, come da sempre ripeto, l’unica nostra salvezza è nella Costituzione, la cui inosservanza spinge l’Italia a essere serva delle multinazionali e dei Paesi economicamente più forti.

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La guerra in Ucraina continua senza prospettive di pace, mentre l'Italia annovera i lavoratori più poveri dell'Europa

La guerra in Ucraina continua senza prospettive di pace, mentre l'Italia annovera i lavoratori più poveri dell'Europa

Al centesimo giorno di guerra tra Russia e Ucraina si contano soltanto i morti, gli strazi dei feriti e le distruzioni di città intere, ma non si apre nessuna prospettiva di pace.

Anzi aumentano i fattori che fanno pensare a un inasprimento della guerra con la prospettiva finale di una guerra atomica.

Infatti Putin e Zelensky non si muovono dalle loro posizioni e gli Stati Uniti continuano a inviare armi, in modo da tenere accesa il più possibile la probabilità di un esito fatale di questo conflitto che certamente non ha nessun carattere di un conflitto regionale.

Sul piano economico ha fatto molto scalpore un rapporto dell’Ocse, secondo il quale negli ultimi 30 anni le retribuzioni medie sono aumentate in Germania del 33,7%, in Francia del 31,1%, in Olanda del 15,5%, solo per fare alcuni esempi, mentre soltanto l’Italia ha visto una riduzione del 2,9%, registrando altresì una serie di retribuzioni sotto la soglia della povertà.

Alcuni autori, molto legati alla Confindustria, affermano che ciò è dovuto a una presunta allergia degli italiani al libero mercato.

È una grossa menzogna. La verità è proprio l’opposto, l’economia italiana, posta in mano a privati, dalle insensate privatizzazioni, delocalizzazioni e finanziarizzazione del mercato, ostacola in modo pesante qualsiasi forma di investimento, in quanto è stata distrutta l’intera filiera economica che sostiene l’iniziativa economia privata.

Un grosso apporto per la stabilità economica italiana, con il relativo controllo dei prezzi e delle retribuzioni, era stato attuato dall’Ente pubblico economico IRI, che aveva 1000 aziende pubbliche e 500 mila dipendenti e, al momento della privatizzazione, vantava un fatturato di 75 912 miliardi di lire, donato al migliore offerente.

In quel periodo era ancora attuato il terzo comma dell’articolo 41 della Costituzione, secondo il quale: “la legge determina i programmi e i controlli opportuni, perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.

Proprio l’anelito alla libertà dei mercati ha impedito ai governi qualsiasi ricorso a questo importante principio fondamentale della Costituzione e oggi vanamente si invoca, dagli stesi distruttori del sistema economico italiano, di porre un tetto minimo ai salari.

Insomma è proprio la libertà dei mercati che ha distrutto il lavoro in Italia, basta pensare che, secondo la Costituzione, ogni lavoratore ha l’obbligo di essere costruttore dell’economia italiana, come precisa il comma 2, dell’articolo 4, secondo il quale: “ogni cittadino ha il dovere di svolgere un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società.”

Viceversa i governi, sotto la spinta di Confindustria, hanno seguito il principio del programma di Cosentino della P2 di Gelli e hanno tolto ai lavoratori questo compito fondamentale, trasferendolo unicamente ai cosiddetti patronati, cioè alla Confindustria, senza tener presente che meno denaro circola in Italia sempre più difficile è svolgere un’attività imprenditoriale.

La responsabilità di tutto questo cade indiscutibilmente sul pensiero economico predatorio neoliberista che ha soppiantato il sistema economico produttivo keynesiano, secondo il quale la ricchezza va distribuita alla base della piramide sociale e tutto il Popolo, attraverso lo Stato, deve essere protagonista dell’economia (e quindi equamente retribuito ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione), con il sistema economico predatorio neoliberista secondo il quale la ricchezza deve essere nelle mani di pochi , costoro devono essere in forte concorrenza e lo Stato non deve intervenire nell’economia.

Tutto questo è stato puntigliosamente attuato con la totale dismissione della ricchezza pubblica e privata, a favore del mercato generale, nel quale dominano gli stranieri, e l’Italia, unica in Europa, proprio per aver seguito le prescrizioni del pensiero neoliberista, si trova ora nella descritta tragedia economica.

Attenzione a coloro che usano la menzogna per tutelare interessi privatistici e non del Popolo sovrano.

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Il nostro governo agisce sul piano interno e sul piano internazionale come se la volontà del Popolo non esistesse

Il nostro governo agisce sul piano interno e sul piano internazionale come se la volontà del Popolo non esistesse

Come avevo previsto la guerra in Ucraina continua, e, a passo lento, i russi conquistano quanto volevano.

Ai fini di un negoziato è lodevole l’iniziativa di Mario Draghi, il quale ha parlato direttamente con Putin, chiedendo lo sblocco dei limiti posti alla partenza delle navi cariche di grano ancorate a Odessa, per evitare una catastrofe umanitaria, per mancanza di cibo, specialmente in Africa, ed ha insistito per una soluzione pacifica del conflitto.

Sulla prima richiesta Putin ha aperto uno spiraglio, condizionando però la partenza delle navi ferme a Odessa al ritiro delle sanzioni economiche dell’Occidente contro la Russia e, quanto alle trattative, si è espresso in un lungo soliloquio nel quale ha posto in evidenza le ragioni russe e le pretese, a suo dire ingiustificate, degli ucraini.

Draghi, dopo una sua conferenza stampa tenuta ieri sera, si è riservato di riferire alla Commissione europea. Intanto continuiamo a mandare le armi in Ucraina.

In questa vicenda, come nell’intera storia della Seconda Repubblica, appare evidente che il grande assente nelle decisioni fondamentali è il Popolo, che subisce soltanto i danni delle decisioni sbagliate adottate dai propri governanti, nel cui agire riecheggia purtroppo quanto stabilito nel programma della P2, che voleva l’accentramento del potere nelle mani di pochi, conferendo a questi ogni potere decisionale.

Sottolineo che il 68% degli italiani è contrario all’invio di armi in Ucraina e il governo continua a inviarle, che l’85% degli italiani reclama il salario minimo garantito e sull’argomento governo e politici tacciono e che, a proposito delle concessioni balneari, il Popolo reclama giustamente la fruizione gratuita delle spiagge, ma le forze politiche sono divise tra coloro (Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega) che non vogliono modificare la situazione attuale, secondo la quale i fatturati dei concessionari sono in media 100 volte più alti del canone dovuto (come ad esempio nel caso di Briatore che fattura 4 milioni di euro all’anno a fronte di un canone irrisorio di appena 17 mila euro annui ) e il Pd e il resto della maggioranza governativa secondo i quali l’Europa vorrebbe una messa a gara europea, in modo da concedere le spiagge anche a stranieri, laddove l’Europa ha solo chiesto un riordino della materia.

Quello che sorprende maggiormente è che nessuno parla dei principi e delle norme costituzionali, secondo i quali domina il concetto fondamentale e ineludibile della proprietà pubblica demaniale e comune del Popolo su tutto il litorale, con conseguente diritto fondamentale alla gestione, valutazione e fruizione del bene stesso da parte del Popolo medesimo.

L’articolo 42, primo comma, primo alinea, sancisce che: “la proprietà è pubblica e privata”, sottolineando che la proprietà pubblica è illimitata e inalienabile, mentre pesanti limiti sono posti alla proprietà privata.

In questo quadro costituzionale è fuor di dubbio che l’istituto della concessione, nato sotto l’impero dello Statuto di Carlo Alberto, non è più applicabile, in base ai principi e ai diritti fondamentali della vigente Costituzione repubblicana, in base alla quale le spiagge devono essere gestite e valorizzate da un Ente pubblico territoriale, ritengo il Comune, che ne deve ricavare i profitti, mentre ai privati può conferirsi soltanto l’incarico di determinate attività (uso delle sedie e degli ombrelloni, bar, ristoranti, ecc.) mentre tutto il resto deve essere lasciato libero all’uso diretto dei cittadini, come avviene in Spagna, Portogallo e Francia, ma, poiché da noi si segue sempre l’indirizzo del programma Gelli, al Popolo italiano viene sistematicamente tolto ciò che gli spetta, caricandolo di oneri che non lo riguardano.

Infatti a quest’ultimo riguardo, il governo è arrivato alla sconclusionata decisione che i decreti delegati (e cioè il governo medesimo) da questa legge in via di approvazione in Parlamento, dovranno indennizzare gli attuali concessionari se non dovessero vincere le gare.

E a pagare tale indennizzo è chiamato lo Stato, che gestisce i soldi versati da tutti i cittadini. In sostanza l’enorme danno viene riversato sul Popolo. Che è terzo in questa disquisizione e ciò nonostante, anziché veder riconosciuto il proprio diritto fondamentale a fruire di un bene di propria appartenenza, viene caricato di oneri non dovuti.

Ricordo che contro questa ennesima ingiustizia i cittadini singoli e associati, in quanto parte della comunità repubblicana (art. 2 Cost.), in quanto titolari del diritto fondamentale di partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art. 3, comma 2 Cost.) e in quanto legittimati ad agire in via sussidiaria nell’interesse generale (art. 118, comma 4 Cost.), possono agire davanti al giudice ordinario per ottenere la dichiarazione di nullità della concessione, ai sensi dell’articolo 1418 del Codice civile, e la conseguente restituzione all’ente pubblico territoriale dei beni illecitamente dati in concessione, riconquistandone la fruizione diretta e chiedendo al giudice adito di rimettere la questione alla Corte costituzionale, perché annulli la legge delega in questione, in quanto contraria agli articoli 2, 3, 4, 9, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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Il mutamento climatico arriva a un punto di non ritorno, mentre sul piano globale domina l’arroganza della speculazione economica e finanziaria

Il mutamento climatico arriva a un punto di non ritorno, mentre sul piano globale domina l’arroganza della speculazione economica e finanziaria

La stampa odierna pone in risalto innanzitutto che il professor Antonello Pasini, primo ricercatore Cnr e docente di Fisica del Clima presso l’Università degli Studi Roma Tre, ha dichiarato che l’innalzamento della temperatura globale sta subendo una forte accelerazione, dimostrata dall’eccezionale calura di questi giorni, mai accaduta prima in Italia e in Europa, dall’innalzamento dell’acqua del mare, dallo scioglimento di tutti i ghiacciai e in particolare di quelli delle zone polari, cui è da aggiungere, come avvertono altre fonti, la diffusione di nuove malattie, come una forma di vaiolo, detto delle scimmie, mai diagnosticato in Italia, e accertato per la prima volta a Roma, a carico di un ragazzo che proveniva dalle Canarie.

Il Professor Pasini ha precisato che anche se si cessasse di emettere altro CO2, occorrerebbero almeno 20 anni per far diminuire quello esistente, di qui la necessità improrogabile di non immettere altri gas di questo tipo nell’atmosfera. Ma i nostri governanti hanno la mente impegnata sulla questione della guerra in Ucraina e il problema dell’aumento del gas viene da noi superato temporaneamente con il ritorno del carbone, fonte primaria di produzione di CO2.

Sembra che il mondo viaggi spedito verso la sua autodistruzione, succube dell’arroganza e dell’egoismo dei governanti, che hanno acceso e incrementano ora la guerra in Ucraina, dove appare prossima la conquista di Mariupol da parte dei russi, i quali peraltro continuano a bombardare l’intero territorio di questo Paese.

Alla base di tutto, come più volte ho detto, c’è l’invadenza del sistema economico predatorio neoliberista, che esalta l’egoismo e distrugge la solidarietà, e fa in modo che, in casi estremi, si abbandoni la civiltà per impadronirsi dei beni altrui mediante la forza della guerra.

Intanto in Europa l’effetto negativo di questo sistema colpisce direttamente l’Italia, la quale deve subire l’imposizione dell’Europa, che stabilisce il tetto del prezzo del gas sulla base di quanto indica il mercato interno dell’energia indicato da una società che ha sede in Olanda, mentre a Spagna e Portogallo è stata concessa un’eccezione da questo obbligo.

Un’altra imposizione dannosa per noi è il ricatto che l’Europa ci impone per concederci la prima quota del PNRR, quello che compare nell’articolo 6 del decreto concorrenza, che prevede la privatizzazione (e quindi il trasferimento di fonti di ricchezza e di profitti dal Popolo a singoli speculatori italiani o stranieri) dei servizi pubblici essenziali e persino dell’acqua.

Un obbligo che Draghi in Parlamento fa apparire come doveroso, in quanto non lo sfiora neppure l’idea che si tratta di un’imposizione che ci fa perdere fonti di produzione di ricchezza e profitti.

Insomma, stando alla politica di Draghi, il risultato è che la ricchezza e i profitti devono essere stranieri e all’Italia resta di essere il luogo dei lavoratori precari o disoccupati, mentre quanto appartiene alla proprietà pubblica demaniale del Popolo, secondo la Costituzione, deve essere svenduto agli speculatori soprattutto stranieri.

Pertanto non mi resta, come al solito e con sempre maggiore tristezza, di invocare l’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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Il quadro generale della situazione bellica in Ucraina assume toni davvero preoccupanti.

Il quadro generale della situazione bellica in Ucraina assume toni davvero preoccupanti.

La Finlandia chiede di entrare nella Nato e gli esponenti di questa si dichiarano molto lieti di riceverla (anche se la procedura di ammissione è lunga e presuppone l’accettazione da parte di tutti i componenti dell’Organizzazione).

In sostanza i rapporti tra le parti in conflitto si acuiscono e, molto preoccupanti, sono da un lato le dichiarazioni di Medvedev (Vice di Putin) a proposito della Finlandia e le dichiarazioni di Zelensky nella trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa.

Secondo Medvedev la Russia è contraria, in via di principio, alla guerra atomica, ma la situazione sta volgendo in modo tanto drammatico che è possibile “scivolare” in un conflitto nucleare.

D’altro canto Zelensky pone in evidenza che nessuna trattativa sarà possibile finché i russi non restituiscono tutto il territorio occupato e specialmente la Crimea e il Donbass.

Ci troviamo di fronte a una situazione che sembra realizzi quelli che furono i miei timori a proposito dell’invio delle armi. Dissi, a suo tempo, che contro una grande potenza nucleare, come è la Russia, diretta da un soggetto molto poco affidabile, il diritto di difesa diventa non più praticabile, perché, se si lascia il piano del diritto e si assume quello della forza, è fin troppo evidente che la prevalenza di quest’ultima non consente a nessuno di vincere e porta solo alla distruzione completa del Pianeta.

Oggi, il prolungarsi della guerra con un reciproco atteggiamento volutamente privo di ogni volontà di pacificazione, si va avanti in un conflitto senza fine, dimostrando l’inutilità e la grave dannosità del riarmo dell’Ucraina, dove avvengono torture di ogni tipo, uccisioni di massa, dolori infiniti per i bimbi orfani o per le madri che hanno perso i loro figli.

Questo è l’obiettivo maggiore da perseguire: salvare queste persone innocenti, deboli e indifese, che invece vengono uccise proprio a causa dell’aumento dell’invio delle armi.

Del resto non si capisce perché l’Occidente abbia individuato nella Russia il proprio nemico, mentre la violenta espansione economica nei mercati internazionali avviene soprattutto da parte della Cina. Forse si tratta di un retaggio storico, quando la lotta era fra due sistemi economici diversi: un sistema capitalistico da un lato e un sistema collettivista dall’altro. Ma ora i sistemi, purtroppo, sono identici, anche la Russia è capitalista, avendo accentrato nelle mani di pochi oligarchi tutta la ricchezza appartenente al Popolo.

Voglio dire che è qui la radice del problema. È nell’affermazione neoliberista, secondo la quale l’economia deve avere uno sviluppo infinito e quando il mercato ristagna per cause eccezionali come il Covid, oppure per la saturazione dei mercati, comportando licenziamenti, fame e miseria dei più deboli, i governanti neoliberisti, come la storia dimostra, distraggono l’opinione pubblica andando alla ricerca, con i mezzi violenti della guerra, di nuovi territori e di nuovi mercati.

Di fronte a questo quadro terrificante, che ha sul fondo della scena la fine del Pianeta, l’individuazione della causa va trovata, a mio avviso, nell’egoismo neocapitalista, tradotto nel pensiero unico dominante del neoliberismo.

Se si lascia il mondo del diritto per sprofondare nel mondo della forza, si torna alla ferocia dell’uomo branco e alla inciviltà. Non vedo altra soluzione, se non quella di un’unione di tutti gli Stati del mondo che condannino questa ignobile guerra e dividano i due contendenti come agisce l’arbitro tra due pugili che si battono sul ring.

Come al solito non abbiamo altra arma, se non quella di seguire la nostra Costituzione repubblicana e democratica, che ripudia la guerra e punta solo sulla ragione del diritto, ben sapendo che la forza non ha e non può avere nessun motivo ragionevole che la giustifichi.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Alla radice della guerra e delle sopraffazioni del mercato generale c'è la volontà di distruggere i Popoli e di arricchire singoli speculatori

Alla radice della guerra e delle sopraffazioni del mercato generale c'è la volontà di distruggere i Popoli e di arricchire singoli speculatori

La criminale aggressione di Putin all’Ucraina, con il conseguente aiuto di armi micidiali alla stessa, soprattutto da parte degli USA, si trova ora, dopo 60 giorni, in uno stato di stallo, che spinge a ritenere che purtroppo ormai il mondo intero è entrato nella terza guerra mondiale tra Russia e Cina da una parte e Stati Uniti e Occidente dall’altra.

Si tratta di una guerra della quale non si vede la fine e che per ora è portata avanti per procura, nell’ambito del territorio ucraino, provocando distruzioni totali e una molteplicità enorme di vittime umane, soprattutto indifese, come i bambini. Un vero orrore.

Come ho più volte detto la soluzione non sta nell’invio delle armi, il cui esito finale potrebbe essere il ricorso di Putin alla bomba atomica, ma nella urgente trasformazione, alla quale dovrebbero prender parte tutti i Popoli di buona volontà, della comunità internazionale, che esiste di fatto, senza alcuna regolamentazione giuridica valida, al punto da essere definita da Croce come costituita da un insieme di leviatani (gli Stati) con le viscere di bronzo, in una comunità giuridica nella quale prevalga il principio maggioritario, cancellando l’inammissibile diritto di veto previsto dal consiglio di sicurezza dell’ONU.

Il motivo più profondo della lotta sul piano internazionale risiede per altro anche nella lotta, interna agli Stati, tra multinazionali e singoli, nonché fra Stati più forti e Stati più deboli, a causa del globale radicamento del sistema economico predatorio neoliberista.

Voglio dire che, come è necessario portare un ordine giuridico nella comunità internazionale, è altrettanto necessario e primario portare un ordine giuridico all’interno del mercato generale, il quale agisce senza regole e fa in modo che persone senza scrupoli, siano essi magnati russi o le multinazionali e la finanza occidentali, in sostanza tolgono ricchezza ai popoli impossessandosi dei loro beni per i loro fini personali.

È quanto sta avvenendo in Italia a proposito della illecita concessione a privati della gestione dei profitti dei servizi pubblici essenziali (autostrade, trasporto aereo, telecomunicazioni, ecc.) a privati speculatori nazionali ed esteri, i quali comprano e vendono queste società di gestione aumentando i loro profitti ai danni della collettività, infatti detti servizi pubblici sono molto lucrativi e questa immensa ricchezza che essi producono, anziché finire nel bilancio dello Stato italiano, finisce nelle tasche di detti speculatori.

Devo precisare che questa situazione viola in modo eclatante l’articolo 42, primo comma, prima alinea, della Costituzione, nel quale si legge che: “la proprietà è pubblica o privata”, intendendo per proprietà pubblica la proprietà del Popolo, che è originaria, cioè coeva alla costituzione dello Stato-Comunità, illimitata (a differenza della proprietà privata per la quale sono previsti importanti limiti) e soprattutto piena, nel senso che la proprietà pubblica del bene di cui si tratta (ad esempio le autostrade) non può essere svuotata del suo contenuto, consistente nel servizio pubblico, in modo da creare l’assurdo di una proprietà pubblica “nuda” la cui fruizione e i cui profitti sarebbero dati, mediante le concessioni, a singoli speculatori privati. Insomma l’articolo 42 della Costituzione afferma chiaramente che la proprietà pubblica di un bene implica inscindibilmente la sua fruizione e gestione..

Questo scempio deve finire e il Parlamento ha il dovere di bloccare questo saccheggio del patrimonio pubblico con una legge che vieti la concessione dei servizi pubblici essenziali e ammetta soltanto lo svolgimento da parte di privati di singole e determinate attività per il tempo richiesto dallo svolgimento delle attività stesse.

L’abolizione delle concessioni dei servizi pubblici è una necessità inderogabile per salvare posti di lavoro, impedire che le fonti di produzione di ricchezza vadano all’estero e, in una parola, salvare il Popolo italiano da un inevitabile e totale immiserimento.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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