Il programma degli investimenti dei fondi del Recovery fund dimentica la necessità di nazionalizzare e ricostituire il patrimonio pubblico del Popolo

Il programma degli investimenti dei fondi del Recovery fund dimentica la necessità di nazionalizzare e ricostituire il patrimonio pubblico del Popolo

In Italia il numero dei contagi da corona virus nella giornata di ieri ha toccato oltre 1300 infezioni e quindi la curva del Covid-19 è salita moderatamente, mentre nel resto del mondo continua a salire in modo esponenziale.

Tuttavia la notizia che occupa maggior spazio nei giornali di oggi è il tragico e indefinibile fatto dell’uccisione di un ragazzo, che era intervenuto in una rissa per salvare un suo compagno di scuola dal terribile pestaggio di 5 energumeni, rimanendo vittima di questo pestaggio.

La cosa che impressiona, oltre al doloroso fatto in sé, è che in Italia, da tempo, si procede ad una campagna dell’educazione alla violenza e al degrado della persona umana.

Si è parlato sempre più insistentemente di abbassare il livello della tollerabilità morale e sociale di certi comportamenti e si sono prodotte leggi che vanno in questo senso.

E il fenomeno della violenza, purtroppo, va affermandosi in tutto il mondo. Si pensi che in America i poliziotti uccidono con grande facilità e freddezza e, in modo anche atroce, con soffocamento, poveri afroamericani che hanno obbedito al loro fermo e ieri addirittura hanno ucciso un ragazzo di 13 anni che, al momento del fermo, è stato preso da un attacco di epilessia e l’assurdo è che tali poliziotti sono stati giustificati dal Presidente Trump.

Insomma viviamo in un sistema sociale nel quale l’egoismo e la violenza la fanno da padrona e il senso morale di molti cittadini è venuto meno.

Altra notizia che campeggia nei giornali di oggi è quella del programma sull’utilizzo dei soldi del Recovery fund.

In proposito notiamo che il difetto fondamentale di questo programma sta nel presupporre come dato ineliminabile l’attuale sistema economico predatorio neoliberista, che ha messo l’Italia con le spalle al muro, costringendola a svendere il patrimonio pubblico del Popolo sovrano a inesperti faccendieri privati e fameliche multinazionali.

A nostro avviso questi soldi dovrebbero essere usati innanzitutto per ricostituire il patrimonio pubblico del Popolo attraverso una ritrasformazione delle S.p.A., che sono state privatizzate, in Enti o Aziende pubbliche. Ciò dovrebbe riguardare soprattutto i settori economici più produttivi e remunerativi, e cioè i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche, come prescrive l’articolo 43 della Costituzione.

Di questo non si tiene alcun conto e, anziché pensare al rafforzamento dell’economia interna e alla nazionalizzazione delle fonti di ricchezza nazionale, si fa un elenco di investimenti, che, se per un verso sono accettabili e lodevoli, come quelli per la ricostituzione delle strutture della sanità pubblica, per altro verso mirano a rafforzare le multinazionali, come nel caso della fibra ottica, che è una fonte di produzione di ricchezza enorme e che dovrebbe dare i suoi frutti al Popolo italiano, e della digitalizzazione, affidata anch’essa alle multinazionali straniere, con la conseguenza che le lodevoli iniziative per assicurare posti di lavoro sono vanificate proprio per la dipendenza della nostra economia da potentati economici stranieri.

Non si tiene poi minimamente in conto che stiamo parlando di prestiti e cioè di debiti da trasferire, egoisticamente, sulle generazioni future e, specialmente, dell’eventuale ricorso ai soldi del Mes, ricorso su cui dovrebbe pronunciarsi, secondo il Presidente Conte, il Parlamento, se se ne verificasse la necessità.

Evidenziamo al riguardo che il Mes, anche se privo di condizionalità, implica una forte ingerenza dell’Europa sull’attività economico-finanziaria dell’Italia, da parte di soggetti che sono ritenuti immuni da responsabilità penale, civile e amministrativa, mentre immuni sono anche i loro archivi.

Insomma pur di fronte a delle soluzioni pienamente accettabili, come l’accennata ricostruzione della sanità pubblica, dell’istruzione, della preparazione dei docenti ed altre ancora, resta comunque il presupposto dannoso di ragionare in termini neoliberisti e cioè di indebolimento economico dell’Italia, sia nei confronti dell’Europa, sia nei confronti del mercato generale.

Per chi sperava in una ricostituzione del mercato interno attraverso la nazionalizzazione delle fonti di produzione di ricchezza nazionale, che appartengono al Popolo a titolo di sovranità, si tratta di un’aspettativa che resta inascoltata e considerata una pura chimera.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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