Il virus dell'Ue è l'egoismo di Germania, Olanda e altri paesi del Nord

Il virus dell'Ue è l'egoismo di Germania, Olanda e altri paesi del Nord

Il corona virus è più forte di quanto si è generalmente ritenuto. Nel mondo i contagiati sono oltre 3 milioni e i decessi hanno superato quota 211 mila.

In Germania, dopo gli allentamenti delle norme restrittive, si è avuto un aumento dei contagi dallo 0,7 all’uno per cento; ciò significa che la capacità di un individuo di infettare gli altri è salito dello 0,3%.

Molto bene dunque ha fatto il Presidente del Consiglio Conte a usare molta prudenza nell’allentare le misure restrittive italiane della fase 2. La forte reazione negativa di molti politici è quindi insensata e in linea con coloro che non hanno capito l’estrema contagiosità e letalità di questa infezione.

L’Europa si spacca:

È da sottolineare inoltre che la potenza del virus ha esplicato tutta la sua forza anche nel dividere gli Stati europei. In questa occasione di emergenza, nella quale ci saremmo aspettati una forte coesione e solidarietà fra gli Stati membri, assistiamo invece al fatto estremamente riprovevole del tentativo degli Stati più forti economicamente di sottomettere gli Stati economicamente più deboli.

Questo tentativo di sopraffazione emerge soprattutto a proposito degli aiuti di Stato. In questo settore la Germania ha chiesto di poter innalzare l’aiuto di Stato alle sue imprese anche se superano, come si era stabilito, il valore patrimoniale di 100 milioni ponendo come limite del valore patrimoniale a 5 miliardi; e ciò senza chiedere autorizzazione all’Unione europea.

Ed è da sottolineare che questi aiuti alle imprese sono effettuati con denaro proveniente da tutta la serie di provvedimenti concessi dall’Unione europea, e cioè con il denaro che i singoli Stati versano al bilancio dell’Unione.

La Germania e gli altri paesi del Nord Europa

Insomma la Germania e gli altri paesi del Nord Europa non cessano di sfruttare ogni occasione per favorire i loro interessi nazionalistici.

A questo punto si rivela l’assoluta inconciliabilità tra il principio dell’unità degli Stati d’Europa con il principio concorrenziale formulato dal pensiero neoliberista.

L’Unione presuppone la parità di trattamento e invece in Europa, sempre in virtù di detto principio neoliberista, si assiste a una palese disparità di trattamento fra gli Stati membri, in modo che i più forti dominino quelli più deboli.

In effetti la “forte competitività”, di cui al trattato di Lisbona, ha creato una lotta economica fra gli Stati all’interno dell’Unione. E questo è inaccettabile, perché il risultato sarà la totale sopraffazione dei Paesi più deboli da parte dei Paesi più forti.

Recessione dei trattati europei

È ovvio che in tale situazione la scelta obbligata è quella che i paesi meno forti sul piano economico, e cioè da Grecia, Italia, Spagna, Portogallo e Francia recedano dall’Unione europea, chiedendo in primo luogo alla Corte di giustizia europea se l’esatta interpretazione dei trattati consente questa situazione di predominio di alcuni Stati sugli altri e ricorrendo comunque alla procedura di recesso di cui all’articolo 50 del trattato di Lisbona.

In sostanza, detti paesi, meno fortunati dal punto di vista economico, dovrebbero ritirarsi dai trattati di Maastricht e di Lisbona, ricreando le loro monete nazionali e regolando i rapporti internazionali con le unità di conto, le quali regolano i rapporti di valore fra i vari prodotti scambiati.

Questa soluzione è imposta, tra l’altro, anche dal fatto incredibile che la Bce non vuole stampare moneta, come fanno tutte le banche centrali del mondo (vedi Stati uniti e Giappone), per venire incontro, in modo egualitario, alle esigenze economiche provocate dalla diffusione del Covid-19.

È vero che i trattati prevedono che ogni paese non può acquistare più del 33% di detta emissione, ma come dicono illustri economisti: “in casi eccezionali si ricorre a misure eccezionali” ed è certamente un caso eccezionale l’espansione mondiale del Covid-19.

Insomma l’egoismo e l’istinto di sopraffazione di Germania, Olanda, Austria e altri paesi del Nord fanno scattare in ogni animo il disperato bisogno di attuare la giustizia fra le nazioni, fine per il quale l’Italia ha sottoscritto i trattati europei (art. 11 Cost.)

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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