Il contagio della variante Delta preoccupa il Comitato tecnico scientifico, ma il governo continua la sua politica diretta alla ripresa economica, disinteressandosi peraltro dei numerosissimi licenziamenti dei lavoratori italiani

Il contagio della variante Delta preoccupa il Comitato tecnico scientifico, ma il governo continua la sua politica diretta alla ripresa economica, disinteressandosi peraltro dei numerosissimi licenziamenti dei lavoratori italiani

Il governo inglese ha eliminato ogni forma protettiva nei confronti del Covid-19, puntando sull’efficacia dei vaccini, e altrettanto sta facendo il governo italiano, secondo il quale occorre dare libertà di assembramento e di movimento, almeno fino a dopo ferragosto, a tutti i cittadini che siano vaccinati e quindi in possesso del green pass.

Come si nota l’aumento vertiginoso del contagio della variante Delta viene considerato oggetto di sperimentazione, ovviamente a carico della salute e della vita delle persone.

Intanto Paesi come la Spagna, e in particolare la Catalogna, nonché la Grecia per quanto riguarda l’isola di Mikonos, hanno ripristinato il coprifuoco per arginare i contagi.

Sul piano economico è da segnalare che il nuovo statuto del Movimento 5 Stelle, messo a punto da Giuseppe Conte, che dovrebbe essere approvato dalla maggioranza degli iscritti, pone in primo piano il rispetto degli interessi generali e in particolare il divieto all’impunità di chi si è macchiato di gravi reati e la realizzazione partecipata dei beni comuni.

Quest’ultima precisazione mi appare di grande rilievo, per cui mi sento di invitare gli addetti ai lavori a affrettarsi a dare una nozione chiara di questi beni, che a mio sommesso avviso dovrebbero essere in proprietà collettiva demaniale del Popolo e, pertanto, coincidere con una nuova definizione aggiornata di demanio pubblico, evitando di incorrere nel grave errore della commissione Rodotà che parte invece proprio dell’abolizione del demanio.

La posizione dei lavoratori si fa sempre più grave e il ricorso allo sciopero generale investe ormai centinaia di industrie dalla GKN alla Whirlpool. Dopo l’eliminazione del blocco dei licenziamenti la situazione è apparsa in tutta la sua immensa gravità e sono migliaia le famiglie gettate sul lastrico. I lavoratori e i sindacati se ne stanno rendendo conto e stanno organizzandosi alla meglio per i loro scioperi e le loro mobilitazioni.

Le assicurazioni che provengono dal governo dimostrano la sua totale incapacità a risolvere questo problema, poiché quest’ultimo è conseguenza diretta della politica neoliberista predatoria, a favore dei ricchi e contro i lavoratori, che il governo stesso ha adottato come sua politica generale.

Le proposte governative si muovono nell’ambito di questo sistema economico predatorio e prevedono minimi aggiustamenti, come quello di rendere più appesantito il percorso che le imprese devono seguire per le delocalizzazioni.

Soluzioni ridicole e incostituzionali, perché il vero obiettivo che il governo dovrebbe raggiungere è quello della riconquista del nostro intero patrimonio pubblico, fraudolentemente ceduto ai privati, e quindi ai paesi stranieri, con le privatizzazioni e, in pratica, con l’insulsa trasformazione degli enti pubblici che devono perseguire l’interesse del Popolo, in S.p.A., che devono perseguire l’interesse dei soci.

Inoltre il governo dovrebbe capire che non esiste altra soluzione se non quella dell’intervento diretto dello Stato nell’economia.

Il momento è gravissimo e foriero di prossimi rivolgimenti sociali. Se il governo vuole salvare l’Italia deve difendere il diritto fondamentale al lavoro, che è fondamento della Repubblica ed è espressamente previsto dall’articolo 4 della Costituzione, e non considerare i licenziamenti come accidenti irrilevanti nello svolgimento dello sviluppo economico.

Ne va di mezzo la sicurezza, la libertà e la dignità delle persone, come prevede l’articolo 41 della Costituzione.

Insomma, o il governo cambia completamente politica, o ci avvieremo a fortissimi e, probabilmente irreparabili, conflitti sociali.

Non mi resta per tanto che richiamare ancora una volta la necessità di attuare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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