La vita della terra si spegne negli incendi per l'aumento della temperatura globale e i governi mondiali restano silenti

La vita della terra si spegne negli incendi per l'aumento della temperatura globale e i governi mondiali restano silenti

La notizia che campeggia sulla stampa odierna è lo spaventoso aumento della temperatura nella Columbia Britannica e in tutto il Canada. In luoghi, dove in questo periodo, la temperatura si manteneva fra i 30 e i 35 gradi, si è arrivati alla temperatura di 49,6 gradi (si tenga presente che una candela brucia a 50 gradi).

Le immense, straordinarie foreste canadesi si sono seccate e gli incendi divampano ovunque. Sulla zona grava da giorni, in modo statico, una grande bolla d’aria calda che va dai confini degli Stati Uniti fino al Polo Nord.

Un vero disastro ecologico, con sicure ripercussioni globali sull’intero pianeta. Su questo terribile tema i governi del mondo tacciono, nonostante nell’ultimo G7 il problema delle emissioni di gas serra sia stata messa in primo piano.

Al riguardo, come ho notato ieri, del tutto ridicole sono le disposizioni del Recovery Plan (PNRR), che ignorano la causa dell’innalzamento globale della temperatura, e cioè la citata emissione di gas serra, la distruzione degli alberi che producono ossigeno e quella del plancton marino la cui immissione di ossigeno è impedita dagli inquinamenti. Mentre si concentrano i contributi, paradossalmente, a favore delle multinazionali che dovrebbero incrementare la green economy.

In questo caso occorre un intervento massiccio dello Stato nell’economia, il quale dovrebbe piantare alberi (come fece Roosvelt nella depressione degli anni 30, impiegando numerosi lavoratori), disinquinare gli ambienti marini e terrestri, evitare altre distruzioni della natura con la costruzione di insensate grandi opere come il Ponte di Messina (la cui realizzazione comporterebbe un disastro ecologico immane al livello sottomarino). E in una parola ricostituire l’equilibrio idro-geologico dell’Italia. Indispensabile sarebbe dunque abolire immediatamente il testo unico foreste che, incredibilmente, favorisce la distruzione delle foreste stesse per utilizzare il legno nelle centrali a biomasse. Un decreto vergognoso emanato il 3 aprile 2018 dal governo Gentiloni.

Sono da abolire, inoltre, i provvedimenti renziani, che hanno abrogato il corpo forestale dello Stato, una volta formato da esperti forestali, la cui professionalità si è dispersa, e restituiti i poteri pieni alle sovrintendenze, sottoposte, sempre da Renzi, alle dipendenze politiche dei prefetti, nonché l’autorizzazione alle trivellazioni nelle zone terrestri e marine dell’Italia, per altro cedute quasi gratuitamente a compagnie straniere.

Occorrerebbe soprattutto adottare provvedimenti necessari e urgenti, anche a livello governativo, per eliminare, come già detto, le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Al qual proposito appare del tutto incongrua la recente sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la sentenza del Tar Lecce, che, giustamente, aveva ritenuto legittima l’ordinanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, il quale aveva ordinato ad Arcelormittal e Ilva di individuare le fonti inquinanti dell’acciaieria tarantina e rimuoverle.

Come si nota, tutto dipende dall’attuazione ideistica e fantasiosa del neoliberismo, il quale pone come postulato, puramente immaginifico, l’esistenza nel mercato di una mano invisibile che ordina tutto nella direzione giusta.

Dato che appare assolutamente infondato, considerati i disastri enormi che questo sistema ha prodotto, ormai da decenni, nel campo ambientale e sanitario.

Quello che occorre è ridare agli Stati il potere di intervenire con forza nell’economia, essendo illusorio pensare, come ritiene Draghi, che le singole imprese possano perseguire il bene comune e non l’interesse individuale.

Esempio eclatante di tutto questo è la situazione di Alitalia, la quale sta per essere distrutta dall’indebito intervento della commissaria alla concorrenza Margarethe Vestager, secondo la quale gli aiuti di Stato sono ammissibili per le compagnie aeree che prima della pandemia erano in ottimo stato economico, come Lufthansa e Air France, mentre non è ammissibile, perché contrario al principio della concorrenza, per le compagnie aeree, come Alitalia, che erano bisognose di aiuto prima della pandemia.

Un ridicolo assunto, contrario alla logica e ai principi e ai diritti fondamentali della nostra Costituzione, più volte rimarcati dalla giurisprudenza costituzionale con l’affermazione del principio cosiddetto dei contro limiti.

Ripeto ancora una volta che la salvezza dell’Italia, e anche quella dell’intera terra, tanto minacciata dai cambiamenti climatici, dipende dall’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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One Response

  1. Sto capendo molte cose grazie al Presidente Maddalena

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