Spagna e Portogallo evitano di ricorrere al Mes e al Recovery Fund a interessi. Una lezione per l'Italia.

Spagna e Portogallo evitano di ricorrere al Mes e al Recovery Fund a interessi. Una lezione per l'Italia.

La notizia del giorno è che la Spagna, il Portogallo e forse anche la Francia, decidono di accedere ai prestiti del Recovery Fund solo per la parte a fondo perduto, considerato che, a causa dei massicci acquisti dei titoli di Stato da parte della Bce, i tassi d’interesse praticati dal mercato generale sono diminuiti di molto e sovente sono addirittura negativi.

In sostanza questi Paesi ritengono che sia più agevole ricorrere al mercato generale piuttosto che ricorrere ai prestiti del Recovery Fund a pagamento, e tanto più ai prestiti del Mes. I quali, checché si dica sulla eliminazione delle cosiddette condizionalità, offrono ai manovratori dell’Europa la possibilità di intervenire in modo penetrante sull’attività economica del Paese debitore.

È questo un fatto di estrema importanza che devono prendere in considerazione il PD e Forza Italia, i quali insistono, senza nessuna valutazione scientificamente valida, nell’accedere ai prestiti del Mes.

Il nostro Paese, anzi, dovrebbe seguire l’esempio portoghese e spagnolo e non caricare di debiti le generazioni future.

In oltre è divenuta indispensabile la revisione del nostro debito pubblico da parte del Ministero delle Finanze, essendo acclarato che gran parte di esso dipende da speculazioni (una speculazione molto spregiudicata fu diretta, nel 1992, da Soros), tenendo presente che dal punto di vista giuridico, la speculazione è un atto illecito non idoneo a creare obbligazioni giuridiche.

Altro strumento necessario per ridurre il debito pubblico è quello dello sviluppo dell’economia. E sembra che il governo non abbia le idee chiare in proposito poiché non pensa affatto che nella situazione attuale lo sviluppo economico può essere determinato soltanto dall’intervento dello Stato e cioè dalla riacquisizione al settore pubblico delle fonti di produzione di ricchezza nazionale e dunque, come abbiamo più volte ripetuto: delle industrie strategiche, dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia e delle situazioni di monopolio (art. 43 Cost.).

Se il governo adottasse questa politica, utilizzando a tal fine i prestiti (quelli gratuiti del Recovery fund e quelli contratti direttamente con il mercato generale) sicuramente ribalterebbe la situazione economica italiana.

E sarebbe in grado di applicare il secondo comma dell’articolo 41 della Costituzione il quale dice: “la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.

Insomma ci eviterebbe che inidonei faccendieri privati e ciniche multinazionali si approprino della proprietà o della gestione (e quindi dei profitti) delle nostre fonti di produzione di ricchezza nazionale.

Fatto quest’ultimo che ha determinato l’immiserimento del nostro Paese, unitamente all’enorme crescita del debito pubblico.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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