L'imbecillitas dei negazionisti e perché è giusto votare no al Referendum

L'imbecillitas dei negazionisti e perché è giusto votare no al Referendum

Sulla stampa di oggi sono trattati essenzialmente due problemi. Quello delle restrizioni per il corona virus e quello del voto per il referendum che dà il via al taglio dei parlamentari.

In ordine al primo problema, usiamo, come altre volte (per non offendere nessuno), il termine di imbecillitas in senso ciceroniano.

Ci domandiamo, come è possibile incitare alla disobbedienza a provvedimenti di carattere restrittivo, emanati per tutelare il diritto fondamentale alla salute, sul presupposto indimostrato (e seguito soltanto da qualcuno che si autoproclama scienziato o che proclama idee del tutto personali) che il corona virus sarebbe un virus come gli altri e non avrebbe una elevatissima capacità di contagio, provocando elevati effetti letali.

Oggi nel mondo ci sono oltre 27 milioni di contagiati e i decessi sfiorano il milione e tale realtà non può essere negata.

Peraltro non ha senso dire che i morti sono quelli che già hanno altre patologie pregresse, poiché è accertato che causa del decesso medesimo è sempre stata un tipo speciale di polmonite, quella interstiziale, provocata unicamente dal Covid-19.

La manifestazione dell’altro ieri, che lascia stupiti e inorriditi, per la imbecillitas degli stessi manifestanti, induce a estendere i contagi eliminando le restrizioni poste dal governo, cioè le mascherine e il distanziamento sociale e sono a favore delle multinazionali farmaceutiche, le quali sono tutte in corsa, con l’appoggio dei propri Stati, per trovare per primi il vaccino, che nel caso di specie, significherebbe conquistare una miniera d’oro.

Abbiamo visto i no-vax protestare in modo inconsulto per ottenere un fine opposto a quello che perseguono, e cioè proprio la limitazione dei vaccini.

Infatti quanto più si estende il contagio tante più saranno le persone che si vorranno vaccinare.

Questa tragica manifestazione dimostra che il pensiero neoliberista è entrato profondamente negli esponenti dell’estrema destra, alla quale si sono accodati, forse inconsapevolmente, anche i sostenitori dei no-vax.

Come sempre diciamo, la vera tragedia dipende dal fatto che il pensiero neoliberista è diventato l’unico pensiero dominante.

Per quanto riguarda il referendum sul taglio dei parlamentari, in attesa di approfondire il tema in un prossimo scritto, diciamo che a nostro avviso è doveroso votare NO, perché l’eventuale vittoria del Sì sconvolgerebbe l’attuale sistema della rappresentanza politica.

Innanzitutto è menzognero affermare che la riduzione dei parlamentari darebbe più efficienza al funzionamento del Parlamento.

Come giustamente osserva l’avvocato Felice Besostri, l’efficienza dipende dalla qualità dei rappresentanti parlamentari e cambiando il loro numero non si otterrebbe nessun beneficio in questo senso.

Inoltre l’approvazione di questa legge inciderebbe molto negativamente sul principio costituzionale dell’eguaglianza del voto, sancita dall’articolo 49 della Costituzione, poiché l’attribuzione dei seggi ai singoli collegi elettorali (nei quali viene suddivisa l’Italia al fine di eleggere Deputati e Senatori) resterebbe quella prevista dal governo dell’epoca con il Rosatellum (sistema elettorale vigente), secondo il quale la formazione dei collegi dipenderebbe dall’ampiezza dei singoli territori e dal numero delle persone in questi residenti, con uno scostamento del numero degli eletti di Camera e Senato, di non oltre il 20%, in eccedenza o in difetto, e porterebbe alla conseguenza di enormi differenze del numero dei seggi spettante ai singoli collegi.

Utilizzando il sistema della vecchia legge elettorale si determinerebbe una inaccettabile disparità di trattamento fra i collegi stessi. Ad esempio, la Lombardia, come rileva l’avvocato Giuseppe Libutti, perderebbe 18 senatori, la Campania ne perderebbe 11, mentre il Trentino Alto Adige ne perderebbe uno. Una ingiustizia nell’ingiustizia.

In realtà, come dice il Professor Ainis, bisognerebbe prima, con legge elettorale, stabilire le norme alle quali deve ispirarsi il governo nella divisione dell’Italia in collegi elettorali e poi passare all’approvazione della legge, ma questo è possibile solo i nostri politici aprono la loro mente alla verità piuttosto che alla menzogna.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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