Scopriamo che anche Piazza Affari è in mano straniera ed è ora contesa da vari Paesi. Sono questi i frutti delle privatizzazioni

Scopriamo che anche Piazza Affari è in mano straniera ed è ora contesa da vari Paesi. Sono questi i frutti delle privatizzazioni

Sul piano dell’infezione da corona virus l’Italia mantiene le sue posizioni, mentre il resto del mondo non promette nulla di buono.

Sul piano economico c’è un avvenimento importante che dovrebbe attirare l’attenzione di tutti gli italiani, ma che i media, succubi delle multinazionali e delle banche, pongono come notizia di poco rilievo.

Si tratta della proprietà di Piazza Affari, una società attualmente detenuta dagli inglesi, che l’hanno acquistata nel 2007 per un valore di 1,6 miliardi di euro.

Piazza Affari era un Ente pubblico italiano, creato nel 1808 per gestire le contrattazioni di borsa. Poi maledettamente il grande economista Romano Prodi, presidente del consiglio dei ministri, con il d. lgs. 23 luglio 1996, n. 415, avviò le operazioni di privatizzazione di questo ente pubblico per trasformarlo in S.p.A., e detta S.p.A., cominciò ad operare il 2 gennaio 1998 quando era Presidente del Consiglio un altro grande statista: Massimo D’Alema.

Infine nel 2007 fu il vice amministratore delegato Capuano, sotto lo stesso governo Prodi, che vendette agli inglesi questa S.p.A. per l’infima somma sopra riportata di 1,6 miliardi di euro.

Oggi si presenta una nuova occasione, perché, su Piazza Affari, si appuntano gli interessi degli svizzari, dei tedeschi e di una cordata formata dai francesi di Euronext, da Cassa Depositi e Prestiti e da Intesa SanPaolo (e si badi bene che l’italianità è garantita solo da Cdp), con offerte che oscillano fra i 3,4 e i 4 miliardi di euro.

Insomma, in base al principio predatorio neoliberista, i Paesi più forti si appropriano spavaldamente dei Paesi economicamente più deboli.

Ecco come le fonti di produzione di ricchezza nazionale, grazie alla grande invenzione delle privatizzazioni, ideate da Giuliano Amato e eseguite per lo più da Romano Prodi, vengono donate agli stranieri, sottraendo maleficamente all’Italia i profitti che spettano alla proprietà pubblica del Popolo italiano a titolo di sovranità e che sono essenziali per la vita dei singoli e di tutti i cittadini considerati nel loro complesso.

Con questo esempio invitiamo le molte associazioni, che si apprestano ad una marcia per la liberazione, che avverrà il 10 ottobre a Roma, di lasciar perdere le dannose iniziative contro le protezioni anti Covid-19 e si uniscano con una sola voce per chiedere la restituzione al Popolo italiano dell’enorme patrimonio pubblico svenduto a speculatori italiani e stranieri attraverso le micidiali privatizzazioni, cioè la trasformazione da Ente o Azienda pubblica in S.p.A.

Chiediamo unanimi la rinazionalizzazione di questi Enti o organi, i cui profitti sono indispensabili per una ripresa economica dell’Italia che sia immediata e duratura nel tempo, utilizzando, a tal fine, i prestiti ottenuti dall’Europa, ma soprattutto emettendo una moneta di Stato idonea a circolare nell’ambito del territorio nazionale per fare in modo che il nostro Paese si riappropri stabilmente della propria ricchezza e, in particolare, dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia, delle situazioni di monopolio e di tutte le industrie strategiche che agiscono nel campo patrimoniale o finanziario.

Ce lo impone il titolo terzo parte prima della Costituzione e in particolare l’articolo 43 della Costituzione stessa.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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3 Responses

  1. Ho 84 anni e ricordo benissimo della ricchezza che cadeva dalle tasche della popolazione quando era tutto dello Stato.

  2. Perché l’Associazione “Attuare la Costituzione” non si fa promotrice di un intervento presso i giudici ordinari o presso la Corte Costituzionale nella direzione proposta negli ultimi interventi del Prof. Paolo Maddalena. Non tutti hanno gli strumenti giuridici o le competenze per procedere, ma molti sarebbero felici di aderire a una simile iniziativa

  3. Questo indegno modo di procedere in politica economica e monetaria ci è imposto dalla supina accettazione della dottrina impostaci dalla banco-finanza internazionale mediante i famigerati “trattati” come il TFUE, dottrina da definirsi “cuius argentarius eius pecunia” per la quale ogni attività che generi flussi monetari sia assoggettata alla gestione bancaria privata; in Europa – eurozona tale dottrina viene indebitamente applicata in ambito giuridico dalla BCE alla quale, per statuto voluto dal Parlamento europeo/CE, devono essere sottoposti i progetti di legge di suo interesse, cioè tutti. La BCE risulta imporre ai singoli Paesi assoggettati [e in particolare all’Italia con la già nota lettera segreta di Trichet-Draghi al governo] perfino il tipo e l’estensione delle “riforme” involutive da applicarsi per ottemperare alle cosiddette libertà fondamentali, fra le quali spiccano la libertà di movimento dei capitali e delle merci, riservate a coloro che possono disporne in quantità sempre maggiori per ottenere “la crescita” esponenziale che ci espone perfino ai cambiamenti climatici.

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