Finalmente riemerge nelle discussioni politiche  l'illuminante pensiero di John Maynard Keynes

Finalmente riemerge nelle discussioni politiche l'illuminante pensiero di John Maynard Keynes

Il contagio da corona virus appare stabile in Italia, in Europa e nel resto del mondo.

Sul piano della politica interna pare che ormai il governo Draghi sia in dirittura d’arrivo. Sintomatico è il fatto che, per convincere i dissidenti di 5 Stelle, Giuseppe Grillo ha tirato fuori l’idea della costituzione di un nuovo super ministero dell’ambiente, che dovrebbe coordinare ambiente, energia e infrastrutture.

Questa idea, alla quale Draghi ha immediatamente assentito, pare che abbia convinto la gran parte dei dissidenti.

Il problema che si pone è, se si tratterà della trasformazione del Ministero dell’Ambiente in un super Ministero, o se si appesantirà la pubblica amministrazione con un ulteriore apparato amministrativo.

Tutto questo lo sapremo leggendo il programma di governo che tra breve sarà reso pubblico dal Presidente del Consiglio incaricato.

Un fatto positivo, che conferma la mia apertura di credito data a Draghi negli ultimi articoli giornalieri, sembra che sia la possibilità di un ritorno delle idee keynesiane nella mente dei politici, e soprattutto di Mario Draghi.

Un articolo del Fatto Quotidiano sottolinea infatti che Mario Draghi, allievo del grande economista keynesiano Federico Caffè, sparito nel nulla il 15 aprile 1987, potrebbe recedere dalle sue convinzioni neoliberiste in vista del perseguimento del bene comune, che lo stesso Caffè affermava potesse raggiungersi soltanto rifacendosi alle idee di Keynes, sottolineando per altro l’importanza della grande responsabilità che incombe sui manager pubblici.

Per me sarà decisivo capire se Draghi abbandonerà l’idea delle privatizzazioni delle fonti di produzione di ricchezza nazionale, assicurando un futuro anche alle generazioni future, oppure non si muoverà da questa posizione subordinando la politica italiana agli interessi dell’Unione europea.

È da citare a tal proposito la situazione di Alitalia, la quale, secondo il Commissario Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, dovrebbe essere messa in vendita con bando pubblico europeo.

Ella, che ovviamente non segue la finalità del bene comune tanto cara a Federico Caffè, ma la rigida concezione neoliberista dell’osservanza assoluta dei principi della concorrenza, propone un provvedimento, che l’Italia non dovrebbe mai accettare, perché in contrasto con la Costituzione (articoli 3, 41, 42 e 43 Cost.), la quale prevale sui Trattati.

Infatti, secondo me, la concorrenza è utile quando si tratta di beni commerciabili, ma non quando si tratta di beni appartenenti al Popolo italiano e destinati al soddisfacimento di bisogni e diritti fondamentali da considerare fuori commercio.

Ed è da osservare in proposito, come ha fatto l’onorevole Stefano Fassina, che lo Stato italiano ha già versato ad Alitalia un prestito di 1,7 miliardi di euro, e ha quindi un pari credito verso di essa, per cui sarebbe molto agevole la sua completa acquisizione al patrimonio pubblico.

Si eviterebbe così lo spreco dei soldi già versati, e si farebbe in modo che le rotte aeree, specie quelle a lungo raggio, le quali sono una notevole fonte di produzione di ricchezza nazionale, restassero nel patrimonio del Popolo, facendo pervenire ad esso i relativi lauti profitti.

Sarà questa, a mio avviso, la prima cartina di tornasole, in base alla quale si capirà quali sono le idee di fondo che ispirano il neo Presidente del Consiglio Mario Draghi.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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