Il successo dei Paesi comunitari nel vertice sul Recovery fund è soltanto l'inizio per la costituzione di una vera Unione europea

Il successo dei Paesi comunitari nel vertice sul Recovery fund è soltanto l'inizio per la costituzione di una vera Unione europea

I negazionisti del contagio del corona virus, che hanno agito, come direbbe il giureconsulto Gaio, con una certa levitas animi, sono stati smentiti dalla ripresa del contagio in Spagna dove si sono registrati 529 nuovi casi nelle ultime 24 ore, e dal suo diffondersi a macchia d’olio in altri Stati del mondo, e specialmente negli Usa, in Brasile, in tutta l’America Latina, in Sud Africa, in India e in Russia.

Da sottolineare inoltre che l’età media degli infettati è scesa sotto i 50 anni, contraddicendo l’idea che soggetti ai contagi fossero soltanto gli anziani.

Dominano, sui giornali di oggi, i commenti al varo del Recovery Fund. Quello che maggiormente impensierisce, tuttavia, è che è emerso con chiarezza che dietro l’azione disgregatrice di Rutte c’era una buona parte degli olandesi, i quali, come seguaci politici dell’Inghilterra, sono stati abituati nei secoli a vivere sulle spalle degli altri con il loro colonialismo.

Si ricorda che colonie olandesi erano presenti in Asia, Africa e America, e che tale ‘impero coloniale è stato convenzionalmente eliminato nel 1975, anno in cui divenne indipendente il Suriname. Tuttavia, ci sono ancora colonie in sei isole nel Mar dei Caraibi: ArubaBonaireCuraçaoSabaSint Eustatius e la parte meridionale di Sint Maarten.

Ciò nonostante resta intatto il grande successo del vertice sul Recovery Fund.

Ribadiamo per tanto il nostro plauso a Conte e alla Von der Leyen e riconosciamo che anche la Merkel ha dimostrato un atteggiamento intelligentemente comunitario.

Resta però un gravissimo problema, a quanto pare, ignoto a tutti.

Si tratta della diffusione nell’opinione pubblica e nelle menti degli economisti, soprattutto quelli della scuola di Chicago di Milton Friedman e della nostra Bocconi di Mario Monti, del pensiero neoliberista, che non considera più l’uomo come valore assoluto, sostituendo a lui il valore del denaro, in modo che i più forti prevalgano sui più deboli e gli Stati più forti economicamente prevalgano su quelli economicamente meno forti, in tal modo impedendo ogni forma di comunitarismo.

Ciò che si richiede all’Italia è essenzialmente la riforma della giustizia e la riforma della pubblica amministrazione, e nessuno ha capito che, se l’Italia non riesce a ricostituire un suo mercato interno, mantenendo le fonti di produzione di ricchezza nazionale (senza distribuirle a inesperti faccendieri privati e ciniche multinazionali con micidiali privatizzazioni), e cioè riservando alla mano pubblica i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche (art. 43 Cost.), essa non riuscirà mai a eliminare quel divario di situazioni economiche nei confronti degli altri Stati europei, che la condannano ad essere l’ultima ruota del carro.

Se non si pensa al contesto economico, considerato nel suo complesso, ogni riforma, come quelle della giustizia e della pubblica amministrazione, non potrà in nessun modo risolvere in pieno i nostri problemi economici.

Dopo il successo di Bruxelles un immane problema investe dunque la coscienza di tutti gli italiani: bisogna diffondere il convincimento che se l’Italia vuole utilizzare bene i soldi avuti in prestito, o a fondo perduto, deve poter agire in un rinnovato sistema economico globale, che escluda dall’Unione europea i paradisi fiscali, le azioni di dumping, le differenze nella legislazione in campo fiscale e dei diritti dei lavoratori.

Vogliamo dire insomma che il vertice sul Recovery Fund deve essere ritenuto soltanto l’inizio per costituire una vera Comunità politica europea, la quale, per quanto ci riguarda, potrà dirsi realizzata soltanto se sapremo difendere, con la nazionalizzazione delle fonti di produzione di ricchezza nazionale, il nostro mercato interno, aprendoci così al mercato europeo in modo realmente competitivo (il principio è che si vendono le merci e non le fabbriche).

Insomma, se si vuole il bene dell’Italia e dell’intera Europa, occorre abbandonare il pensiero neoliberista per porre tutti i Paesi membri dell’Unione europea, come pure prescrivono i Trattati, su un piano di sostanziale eguaglianza, osservando il principio ineludibile della coesione economica e sociale, senza la quale sarà impossibile perseguire il fine primario dei Trattati, e cioè quello della stabilità economica.

Ripetiamo ancora una volta che il programma, che dovrebbe entrare nella mente degli attuali neoliberisti, è quello di stampo keynesiano scritto nel titolo terzo, parte prima, della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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  1. QUANTO VALE LA SOVRANITA’ DI UN POPOLO, A QUANTO AMMONTANO OGGI I 30 DENARI DI GIUDA?-IL Presidente della Bielorussia ha rifiutato 960MLN di dollari, offerti dal FMI a patto che il suo paese accettasse di mettere in pratica le misure che sono state attuate in Italia, con le gravi conseguenze economiche che noi adesso verifichiamo in tutta la loro gravità, Alexander Lukashenko ha rifiutato. Il nostro Governo ha accettato di indebitare ulteriormente il nostro paese e di consegnare la nostra politica economica alla Commissione UE, a fronte della sottoscrizione di un RECOVERY PLAN, che è un cavallo di TROIA rischiosissimo per l’Italia. Questo piano parla di 209 MLD, composti da finanziamenti ottenuti in parte dai mercati, ed in parte da PRESUNTI SUSSIDI, che saranno distolti dal BILANCIO EUROPEO, cioè da fondi che gli stati membri contribuiscono a formare, BILANCIO AL QUALE NOI CONTRIBUTORI NETTI DONIAMO PIU’ DI QUELLO CHE RICEVIAMO, quindi corriamo il rischio di ricevere come finanziamento, I SOLDI CHE NOI ABBIAMO DATO, PAGANDO INTERESSI E CONSEGNANDO LA POLITICA ECONOMICA DELL’ITALIA IN MANI STRANIERE. I veri vincitori sono OLANDA GERMANIA AUSTRIA E IRLANDA, che hanno ottenuto uno sconto di SOLDI VERI, sulle loro contribuzioni annue, questi sono precisamente i rimborsi: per la Danimarca (322 milioni), Germania (3,6 miliardi), Olanda (1,9 miliardi), Austria (565 milioni) e Svezia (un miliardo).Più si analizza nel dettaglio il piano RECOVERY, e più appare evidente una domanda: CHI HA VINTO COSA….A fronte di soldi che ci verranno RESTITUITI, quindi soldi nostri che passano per essere “SUSSIDI”, per i quali pagheremo interessi, e consegneremo la nostra politica economica alla Commissione UE; alcuni paesi, GERMANIA, AUSTRIA, OLANDA E DANIMARCA, ottengono sconti veri per le loro contribuzioni, ammontanti a svariati MLD di euro, ai tempi di nostro Signore queste persone avevano un nome ben preciso. https://www.youtube.com/watch?v=Ya124rMTgp8&feature=share&fbclid=IwAR2Nuo7uX5ncrNKcXOXGU1z3-GTKC7gFfBDOBdRM_1p-K02-gGPp6BoAy0c

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