L'Europa si preoccupa della restituzione dei prestiti del recovery fund ma si disinteressa del nostro sviluppo economico

L'Europa si preoccupa della restituzione dei prestiti del recovery fund ma si disinteressa del nostro sviluppo economico

La curva dei contagi del corona virus continua a scendere e ci sono prospettive di allentamento delle restanti restrizioni.

Per quanto riguarda il Recovery Fund si è appreso che il documento italiano relativo all’impiego di questo prestito è di oltre 2500 pagine, mentre i chiarimenti richiesti dall’Europa sono stati ben 40, ai quali il governo italiano ha puntualmente risposto.

L’impressione che si trae dal documento presentato a Bruxelles, dalle richieste di chiarimento della Commissione europea e dalle risposte del nostro governo è che l’Europa si preoccupa unicamente di assicurarsi la restituzione del prestito, non parlando, ma lasciando nell’ombra di un pessimistico pensiero, la possibilità di adottare provvedimenti restrittivi nei nostri confronti, per tutelare nel miglior modo possibile il ritorno all’UE del denaro versato.

Sorprende che il documento italiano e le domande della Commissione europea non fanno alcun cenno all’impiego di detto prestito ai fini dello sviluppo economico del nostro Paese, che sembra destinato a una perenne e forse definitiva sottoposizione al sistema economico predatorio neoliberista, che favorisce i Paesi forti dell’Europa.

Eppure non sfugge che l’uso di questo denaro per risolvere i problemi di Alitalia (che intanto continua a perdere guadagni, lasciando a terra i propri aerei e dando via libera alla concorrenza straniera), dell’Ilva (che potrebbe agevolmente trasformarsi nell’acciaieria più potente d’Europa attraverso l’uso dell’idrogeno) e infine di Autostrade (il cui gettito di guadagni è davvero notevole), potrebbe essere il più potente e più forte volano per dar via a un grande sviluppo economico italiano, determinato soprattutto dall’intervento dello Stato nell’economia.

Ma su questo fronte tutto tace, i debiti aumentano e soprattutto non dà alcun segno di vita il Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Se il Popolo italiano si rendesse conto di quanto pesa sulla nostra libertà e sulla nostra indipendenza economica questo orientamento neoliberista dell’Europa e del nostro governo, certamente farebbe sentire la sua voce. Ma, purtroppo, l’azione dei mass media evita accuratamente di diffondere queste notizie e il Popolo italiano resta addormentato e inconsapevole della tragedia finale verso la quale è sospinto.

L’effetto positivo che i sociologi hanno assegnato al contagio del corona virus non ha preso piede nel nostro Paese, il quale invero dovrebbe seguire l’esempio degli USA che stanno avviando un nuovo ciclo, fatto di ritorno del welfare e di investimenti pubblici in infrastrutture e ambiente, assicurandosi così un nuovo sviluppo economico di enormi dimensioni.

Sembra che l’obiettivo dei nostri governanti sia quello di renderci una provincia dell’Europa e, in particolare, dell’asse Franco-Tedesco, priva di sovranità, soprattutto monetaria, e destinata a svolgere un’attività di secondo piano, non a favore proprio, ma a favore degli interessi stranieri. Eppure abbiamo un’arma formidabile nelle nostre mani: la Costituzione della Repubblica italiana, che, guarda caso, non è stata mai nominata nei discorsi di Mario Draghi.

A mio avviso dovremmo utilizzare il prestito del Recovery Fund a fini di sviluppo economico, il quale, tra l’altro, assicurerebbe la totale restituzione del debito. Uno sviluppo che si otterrebbe, non osservando le minuziose disposizioni che ci vengono imposte dall’Europa, ma gli articoli 1, 3, 11, 41, 42, 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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