I contrasti sul Recovery Fund rischiano di spaccare l'Unione europea

I contrasti sul Recovery Fund rischiano di spaccare l'Unione europea

Il sistema economico predatorio neoliberista ha a tal punto offuscato le menti dei politici di tutto il mondo da impedire loro qualsiasi soluzione ragionevole.

L’esempio più drastico è quello del Brasile, dove i contagi da corona virus sono circa un milione e c’è l’assoluta impossibilità di curare gli indigeni dell’Amazzonia, i quali sono sfruttati in modo disumano dalle multinazionali, essendo costretti a lavorare per miseri guadagni e in nero, nell’assenza di qualsiasi struttura sanitaria.

L’infezione, come afferma l’associazione Medici senza Frontiere, è stata portata in quelle terre dai ricchi brasiliani, e la popolazione indigena, privata anche del capo storico Paulinho Paiakan, deceduto per effetto del Covid-19, rischia davvero l’estinzione.

Situazione diversa, ma analoga nei contenuti, si verifica anche in Europa, dove Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia, davvero con gli occhi chiusi, si ostinano a negare elargizioni di contributi ai Paesi meno forti economicamente, i quali hanno subito maggiormente gli effetti più gravi del corona virus. E affermano la loro disponibilità solo per i prestiti, cioè per i legacci da porre al collo degli Stati più deboli al fine di impossessarsi delle loro economie.

L’unico barlume di logica lo si scorge nell’atteggiamento della Merkel e della Von der Leyen, le quali capiscono che l’uscita dalla zona euro di Italia e Spagna farebbe crollare l’intera impalcatura dell’Unione europea.

Le probabilità che l’atteggiamento assunto dalla Merkel riesca ad affermarsi sono legate al fatto che dal primo luglio la stessa assumerà la Presidenza di turno dell’Unione europea.

A nostro avviso la situazione dell’Unione europea appare alquanto compromessa. Infatti non è possibile parlare di unione all’interno di un raggruppamento di Stati nel quale i più forti vogliono sottomettere economicamente i più deboli, con il selvaggio metodo dell’indebitamento, operando per altro sul piano di una concorrenza sleale come dimostra il fatto che l’Olanda e altri Paesi sono diventati dei paradisi fiscali.

Riteniamo che i Paesi del Sud Europa debbano trovare essi una forma di Unione, ed emettere ciascuno moneta di Stato. Fatto non vietato dai trattati, secondo i quali la Bce ha il monopolio delle banconote, cioè dei biglietti emessi dalle banche, ma non escludono l’emissione di biglietti di Stato, cioè delle monete emesse dal ministero del Tesoro degli Stati membri, come fece l’Italia nel 1966, quando era Presidente del Consiglio Aldo Moro.

In questa maniera i Paesi del Sud Europa non dovrebbero affrontare le difficoltà incontrate dall’Inghilterra con la Brexit, rimpallando a Bruxelles l’onere di stabilire se tale comportamento implica o non l’uscita dalla zona euro o addirittura dall’Unione europea.

Siamo sempre stati convinti europeisti, ma la situazione dell’Unione europea odierna non ha più nulla a che vedere con i trattati istitutivi e si potrebbe anche dire che tale Unione si è praticamente dissolta per aver perseguito senza scrupoli l’egoistico sistema economico predatorio neoliberista, che ha trasformato l’Unione in un’area nella quale i Paesi più forti conquistano le economie dei Paesi più deboli.

Ricordiamo che da parte nostra c’è la Costituzione della Repubblica italiana, i cui principi e diritti fondamentali prevalgono su qualsiasi trattato internazionale ed europeo (art. 117, comma 1, Cost.), come sempre ribadito dalla nostra Corte costituzionale.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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  1. La violazione della costituzione più volte violata dal governo Renzi e Conte sui decreti COVID e obblighi vaccinali di Renzi

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