Tim e fibra ottica sono prevalentemente nelle mani della speculazione del mercato generale

Tim e fibra ottica sono prevalentemente nelle mani della speculazione del mercato generale

Rilevo dalla stampa odierna quale sia l’andamento delle trattative sulla rete nazionale della telefonia e della fibra ottica.

Per quanto riguarda la Tim è difficile prevedere quale sarà la decisione finale delle trattative in corso tra gli attuali azionisti di Tim, e cioè soprattutto i francesi di Vivendi, che con oltre il 24% delle azioni, è azionista maggioritaria, e gli statunitensi del fondo d’investimento Kkr, nonché, per ultimo, il nostro governo.

Si tratta di un caso nel quale appare evidente che, secondo l’attuale sistema economico predatorio neoliberista, un servizio pubblico essenziale, come quello della telefonia e della fibra ottica, anziché restare nel demanio costituzionale del Popolo, come chiaramente prescrive l’articolo 43 Cost., è stato posto sul mercato dal provvedimento di recepimento della direttiva Bolkestein. E così assistiamo al disgustoso spettacolo di temibili avvoltoi che si colpiscono a vicenda per impadronirsi di una ricchezza che appartiene al Popolo italiano, il cui governo sembra resti a guardare.

La lotta si svolge infatti soprattutto tra il fondo statunitense d’investimento Kkr e la francese S.p.A. Vivendi, la quale ritiene che l’offerta di Kkr sia molto bassa rispetto alle valutazioni di mercato, per cui la discussione resta pienamente aperta e non si sa cosa farà la nostra S.p.A. Cassa depositi e prestiti.

Intanto quello che appare evidente è che il mercato finanziario globale, vedendo allontanarsi il predominio della statunitense Kkr, ha immediatamente fatto abbassare il valore venale delle azioni di Tim, dimostrando così che nell’attuale sistema economico neoliberista, i veri padroni sono gli speculatori del mercato generale.

È per questo che ho ritenuto doveroso richiamare l’articolo 43 della Costituzione, allo stato pienamente disatteso, che non consente di porre sul mercato, e cioè di sottoporre in ultima istanza, alla valutazione della speculazione, un servizio pubblico essenziale come quello in esame, laddove è chiaro dovere del governo far ricorso al Golden Power e soprattutto nazionalizzare Tim che, oltre a gestire un servizio pubblico essenziale, è da considerare gestrice anche di fonti di energia. Beni e servizi che appartengono in “proprietà pubblica demaniale” al Popolo italiano.

Ribadisco che, a mio avviso, la via più spedita da intraprendere è quella della nazionalizzazione, affidando questo servizio a un’azienda pubblica di Stato, diversa anche dalla Cassa depositi e prestiti che anch’essa è una S.p.A., che è stata indebitamente (essendo gestrice del pubblico risparmio) posta sul mercato.

Ed è per questo che ancora una volta invito tutti ad attuare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

Come iscriversi all'associazione del Presidente Maddalena

Le insidie contro l'indipendenza italiana stanno per prendere corpo. Attenzione Popolo sovrano!

Le insidie contro l'indipendenza italiana stanno per prendere corpo. Attenzione Popolo sovrano!

La stampa odierna distrae unanimemente l’opinione pubblica parlando di greenpass. E solo nelle ultime notizie dei giornali (per il Corriere della sera a pagina 36) si fa cenno alla gravissima situazione della proprietà della rete della fibra ottica e della sua piattaforma gestionale.

Eppure si tratta di un argomento strategico che investe anche aspetti miliatari di difesa nazionale, nonché, e questo non è davvero da trascurare, la possibilità di accedere, da parte di chi gestisce questi servizi, a informazioni e dati sensibili che riguardano ogni singolo cittadino.

Attualmente la fibra ottica, e cioè quello che potremmo definire il canale principale che reca l’effettiva connessione a internet in prossimità delle abitazioni, è gestita all’80% da Tim e al 20 % da Open Fiber, mentre, lo si tenga ben presente, il capitale di Tim versato è pari a 11.677.002.855,10 euro, ed ha la seguente composizione:

Vivendi  23,75%
Cassa Depositi e Prestiti9,81%
Gruppo Telecom Italia1,01%
Investitori istituzionali italiani3,57%
Investitori istituzionali esteri41,28%
Altri azionisti  20,58%

mentre il capitale versato di Open Fiber è di appena 250 milioni, la cui composizione è la seguente:

Cassa Depositi e Prestiti60%
Fondo australiano Macquarie40%

In questo quadro appare evidente, che minima è la ricchezza di Open Fiber, mentre, per quanto concerne Tim il socio di maggioranza è la francese Vivendi. Ed è assolutamente da sottolineare che secondo la Costituzione la rete della fibra ottica e il passaggio dalla fibra ottica agli utenti finali (la cosiddetta piattaforma gestionale) devono essere in mano pubblica, poiché si tratta di servizi pubblici essenziali, i quali sono parte del demanio, costituzionalmente interpretato, e quindi sono inalienabili, inusucapibili e inespropriabili.

Viceversa al momento è tutto in mano dei privati, i quali, Vivendi in testa, hanno il solo scopo di ottenere il massimo guadagno possibile, nella trattativa in corso con la statunitense Kkr, omettendosi così qualsiasi attenzione per quanto riguarda l’utilizzo e la privacy dei singoli utenti.

In questa situazione di enorme gravità il governo tace e affida lo studio, come avviene di solito, a una commissione di esperti, in attesa di quanto si verificherà sul piano commerciale e non si può non osservare che in casi di questo genere, in cui sono in gioco fortissimi interessi nazionali, il governo deve essere in prima linea e disporre esso le azioni da compiere.

E d’altronde si tratta di una sola azione: la nazionalizzazione della rete di fibra ottica e della piattaforma gestionale della stessa. A tal riguardo non si può opporre la mancanza di fondi, poiché abbiamo a disposizione quelli del PNRR, che sono molto abbondanti per quanto riguarda per l’appunto questo settore.

E non è da disattendere l’opinione di chi vede il motivo ispiratore della proposta della statunitense Kkr proprio nell’acquisizione dei soldi del PNRR. Considerato che dalla privatizzazione di Telecom, che brillava per i suoi profitti quando era nelle mani pubbliche, la situazione della subentrata Tim, è peggiorata enormemente, con un notevole accrescimento dei debiti.

Questo atteggiamento governativo è estremamente preoccupante, perché si collega all’iniziativa di Draghi e Macron di una molto stretta collaborazione politica ed economica prevista nel cosiddetto Trattato del Quirinale, in virtù del quale il 29 novembre prossimo il Presidente della Camera Roberto Fico dovrà recarsi a Parigi per stringere un accordo con l’omologo francese per una cooperazione strutturata tra le due Camere, che prevede anche Consigli dei ministri unificati. E ciò senza che prima sia stato informato il Parlamento e con un’azione di vertice che non è assolutamente compatibile con il nostro ordinamento costituzionale, nel quale la sovranità appartiene, non al governo, ma al Popolo, il quale agisce attraverso la è rappresentanza di deputati e senatori.

Tutto questo è un assurdo politico e giuridico, perché propone, sull’esempio di quanto è sempre avvenuto ed avviene nel Consiglio europeo, che le decisioni che ci riguardano direttamente vengono assunte sulla base delle forze in campo e quindi sempre a nostro discapito.

E la mia preoccupazione sta proprio nel constatare che questa subordinazione dell’Italia allo straniero viene ripetuta proprio nel rapporto con la Francia, attraverso Consigli dei ministri congiunti, dove ovviamente prevarrà la forza politica e economica della Francia sulla debolezza politica e economica dell’Italia.

Praticamente una resa ai francesi in vista della definitiva annessione dell’Italia alla Francia.

Ovviamente tutto questo mette sotto i piedi in modo irrituale e offensivo per il Popolo italiano, la nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Qui si sta intaccando sul serio la stessa sopravvivenza e la stessa indipendenza del nostro Stato-Comunità. È indispensabile pertanto che tutti coloro che esprimono il loro malessere partecipando a numerose manifestazioni di piazza pongano come fine delle stesse la difesa dell’economia e dell’indipendenza italiana in ambito europeo, chiedendo l’immediata nazionalizzazione dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia, delle situazioni di monopoli e delle industrie strategiche, come prevede l’articolo 43 Cost.

Come al solito invito tutti a chiedere l’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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A causa delle micidiali privatizzazioni sono in gioco le telecomunicazioni, che servono anche alla difesa nazionale

A causa delle micidiali privatizzazioni sono in gioco le telecomunicazioni, che servono anche alla difesa nazionale

La notizia che occupa la maggior parte dei giornali odierni si riferisce alla vicenda Tim, per la quale c’è la proposta, come ho detto ieri, di un’offerta amichevole (e al ribasso) di 11 miliardi per l’ acquisto da parte del fondo americano KKR.

È evidente che l’interesse del fondo americano nasce dal fatto che, a seguito della privatizzazione di Telecom, la quale ha tolto agli italiani la proprietà pubblica della telefonia, la subentrata Tim non ha più investito i profitti in attività produttive, ma li ha divisi fra i soci, producendo gravissime perdite. E di qui la debolezza della quale intende oggi giovarsi il fondo americano.

C’è da tener presente inoltre, che il prospettato intervento americano ha pure un valore geopolitico, poiché gli Stati Uniti, per combattere l’invadenza cinese, tendono ad appropriarsi di tutti qui beni e servizi che potrebbero essere comprati dai cinesi medesimi, e in questa situazione spetta a noi difendere i nostri beni, considerandoli, come vuole la Costituzione, parte del demanio costituzionale del Popolo e pertanto inalienabili, inusucapibili e inespropriabili.

Ed è da sottolineare che Tim, la cui capitale è quasi tutto in mano straniera, possiede la rete nazionale del rame e della fibra ottica, insieme, per una piccola parte, con Open Fiber (rete che fu pagata dagli italiani, i quali, a seguito di detta privatizzazione sono rappresentati in Tim soltanto per il 9,8% del capitale da parte di Cassa Depositi e Prestiti), una rete che ha anche funzioni di intelligence e che tira in ballo la stessa difesa militare dell’Italia.

Di fronte a questa articolata e, per gli italiani, dannosissima situazione, esiste una sola via d’uscita: la nazionalizzazione di tutte le imprese concernenti l’infrastruttura della rete nazionale in rame e fibra ottica.

Questa volta, pagando con denaro contante, l’indennità di esproprio (un altro effetto dannoso delle privatizzazioni), facendo in modo che almeno i benefici del PNRR vadano agli italiani e non agli speculatori stranieri.

Tutto questo è imposto, con una norma specifica, dall’articolo 43 della Costituzione, secondo il quale, come più volte ho ripetuto, i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche devono essere in mano pubblica o di comunità di lavoratori o di utenti.

Se il governo verrà meno anche a questo suo preciso dovere dimostrerà di voler agire contro gli interessi italiani e a favore degli interessi speculativi di soggetti stranieri.

Concludo ricordando che le privatizzazioni distruggono i beni che sono in proprietà pubblica demaniale del Popolo e sono pertanto elementi costitutivi dello Stato-Comunità (cioè del Popolo stesso), il quale non può esistere senza mantenere fuori commercio questi beni e servizi essenziali.

Come al solito invito tutti a prodigarsi per l’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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