L'Italia continua a perdere pezzi importanti. Anche le autostrade resteranno in mano straniera

L'Italia continua a perdere pezzi importanti. Anche le autostrade resteranno in mano straniera

Sul piano dell’infezione da Covid-19 sembra che si stia delineando una lieve diminuzione dei contagi, sia in Italia che in Europa. Ma per ora non si possono dare notizie definitive anche perché nel resto del mondo i contagi hanno superato i 25 milioni.

Per quanto riguarda la politica italiana, mentre si imporrebbe di parlare della ripresa economica del Paese attraverso l’utilizzo dei prestiti che dovrebbero arrivare dall’Europa, i nostri parlamentari si gingillano a discutere di un emendamento posto da una trentina di deputati 5 stelle al decreto legge “proroghe Covid-19”, con il quale si chiede lo stralcio dalle proroghe, in via generale previste da detto decreto, soltanto per quella relativa ai servizi segreti.

Il fatto è avvilente, poiché in un regime di proroghe generalizzato, non ha molto senso questionare soltanto su un tema.

Agli occhi dei più questo atteggiamento è stato visto come un siluro contro il governo, il quale ha posto, al riguardo, la mozione di fiducia.

Mettere in discussione la stabilità del governo in questo momento è davvero un fatto inconcepibile.

Ci sono argomenti importanti da affrontare, il corona virus è tutt’altro che debellato e la furia devastatrice delle multinazionali si sta avventando contro il patrimonio pubblico italiano con una forza maggiore di quella del passato.

Ieri abbiamo assistito alla vittoria della multinazionale Tim, che persegue interessi individuali e non gli interessi nazionali. Essa infatti si è impossessata della costruzione e della gestione della rete a fibra ottica, che, a termine dell’articolo 43 della Costituzione, spetterebbero entrambe al Popolo italiano e cioè a enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti.

La prevaricazione delle multinazionali è evidentissima anche oggi, a proposito della gestione delle autostrade.

Queste sono, al momento, gestite dalla S.p.A. Autostrade (Aspi), la quale è costituita per l’88% dalla multinazionale Atlantia (che a sua volta è formata per il 30% dalla famiglia Benetton, per il 40% da fondi stranieri, per il 5% da fondi italiani, mentre il rimanente delle azioni sono flottanti sul mercato) e per il restante 12% dai tedeschi di Allianz e dai cinesi di Silk Road.

In questo stato di cose, il governo italiano mira timidamente a un ingresso nella gestione delle autostrade della Cassa depositi e prestiti, attraverso un aumento di capitale. Ma a questa finalità si oppone Atlantia, la quale propone di vendere sul mercato generale il suo capitale azionario (che ieri è stato valutato in 11 miliardi di euro), lasciando alla cassa depositi e prestiti la possibilità di acquistare tali azioni alla pari di qualsiasi altra S.p.A.

Ciò dimostra il disastro immane che hanno compiuto i nostri governanti attraverso le privatizzazioni, nel caso di specie, dei servizi pubblici essenziali, i quali appartengono secondo la Costituzione al Popolo sovrano e che, invece, attraverso leggi incostituzionali, sono passati nella proprietà privata di fameliche multinazionali e sprovveduti soggetti privati, che oggi la fanno da padrone.

C’è da opporre tuttavia che le privatizzazioni non costituiscono una cessione di sovranità ai privati e che il Popolo sovrano può benissimo procedere a una loro rinazionalizzazione, evitando che la Cassa depositi e prestiti figuri come una mendicante che chiede carità ai potenti e, soprattutto, facendo in modo che i lauti guadagni derivanti dalla gestione di autostrade tornino al bilancio dello Stato, anche in considerazione del fatto che le autostrade non sono state costruite da Atlantia o altre società speculatrici, ma con i soldi pubblici del Popolo italiano.

Occorre insomma che gli italiani si uniscano per pretendere dalla politica un totale cambiamento di rotta, abrogando le leggi incostituzionali che hanno imposto il vigente sistema economico predatorio neoliberista e tornando così al sistema economico produttivo di stampo keynesiano, che è quello voluto dal titolo terzo, della parte prima, della nostra Costituzione, la cui vigenza è stata riconfermata dal referendum del 2011 sull’acqua e dal referendum del 2016 sulla cosiddetta deforma renziana e tenendo presente che, secondo la giurisprudenza costituzionale, i principi della Costituzione prevalgono su quelli dei Trattati europei, da tempo votati al neoliberismo.

Se la politica continuasse a procedere sulla strada intrapresa è indubbio che tutti gli italiani perderanno la loro libertà e con essa il loro status di cittadini, divenendo schiavi di ciniche multinazionali e insulsi speculatori privati.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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