Draghi e il suo fedele Altavilla non hanno remore nel violare di fatto la nostra Costituzione

Draghi e il suo fedele Altavilla non hanno remore nel violare di fatto la nostra Costituzione

È incredibile, ma il nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi, che certamente non può non conoscere in profondità la nostra Costituzione, dimostra che egli non si preoccupa minimamente, che i suoi discorsi e le sue azioni, platealmente la violino.

Esempio incontrovertibile è l’atteggiamento che egli ha assunto nei confronti della manifestazione di intenti di Kkr per l’acquisto totale di Tim. Egli, che dispone del potere di golden power, che dovrebbe essere assolutamente esercitato in questo caso, anziché vietare l’Opa per la svendita di questa industria strategica, palesa chiaramente la sua neutralità di fronte a questo avvenimento e sottolinea tre sue preoccupazioni: quella di tutelare l’occupazione (se e in quanto possibile, ndr), ritenere prioritaria la tutela della tecnologia e ritenere prioritaria la protezione della rete, il che significa che, assicurate queste condizioni, gli Stati Uniti possono ben appropriarsi di Tim.

Tutto questo contrasta violentemente contro moltissime norme della Costituzione e dimostra un atteggiamento ingannevole da parte di Draghi, mirante a edulcorare queste violazioni con parole che possono convincere soltanto le persone più fragili e meno preparate.

Il servizio di telefonia, come ho detto ieri, è un sevizio pubblico essenziale, costituisce anzi un bene immateriale che appartiene al Popolo a titolo di sovranità, come proprietà pubblica demaniale, nel senso che la sua perdita costituisce la distruzione di un elemento costitutivo sul quale si regge lo Stato-Comunità.

Appare evidente, dunque, che Draghi stia violando l’articolo 1 della Costituzione, nonché tutti quegli articoli che si riferiscono alla proprietà pubblica del Popolo italiano.

E precisamente l’articolo 42, secondo il quale la proprietà è pubblica (e quindi demaniale e inalienabile) o privata; l’articolo 41, secondo il quale le negoziazioni non possono avvenire in contrasto con l’utilità sociale, la sicurezza, la libertà, la dignità umana; l’articolo 43, secondo il quale sono beni in proprietà pubblica demaniale i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche.

Insomma questa cosiddetta neutralità di Draghi, che meglio si definirebbe indifferenza, costituisce un vulnus irreparabile contro l’esistenza stessa del nostro Stato-Comunità.

E, come è evidente, essa viola anche l’articolo 54 Cost., secondo il quale: “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”, senza violare la Costituzione su cui hanno giurato.

Fanno eco a questo atteggiamento di Draghi le indegne parole pronunciate dal suo uomo di fiducia Altavilla, posto a capo della nuova piccola compagnia aerea Ita Airways, il quale, usando parole impronunciabili, ha sfidato i sindacati, dicendo di voler licenziare, al compimento dei 4 mesi di prova, tutti i dipendenti di Ita, provenienti da Alitalia e iscritti a sindacati.

Insomma egli fa il padrone con beni che non appartengono a lui, ma alla comunità di tutti i cittadini italiani. Egli, in particolare, così facendo, ha violato in pieno l’articolo 39 della Costituzione, secondo il quale: “l’organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge”.

Come si nota si tratta di un attacco coordinato per declassare il ruolo dell’Italia anche a livello europeo, se si pensa che uno Stato senza un suo consistente demanio pubblico è aggredibile da qualsiasi forza economica straniera. E questo addirittura in vista della firma del Trattato del Quirinale, che avverrà a Parigi, il 29 novembre prossimo, dove si recherà il Presidente della Camera Roberto Fico per sancire, molto assurdamente, la necessità di attuare consigli dei ministri unificati Italo-Francesi, per decidere sulle materie di maggiore importanza per l’Italia e per la Francia, nella prospettiva che a questo metodo aderiscano anche gli altri Paesi europei.

Il che significa che un Paese economicamente debole come il nostro si offre, come vittima sacrificale, per la costituzione di un’Europa dominata dalle multinazionali e dalla finanza, secondo quanto prescrive il pensiero unico dominante neoliberista.

Ed è per questo che insisto per l’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica, che prevale sui Trattati europei e internazionali.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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One Response

  1. Perfettamente d’accordo! Ci sarebbe da chiedersi per conto di chi agisce, bisogna cercare il Cui Prodest

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