Alitalia nelle strette della gabbia europea

Alitalia nelle strette della gabbia europea

Il contagio da corona virus diventa sempre più incontrollabile e, mentre si va avanti ancora alquanto lentamente nelle vaccinazioni, il rischio di un prossimo lockdown si fa sempre più concreto.

Sul piano economico è da segnalare un articolo di Michela Gabanelli sul Corriere della Sera, il quale pone in luce i gravi costi che la politica italiana ha finora sostenuto per mantenere in vita la compagnia Alitalia, senza riuscire a trarla fuori dalle sabbie mobili in cui si trova.

Gli enormi costi sostenuti con denaro pubblico dipendono dai pagamenti effettuati per le indennità corrisposte ai numerosi commissari (ben 7 dal 2017 ad oggi) i cui interventi si sono dimostrati privi di validi risultati, per inutili consulenze, per l’assistenza degli studi legali nelle numerose controversie giuridiche, per l’ideazione dei programmi non chiari e contraddittori, mai giunti a conclusione, e così via dicendo.

Sembra di rivivere lo sforzo che fecero Ciampi, Draghi e Amato, nel 1992, quando per salvare la lira dal cambio di moneta divenuto fortemente sfavorevole, furono capaci di svendere tutte le divise estere in possesso della Banca d’Italia, arrivando alla fine egualmente alla svalutazione della lira.

Insomma la nostra rovina sta nella incapacità dei politici, a qualsiasi livello, di capire qual è nella realtà l’azione da svolgere per salvaguardare gli interessi italiani.

Il problema di fondo sta nel fatto che, insensatamente, ci siamo legati le mani entrando nella zona euro, che ci impedisce oggi, proprio a proposito di Alitalia, di mantenere, come proprietà pubblica, la costituenda compagnia aerea Ita, imponendoci di porla sul mercato con bando europeo.

Ed è da sottolineare che l’Italia ha già lautamente pagato la riacquisizione al Popolo di detta compagnia, avendo già speso, per mantenere in vita Alitalia, 5 miliardi di euro, e per essersi impegnata, per la costituzione della nuova compagnia Ita, per altri 3 miliardi di euro.

È pura pazzia, sia ciò che è avvenuto, sia quello che si vuol costringerci a fare. Ricordo, come al solito, che, secondo la giurisprudenza costituzionale, la nostra Costituzione prevale sui trattati europei e che secondo essa le fonti di produzione di ricchezza nazionale, tra le quali primeggia il trasporto aereo, devono essere in mano pubblica e quindi fuori commercio, perché riguardano il soddisfacimento di bisogni e diritti fondamentali.

Dunque bisogna dire basta agli sprechi finora prodotti da idee poco chiare nella direzione di Alitalia e bisogna affermare che la costituenda compagnia aerea Ita deve essere considerata come inalienabile proprietà pubblica del Popolo italiano.

In questo l’Europa non può metterci becco. E ricordo comunque che gli Stati europei si sono accollati i debiti di guerra della Germania e che l’Unione europea ha consentito che la stessa Germania superasse per 5 anni i limiti di Maastricht in compagnia della Francia, che li supera costantemente da anni, e ha accollato a tutta l’Europa il costo per la riunificazione tedesca, per la quale si continua a dare il relativo contributo per un’anomala interpretazione data dalla Corte di giustizia europea.

Causa di tutto questo è l’imperversare del pensiero economico patologico, predatorio e disumano neoliberista, che pone limiti ai Paesi deboli e lascia liberi i Paesi forti, in nome di un principio di concorrenza che non può essere attuato come regola valevole in ogni caso e che comunque dovrebbe essere osservato da tutti su un piano di assoluta parità.

Tutto questo è scritto negli articoli 1, 3, 11, 41, 42 e 43 Cost.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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