Per l’esecrabile azione del governo Draghi i partiti progressisti rischiano di non avere rappresentanti in Parlamento 

Per l’esecrabile azione del governo Draghi i partiti progressisti rischiano di non avere rappresentanti in Parlamento 

Tra le ignobili iniziative del governo Draghi, è venuto in evidenza oggi un decreto legge entrato in vigore, dopo la conversione in legge, 3 luglio 2022, il quale impone, ai fini delle presentazioni delle candidature, l’obbligo della raccolta delle firme in presenza dell’elettore e di un pubblico ufficiale, per un numero di 750 elettori per ogni collegio. Si tratta in totale di circa 60 mila firme, che devono raccogliere soltanto i partiti cosiddetti anti-sistema e non quelli che fanno parte dell’attuale Parlamento.

È un atto esecrabile, che ferisce in pieno la costituzione e il funzionamento dell’intera comunità nazionale, estromettendo in pratica dal voto una gran parte di cittadini, a causa della materiale impossibilità di raccogliere queste firme entro il 22 agosto (ultima data disponibile per la presentazione di dette firme).

Questo provvedimento, che per la sua gravità meriterebbe l’adozione, a carico del governo e del Parlamento, di quella che i romani definivano l’interdictum aquae et igni (cioè l’impossibilità di risiedere nel territorio italiano), viola in modo aperto e indegno i seguenti articoli della Costituzione:

-A) art. 48, primo comma, Cost., poiché elimina la libertà del voto;

-B) art. 49, primo comma, Cost., poiché annienta il diritto fondamentale di votare il partito al quale si è deciso di associarsi;

-C) art. 48, ultimo comma, Cost., poiché, rendendo difficile la raccolta delle firme, limita il diritto di voto;

-D) art. 3, primo comma, Cost., poiché pone in posizione diseguale i cittadini rispetto al diritto di voto;

-E) art. 51, primo comma, Cost.,poiché non concede a tutti i cittadini di “accedere alle cariche elettive in condizioni di parità”;

-F) art. 3, comma 2, Cost., poiché rende aleatorio l’esercizio del diritto fondamentale di partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese; 

-G) art. 1 Cost., poiché impedisce a parte del Popolo sovrano l’esercizio dei principi e dei diritti fondamentali della democrazia repubblicana. E si potrebbe continuare con una interminabile elencazione. 

Rivolgo viva preghiera al Presidente della Repubblica perché induca il governo a riparare a questo scempio mediante un decreto legge di revoca di quello in esame.

Invito intanto la piattaforma elettorale costituita da De Magistris, Rifondazione comunista e Potere al Popolo, al fine di superare questo impasse,  di collegarsi con i 5 stelle di Conte (esentato dalla raccolta delle firme), essendosi, questo partito, depurato di quella parte definita “Insieme per il futuro” che è passata tra i partiti di sistema.

Concludo facendo presente che questo provvedimento legislativo, tra l’altro oscurato dai media, costituisce un colpo mortale contro coloro che non vogliono adeguarsi al sistema economico predatorio neoliberista, perseguito da Draghi, che ha fatto di tutto per rendere l’Italia una preda delle potenze finanziarie straniere, gettando gli italiani in una situazione di servaggio e di schiavitù.

È in gioca il futuro della Repubblica.

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Il crollo dell’economia neocapitalista distrugge definitivamente l’economia italiana

Il crollo dell’economia neocapitalista distrugge definitivamente l’economia italiana

«La libertà di una democrazia non è al sicuro se il popolo tollera la crescita del potere privato al punto che esso diventa più forte dello stesso Stato democratico. Questa è l’essenza del fascismo: proprietà del governo da parte di un individuo, di un gruppo o di un qualsiasi potere privato».  Così diceva al Congresso Americano, nel 1938, Franklin Delano Roosevelt.

Ora che il potere di orientare i mercati è nelle mani di gruppi finanziari ed economici privati, questa triste previsione si è avverata, e l’azione della Lagarde, Presidente della BCE, che aumenta i tassi d’interesse e blocca l’acquisto da parte della Banca Centrale europea dei titoli di Stato per combattere l’inflazione, stritola completamente l’economia italiana.

I nostri governanti, che hanno seguito il neoliberismo, trasformando il sistema economico keynesiano in un sistema economico predatorio neoliberista ci hanno portati nella rovina.

E questa rovina è stata aumentata dal nostro ingresso nell’euro, che fu fortemente combattuto dal governatore Baffi e dai politici Aldo Moro e Enrico Berlinguer, e riuscì ad affermarsi per merito, si fa per dire, soprattutto di Carlo Azeglio Ciampi, Mario Draghi e Giuliano Amato.

L’euro doveva costituire un ombrello contro l’inflazione italiana, ma ora rovescia sull’Italia l’inflazione dell’intera Europa. 

Purtroppo abbiamo perso, con le privatizzazioni, quasi tutte le nostre fonti di produzione di ricchezza nazionale. Fatto gravissimo, perseguito inesorabilmente da tutti i governanti succedutisi dopo l’assassinio di Aldo Moro.

Per giunta ora ci troviamo a sopportare, con un debito stratosferico, la nuova inflazione dovuta alle manovre speculative dei gestori dell’energia, petrolifere e del gas (il prezzo di quest’ultimo è stato aumentato prima che scoppiasse la guerra il 24 febbraio con l’aggressione della Russia all’Ucraina), riempendo indebitamente le tasche dei produttori di energia, tra i quali l’Eni, che è stata trasformata in una S.p.A. e i cui benefici restano nei relativi bilanci e non giovano minimamente al bilancio dello Stato.

Ci troviamo in una vera e propria economia di guerra, aggravata dal fatto che i nostri interessi non sono affatto tutelati dalla politica economica europea, la quale, con a capo Cristhine Lagarde, non considera che i Trattati impongono un trattamento egualitario per tutti gli Stati membri, nel quadro di coesione economica e sociale, e, senza battere ciglio, colpisce atrocemente la nostra economia, imponendo una politica anti-inflazionistica, che giova agli Stati membri economicamente più forti e impedisce lo sviluppo economico dell’Italia, mentre già siamo in recessione.

La soluzione ragionevole è solo quella di tornare a una totale autarchia per non farci derubare di quel poco che abbiamo, impegnando tutte le risorse umane e naturali, e soprattutto la messa a cultura di migliaia di terreni abbandonati per sopperire quanto meno alle prime necessità di cui ha bisogno la Nazione.

Dovremmo inoltre ricollocare fuori mercato l’intero patrimonio che era in proprietà pubblica demaniale e illegittimamente è stato donato a privati.

Si tratta  specialmente dei servizi pubblici essenziali (ITA Airways, FS, ecc.), delle fonti di energia (in primis l’acqua, il gas e l’elettricità), delle situazioni di monopolio (le autostrade) e delle industrie strategiche di preminente interesse generale (come impone l’articolo 43 della Costituzione).

Sia ben chiaro che soltanto gli Enti pubblici economici e le Aziende pubbliche non possono essere acquistate da privati, non sono sottoponibili a procedure fallimentari e sono l’unico baluardo di cui disponiamo per contrapporci alla furia devastatrice della speculazione internazionale.

Come affermano illustri economisti come Stiglitz e Galbrite potremmo anche emettere biglietti di Stato a corso legale in ambito nazionale, per ottenere la liquidità necessaria per il nostro sviluppo economico.

E tutto questo è sancito dagli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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Le azioni poste in essere dall'Occidente non servono per raggiungere la pace

Le azioni poste in essere dall'Occidente non servono per raggiungere la pace

Le strazianti notizie di massacri e di stupri ai danni del Popolo ucraino lasciano poche speranze su un esito positivo della guerra. Quello che si nota è una forte asimmetria tra la potenza militare russa e l’organizzazione militare ucraina, la quale è povera di armi e, come ha detto il suo ministro degli esteri ieri alla Nato, chiede insistentemente armi all’America e all’Europa.

Ma anche qui la risposta è monca, perché le armi saranno fornite ad esclusione degli aerei, lasciando così l’esercito ucraino in condizioni di inferiorità rispetto all’armata russa.

A quanto sembra l’obiettivo militare russo dovrebbe essere quello di dividere l’Ucraina in due come avvenne per la Corea.

Intanto il massiccio impiego di armi da parte della Russia, si parla dell’invio nel sud Est del Paese di migliaia di aerei, carri armati e artiglieria , unitamente all’invio di armi agli ucraini da parte degli Usa e dell’Europa fanno chiaramente intendere che di questa parte dell’Ucraina resterà solo terra bruciata, con la distruzione completa di Mariupol e di Odessa, con tutte le opere d’arte che vi sono, e soprattutto con migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini martoriati e uccisi.

A questo punto appare chiaro che la Russia utilizza il vecchio sistema della occupazione del territorio altrui per porsi vincente al tavolo della pace, nel presupposto che l’occidente non ricorrerebbe mai a impiegare tutte le sue forze distruttive che porterebbero a una guerra nucleare, con le immaginabili conseguenze che essa comporta.

In questa situazione appare evidente che i comportamenti dell’una e dell’altra parte in conflitto non badano più agli interessi dei Popoli, ma a quello economico dei magnati russi e delle multinazionali, soprattutto, americane, poiché i danni di questa guerra e le sue atroci sofferenze e vittime ricadono certamente sul Popolo ucraino e, dal punto di vista economico, sui popoli europei.

Insomma tutto dimostra che nella situazione attuale, nella quale il progresso scientifico ha portato alla creazione di bombe nucleari, l’uso della forza è divenuto impossibile, e che è stolto continuare a combattere con armi convenzionali, in modo asimmetrico tra le parti in conflitto.

Voglio dire che oggi la soluzione delle controversie internazionali può avvenire soltanto con la costruzione di un ordinamento che assicuri la giustizia e la pace fra le nazioni, come sancisce l’articolo 11 della nostra Costituzione, e, nel caso di specie, con un negoziato.

È certamente inaccettabile che si debba arrivare a una trattativa dopo aver distrutto completamente l’oggetto della pretesa (giusta o ingiusta che sia), anziché a una regolamentazione degli interessi senza distruzione di beni e senza strazianti vittime umane, soprattutto innocenti.

L’imperativo categorico è dunque soltanto uno: riconoscere che non è razionale l’invio di armi all’Ucraina e l’applicazione di sanzioni economiche alla Russia, poiché entrambi i fatti si ritorcono ai danni del Popolo ucraino e dei popoli europei, e che l’unica soluzione possibile resta quella di una unanime condanna della guerra e non solo dei crimini che in essa si compiono, poiché la guerra è di per se stessa un crimine.

Occorrerebbe una campagna di informazione molto precisa, in modo da cambiare l’immaginario collettivo, e di bloccare sul nascere il rafforzamento di convincimenti nazionalisti che stanno affermandosi anche in Europa, facendo capire che il nazionalismo porta all’aggressione dei popoli e delle nazioni, distruggendo la civiltà e il progresso materiale e spirituale delle società, mentre soltanto la solidarietà internazionale (che consiglierebbe la revisione della Carta dell’Onu) è in grado di assicurare una civile convivenza fra tutti.

L’alternativa, se si resta sulle posizioni attuali, è solo quella di una guerra atomica distruttiva della vita dell’uomo e della vita del Pianeta.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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La guerra infrange la solidarietà dei Popoli e fa rivivere l'istinto dell'uomo branco

La guerra infrange la solidarietà dei Popoli e fa rivivere l'istinto dell'uomo branco

Le notizie che giungono dall’Ucraina sono strazianti e dense di crimini contro l’umanità, e tutto fa supporre che da ambo le parti (Usa compreso) non ci siano margini di trattative, ma ci si prepara, probabilmente, a una guerra totale alla quale si sta pervenendo con una costante escalation nell’uso delle armi.

Sembra che l’istinto di sopraffazione, dettato nell’animo umano dall’istinto ineliminabile di sopravvivenza, che era stato superato dall’uomo branco divenendo uomo civile in virtù del sentimento, che pure esiste nell’animo umano, della solidarietà, facendo nascere le comunità politiche, stia riemergendo nei dirigenti della politica mondiale, il cui obiettivo, forse dettato dalla paura, è quello di distruggere la coesione e la solidarietà dei cittadini che nel loro complesso costituiscono le comunità statali.

Insomma l’idea che gli armamenti atomici avessero allontanato per sempre il ricorso alla guerra appare pienamente smentita da questo ritorno all’inciviltà, del quale il primo responsabile è stato Putin con la sua aggressione militare all’Ucraina.

Noto che la Comunità internazionale è una situazione di fatto e non di diritto, e che essa mira a trovare continuamente dei nuovi equilibri nello scontro di interessi individuali, ritenuti più o meno validi dai governanti delle nazioni.

Quello che è certo è che il Popolo di per sé non vuole la guerra e che sono i capi di Stato e di governo che la decidono, coinvolgendo con una propaganda menzognera e criminale l’opinione pubblica generale.

L’esperienza dell’invasione dell’Ucraina da parte dei russi ha fatto sorgere in molti l’idea di risolvere il problema ricorrendo all’Onu, alle organizzazioni per i diritti umani e anche alla possibilità di procedere a un nuovo processo di Norimberga, per accertare i responsabili dei crimini di guerra.

Insomma nel sistema del diritto internazionale emerge, nelle menti migliori, l’esigenza di trovare una regolamentazione giuridica a questa terribile situazione di fatto.

A mio avviso, condiviso subito dalla Gabanelli e dallo stesso Zelensky, come ho scritto lunedì scorso, è indispensabile far ricorso alla vera essenza delle democrazia che ha il suo fondamento nella solidarietà dei popoli al fine di assicurare la pace e la giustizia nel mondo.

Di conseguenza mi sento di proporre una campagna di informazione capillare per una modifica della carta dell’Onu, che elimini il diritto di veto riservato ai 5 componenti permanenti del Consiglio di sicurezza (cioè ai vincitori della seconda guerra mondiale) trasferendo il potere decisionale, da esercitarsi secondo il criterio della maggioranza, a tutti gli Stati aderenti all’organizzazione.

Mi rendo conto che è un’operazione difficile, ma mi sembra che si tratti dell’unica piccola luce nel buio pesto di questa notte piena di lacrime e sangue, sopratutto innocente.

C’è da dire che la guerra è un male assoluto che comporta anche danni gravissimi e talvolta irreparabili all’economia dei Popoli, specialmente nell’attuale momento storico nel quale, per somma disgrazia, si è affermato il pensiero unico dominante del neoliberismo, che ha fondato tutto sull’egoismo e sugli interessi individuali, nel presupposto, puramente immaginario, che tutto è regolato da una (inesistente) mano invisibile che agirebbe nel mercato generale.

A causa di questa errata ideologia la coesione dei popoli è stata infranta e i beni inalienabili e incomprimibili ad essi spettanti come proprietà pubblica demaniale sono stati privatizzati e praticamente donati a singole multinazionali e comunque alla finanza, le quali certamente non perseguono gli interessi dei popoli, ma gli interessi personali.

Esempio tipico è quello dell’azione politica che sta portando avanti il governo Draghi, il quale, da banchiere, sostiene gli interessi della finanza e delle multinazionali, impedendo l’intervento dello Stato da imprenditore nell’economia e non pensando che gli investimenti nell’interesse pubblico possano essere perseguiti soltanto dallo Stato e non da singoli privati.

Per cui, nello situazione in cui ci troviamo, anziché attuare la Costituzione, che vuole in mano pubblica i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche (art. 43 Cost.), egli inserisce nel programma del Recovery fund l’immediata privatizzazione dell’acqua del meridione, giustificandola, molto erroneamente, come l’unico mezzo per adeguare la situazione economica meridionale a quella del settentrione d’Italia.

Due obblighi morali si impongono oggi ai cittadini di buona volontà: quello di democratizzare l’assemblea dell’Onu, spostando il potere decisionale all’assemblea di tutti gli Stati aderenti, eliminando così il diritto di veto dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza, e ricostituire, in Italia, estromettendo dal governo il banchiere Draghi, il demanio costituzionale che spetta al Popolo a titolo di sovranità.

Noto in particolare che se le fonti di energia, come prevede il citato articolo 43 della Costituzione, fossero in mano pubblica e non di singole multinazionali, i grandi guadagni derivanti dall’aumento del prezzo dei prodotti energetici finirebbero nel bilancio dello Stato, evitando così che l’enorme aumento delle bollette resti esclusivamente a carico dei singoli consumatori.

Come si nota la via maestra è sempre quella di seguire gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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La guerra continua seguendo le sue leggi

La guerra continua seguendo le sue leggi

Le notizie sulla guerra continuano secondo il loro naturale svolgimento. La Russia sta completando la sua opera di accerchiamento e anche la città di Odessa è stata bombardata dalle navi stanziate nel Mar Nero.

Un piccolo spiraglio si apre sul piano delle trattative, perché il Presidente Zelensky ha escluso che tra le aspettative degli ucraini ci sia anche quella di far parte della Nato.

Tuttavia come contrappunto a questa dichiarazione la vice Premier Iryna Vereshchuk ha ribadito che gli ucraini non vogliono perdere nemmeno un centimetro del loro territorio, non vogliono abbandonare il Donbass e riconoscere l’annessione della Crimea alla Russia.

Intanto questa mattina si sono recati a Kiev i primi ministri di Slovenia, Polonia e Repubblica Ceca e si spera che il loro intervento possa in qualche modo facilitare le soluzioni diplomatiche.

Dal punto di vista degli effetti di questa guerra è noto che le sanzioni economiche hanno avuto la conseguenza di far aumentare i prezzi energetici fino alle stelle. Per cui danni enormi sono ricaduti sulla nostra economia.

Ciò conferma quanto ho sempre detto contro le privatizzazioni e sulla necessità di mantenere fuori del mercato, evitando che su di essi si avventino le speculazioni degli operatori finanziari, i beni necessari per la costituzione e la vita della Comunità statale, specialmente, come sancisce l’articolo 43 della Costituzione, i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche.

Non sfugge a nessuno che se i governi italiani non avessero privatizzato e svenduto l’ENI, avremmo disposto di uno strumento essenziale per il rifornimento differenziato del gas e di altre fonti energetiche, ma i nostri governi, dall’assassinio di Aldo Moro in poi (alla cui memoria ci inchiniamo nella giornata odierna, data del suo assassinio), si sono cimentati nell’agire contro il Popolo italiano e a favore delle multinazionali e delle speculazioni finanziarie, come da ultimo ha fatto Mario Draghi proprio a proposito dell’invio di armi all’Ucraina.

Egli avrebbe potuto rispondere che l’Italia non poteva aderire a una richiesta del genere perché glielo impedisce l’articolo 11 della Costituzione, secondo il quale l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, ma che tuttavia egli, atteso per un incontro con Putin, avrebbe speso tutte le sue energie per risolvere il conflitto sul piano diplomatico. Avrebbe fatto una bella figura e avrebbe dato prestigio al Popolo italiano che ora sulla scena internazionale appare timido, incerto e servo degli Stati Uniti. Ma per Draghi le multinazionali valgono molto più dei principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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