La questione vaccini dimostra che l'Unione europea è in frantumi

La questione vaccini dimostra che l'Unione europea è in frantumi

La situazione del Covid-19 continua a impensierire i governi, soprattutto europei, per l’avanzata incontrollabile della variante inglese.

Il nuovo DPCM tiene conto di questa evoluzione e pone nuove misure restrittive tingendo l’Italia di rosso e di arancione.

I chiarimenti sul DPCM sono stati affidati al Ministro per la Salute Speranza e alla Ministra per gli affari regionali Maria Stella Gelmini.

Con questo atteggiamento Draghi ha dimostrato di voler evitare il più possibile le sue apparizioni in pubblico al fine di dimostrare la sua volontà di fare, anziché di parlare.

Dopo i primi atti di questo governo si ha l’impressione che Draghi voglia assumere una posizione decisionista, ovviamente dopo aver ascoltato gli organi competenti, per ottenere risultati rapidi e visibili.

Purtroppo egli si scontra oggi, a proposito della fornitura dei vaccini, con gli errori commessi dalla Commissione europea, che, a quanto sembra, si è sottomessa alla volontà delle case farmaceutiche, poco impegnandosi nella tutela degli interessi dei cittadini europei.

Agli occhi degli osservatori l’Europa appare sempre più come un organismo frantumato, che intralcia l’attività dei singoli Stati, piuttosto che favorire la creazione di un’Unione federale tra gli Stati stessi.

Austria e Danimarca hanno deciso di acquistare direttamente i vaccini, superando l’ostacolo dell’autorizzazione dell’Ema, direttamente da Israele, e l’Austria sta tentando di ottenere il vaccino Sputnik dalla Russia.

Tale vaccino è già arrivato alla Repubblica di San Marino e i cittadini dell’Emilia Romagna si sono posti in fila per usufruirne.

Nell’attuale frangente dell’infezione del corona virus appare sia crollata in pieno la concezione neoliberistica dell’Europa. In questa situazione eccezionale hanno ottenuto successo i singoli Stati nazionali, mentre l’Europa ha dovuto immediatamente constatare quanto farraginosa sia la sua organizzazione che, ruotando intorno ai principi neoliberisti, si è ispirata al concetto di uno sviluppo economico illimitato (concetto balordo e irreale), nell’adozione di una moneta unica e di un sistema di austerità, produttiva di enormi indebitamenti per i Paesi più deboli.

Infatti il patto di stabilità è stato immediatamente sospeso e il Consiglio europeo, per la prima volta nella storia dell’Unione europea, ha deciso il cosiddetto Recovery Fund, il quale per altro prevede anch’esso una farraginosa procedura.

In questa situazione appaiono in pieno contrasto con la realtà le affermazioni che Draghi ha fatto nel suo discorso inaugurale, sottolineando che l’euro è irreversibile, che l’Italia deve cedere altra sovranità all’Europa e che l’obiettivo deve essere quello di perseguire una sovranità condivisa a livello europeo.

I fatti hanno dimostrato il contrario e le affermazioni di Draghi si rivelano pienamente in contrasto con quanto sapientemente scritto nell’articolo 11 della Costituzione, il quale non parla di cessioni di sovranità, ma di limitazioni al fine di ottenere un ordinamento che assicuri la giustizia e la pace fra le nazioni, in condizioni di parità fra gli Stati.

È sfuggito al nostro Presidente del Consiglio dei ministri che questa parità non esiste, come dimostra il fatto che Austria e Danimarca si stanno muovendo unilateralmente e che in precedenza, contro il Recovery Fund, si erano schierati Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia, autodefinitisi Paesi frugali, per non parlare dei Paesi del Visegraad che costituiscono un’altra unità all’interno dell’Unione europea.

A questo punto Draghi, oltre a badare agli interessi italiani, come sembra stia facendo, dovrebbe anche impegnarsi per la totale ricostituzione dell’Unione europea ai cui operatore egli ciecamente obbedisce.

Insomma, a parte le decisioni da adottare a livello internazionale sull’atlantismo o non, egli dovrebbe capire che il neocapitalismo, accentuato dalla visione neoliberista, ha fatto il suo corso e che l’unica via di salvezza per i popoli è quella di restituire ad essi la piena sovranità, della quale si sono impadroniti singoli privati e ciniche multinazionali, divenendo gli effettivi padroni delle fonti di produzione della ricchezza nazionale, come del resto hanno inconfutabilmente dimostrato le potenti case farmaceutiche in questo collettivo disastro.

La guida da seguire è scritta in Costituzione, e precisamente negli articoli 3, 11, 41, 42 e 43, che oggi sono divenuti di un’attualità imperativa e non discutibile.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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