Il pensiero neoliberista non aiuta né l'Italia né l'Europa a combattere il Covid-19 e le sue conseguenze economiche

Il pensiero neoliberista non aiuta né l'Italia né l'Europa a combattere il Covid-19 e le sue conseguenze economiche

Il contagio da Covid-19 si è impennato in Italia, e ha raggiunto limiti insostenibili. Intanto un grave avvenimento ha sconvolto l’immaginario collettivo, già molto dubbioso, per effetto delle dichiarazioni di numerosi virologi, sull’efficacia dei vaccini: il fatto che il vaccino di Astra Zeneca avrebbe prodotto la morte in Italia di 3 persone in giovane età e di una trentina di persone nei Paesi europei. La giustificazione addotta dall’Ema è che non c’è la prova di un nesso causale tra la somministrazione dell’Astra Zeneca e i decessi. È una risposta ambigua e illogica, nonché del tutto insignificante. Avrebbero dovuto, gli organismi dell’Ema, dire chiaramente che non è stato ancora accertato il predetto nesso di causalità, evitando di usare circonlocuzioni che non pongono in primo piano la nuda verità e incidono negativamente sulla fiducia dei cittadini.

A mio avviso hanno fatto bene Danimarca, Norvegia e Islanda a sospendere l’inoculazione di qualsiasi lotto del vaccino Astra Zeneca in attesa di accertamenti sulla loro sicurezza.

Infatti è soltanto questo atteggiamento di ricerca della verità che può rafforzare il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e ricostituire la serenità necessaria per sottoporsi a questo trattamento sanitario.

Ovviamente, come ho più volte ripetuto, tutto sarebbe stato più semplice se la sanità, che comprende anche la farmaceutica, fosse stata riservata a imprese pubbliche, immediatamente controllate dallo Stato e non privatizzata e dissipata in mille rivoli molto difficili da controllare.

Insomma, responsabile di tutto è l’aver istituito il sistema economico patologico e predatorio del neoliberismo, distruggendo, senza motivo, il precedente sistema economico fisiologico e produttivo di stampo keynesiano, che, come oggi si nota, incideva anche sulla fiducia e la serenità di tutti i cittadini.

È responsabilità di questo sistema anche il fatto gravissimo che gli Stati, privatizzando i loro patrimoni pubblici, hanno creato una ricchezza privata del mercato generale che supera di venti volte il Pil di tutti gli Stati del mondo.

Per cui la sorte economica di questi ultimi dipende dalla direzione che assumono gli speculatori nell’acquisto dei titoli del debito pubblico dei diversi Stati.

Il sistema economico neoliberista presuppone uno sviluppo economico illimitato e non prevede nulla quando ci si trova difronte a tragedie sanitarie come quella attuale.

In questo momento, a pagarne le conseguenze economiche, è l’intera zona euro, poiché gli speculatori del mercato generale si stanno orientando ad acquistare i titoli di stato degli Stati Uniti, la cui economia è in ascesa, abbandonando quelli europei.

In proposito gravi difficoltà sono sorte nell’Unione per la formazione del nuovo bilancio dell’Europa ed ambigue sono state le parole di Cristine Lagarde nei riguardi di una probabile recessione della zona euro.

I danni provenienti da questa situazione supererebbero di gran lunga le possibilità di riscatto che sono state affidate al Recovery Fund.

Intanto l’economia italiana continua a perdere colpi. La spavalderia dei Benetton, che non hanno saputo esercitare il servizio di manutenzione delle autostrade, facendo crollare il Ponte Morandi con 43 vittime, è arrivata al punto di chiedere una cosiddetta buonuscita di 14 miliardi lasciando a Cassa Depositi e Prestiti anche l’onere delle ricostruzioni, mentre, per loro si sono già verificate le condizioni per una revoca delle concessioni, ovviamente senza alcun indennizzo, fermo il diritto dello Stato al risarcimento del danno.

Come si nota viviamo nell’assurdo e l’azione dilatrice del Ministro dello Sviluppo Giorgetti non promette nulla di buono per la nostra economia.

Si ha l’impressione che il governo Draghi, fortemente impegnato nella lotta contro la pandemia, non si stia occupando della disastrosa situazione di tante industrie italiane come la Whirlpool, l’Ilva, Alitalia e tante altre, i cui lavoratori, che inutilmente protestano, sono stati gettati sulla strada.

Tutto è fermo, a mio avviso, anche perché in base alle idee neoliberiste non si trovano soluzioni adeguate all’attuale situazione.

E le possibili vie d’uscita sono tutte nella ricostituzione di un sistema economico produttivo e fisiologico di stampo keynesiano.

È questo per altro quello che chiedono gli articoli 1, 3, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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