Il vero dramma italiano in vista delle prossime elezioni

Il vero dramma italiano in vista delle prossime elezioni

Dalla stampa odierna emerge il dramma tremendo della distruzione dell’Italia, cioè della nostra Patria, da parte del mercato unico globale, che ingoia la ricchezza del Popolo per trasferirla ai potentati economici. Basta pensare che la speculazione sul gas negli ultimi mesi ha trasferito ad Eni (che oramai è nelle mani delle multinazionali straniere) oltre 7 miliardi di euro di extra-profitti, praticamente rubati alle fasce più povere della nostra popolazione.

Lo sdegno maggiore, tuttavia, riguarda i partiti di sistema, che abbiamo visti riuniti al meeting di Rimini, organizzato da Comunione e Liberazione, brindare alla vittoria della destra alle prossime elezioni, consolidando così la forza dei potentati economici in questa deleteria situazione in cui si trova l’intera popolazione.

Ricordo che oramai il lavoro non ha più la funzione assegnatagli dalla Costituzione di essere l’elemento costruttivo della comunità nazionale, cioè dello Stato-Comunità, creato dalla carta costituzionale, ma un peso per gli imprenditori, i quali, sia ben chiaro, non hanno minimamente utilizzato il denaro a poco prezzo ottenuto con il quantitative easing di Draghi e hanno investito le loro ricchezze in strumenti finanziari di varia natura, cioè un investimento che, come è ovvio, non crea benessere per il Popolo, ma ha il fine iniquo di trasferire quest’ultimo da un soggetto a un altro, e cioè dal più abile speculatore allo speculatore meno abile, dimenticando del tutto l’interesse generale.

Si tenga presente che coloro che hanno brindato al meeting di Rimini di CL sono stati i principali autori, a partire dall’assassinio di Aldo Moro in poi, della disgraziata trasformazione del sistema economico produttivo keynesiano, che aveva consentito il miracolo economico italiano degli anni ’60, nel sistema economico predatorio neoliberista, che perde di vista l’interesse generale del Popolo, mira all’aumento della ricchezza individuale, privatizza la proprietà pubblica demaniale del Popolo stesso e, in sostanza, getta sul lastrico la maggioranza dei cittadini.

Si tenga presente che la remunerazione del lavoro è in continua diminuzione, e che, a prescindere dalle statistiche di vario genere, la massima parte di questa è costituita da salari da fame e da precariato. Il che in evidente contrasto con l’articolo 36 della Costituzione, secondo il quale la remunerazione del lavoratore deve consentire a lui e alla sua famiglia una vita libera e dignitosa.

Il futuro prossimo non promette nulla di buono perché sta galoppando l’inflazione (che colpisce i poveri molto più dei ricchi), dovuta all’amento della speculazione sulla riduzione della fornitura di gas da parte della Russia. Si è infatti passati in una sola giornata da 260 euro al chilowattora a quasi 300 euro al chilowattora, e che dall’inizio dell’inflazione ad oggi il prezzo del gas si è addirittura decuplicato.

Si tratta peraltro di un aumento speculativo che investe una serie infinita di attività produttive, al punto da far prevedere per il prossimo autunno la chiusura di 90 mila attività produttive e la conseguente perdita di 250 mila posti di lavoro, tutto questo secondo le più ottimistiche previsioni.

Ed è da sottolineare che nelle situazioni di emergenza, come l’attuale, è soltanto la ricchezza nazionale che può far fronte, attraverso investimenti pubblici, operati da Enti e da imprese poste fuori dal mercato, come prevede l’articolo 43 della Costituzione, secondo il quale devono essere in mano pubblica o di comunità di lavoratori e di utenti i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche, che hanno preminente interesse generale.

Purtroppo, in contrasto palese con detti principi costituzionali, il governo Draghi sta trattando la svendita (erroneamente chiamata privatizzazione, in quanto ITA è nata privata essendo stata costituita, sia pur con denaro pubblico, come S.p.A.) per una manciata di milioni, mentre per crearla sono stati spesi miliardi di denaro pubblico, ai quali sono da aggiungere le sofferenze inaudite di migliaia e migliaia di lavoratori gettati sul lastrico, anche dai cosiddetti capitani coraggiosi nominati da Berlusconi, i quali hanno spolpato Alitalia, come fatto anche dall’araba Ethiad, abbandonandola poi al suo destino.

Comunque il dolore maggiore che si avverte di fronte a questa drammatica situazione è il fatto che un movimento, che impropriamente si dichiara cattolico, festeggia la presunta vittoria alle prossime elezioni degli esponenti dei partiti tradizionali che sono i veri responsabili della distruzione economica del Paese.

Su quel palco di CL c’erano tutti gli esponenti di questo malsano sistema economico con l’esclusione dell’unico partito che si è fatto portatore di un sistema economico conforme alla Costituzione, salvando i posti di lavoro e la proprietà pubblica demaniale del Popolo: l’Unione Popolare, che peraltro aveva inutilmente tentato di unirsi al Movimento 5 Stelle.

Insomma si cerca di togliere alla vista degli italiani l’unico coraggioso partito anti-sistema e tutore degli interessi e della ricchezza del Popolo sovrano.

Di Paolo Maddalena

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La mancanza di pensiero critico ha invaso tutti i partiti. Una reale speranza rimane l’Unione Popolare

La mancanza di pensiero critico ha invaso tutti i partiti. Una reale speranza rimane l’Unione Popolare

Dalla stampa odierna emerge con sempre maggior ampiezza che l’attuale campagna elettorale si svolge in un’atmosfera di totale povertà di idee.

Tutto mira alla cattura dei voti, per la quale diventa importante fare a gara a chi la spara più grossa, purché abbia la capacità di ingannare i cittadini, facendo passare come vera la più evidente menzogna.

Come ho già detto ieri il caso più evidente è quello della Flat Tax, che viene definita da Berlusconi lo strumento attraverso il quale si assicura “la crescita dei redditi”.

Fatto assolutamente menzognero, poiché la tassazione dei meno abbienti produce una diminuzione della domanda e quindi agisce contro lo sviluppo economico. 

Sul piano generale si può dire che un filo comune, tranne una sola eccezione, di cui presto dirò, che unisce gli accennati  partiti, è quello neoliberista, cioè l’errato convincimento secondo il quale, ai fini del supposto sviluppo economico, la ricchezza deve essere tolta al Popolo e attribuita alle multinazionali e alla finanza internazionale.

Domina cioè un istinto di servaggio che copre quasi tutto l’arco costituzionale da Draghi alla Meloni, sia pur con qualche sfumatura per quanto riguarda la scelta fra l’Atlantismo ferreo di Draghi e la simpatia orbaniana della Meloni. Per il resto, come dicevo, c’è il vuoto più assoluto.

In questa situazione, nella quale pare che i partiti ai quali ho appena fatto cenno, mirano alla distruzione dell’economia del Popolo italiano, e il pericolo maggiore sta nel fatto che, a seguito della diminuzione del numero dei parlamentari è divenuto possibile che le forze di destra, raggiungendo i due terzi dei voti del Parlamento, modifichino l’intera Costituzione della Repubblica italiana senza dover passare per il referendum popolare.

In questo modo la vittoria del neoliberismo sarebbe definitiva. Per fortuna l’integerrimo sindaco di Napoli, già magistrato perseguitato per la sua rettitudine, il dottor Luigi De Magistris, ha istituito il partito: Unione Popolare che, secondo le sue parole, mira a dimostrare che: “il Popolo è più forte dei saltimbanchi della politica”.

In questa tragica situazione è inutile parlare del cosiddetto voto utile, perché i saltimbanchi sono soltanto dannosi, e lo sforzo massimo che si chiede ai votanti è quello di difendere la Costituzione e cioè il Popolo italiano elemento costitutivo, insieme con il territorio e le ricchezze che questo contiene, della nostra Repubblica democratica.

E si tenga presente che i frutti negativi dell’attuale sistema economico predatorio neoliberista cominciano ad esser sentiti a livello europeo. Tant’è vero che, dopo aver sospeso il patto di stabilità, il prossimo 28 settembre il Parlamento europeo voterà per istituire una infrastruttura pubblica comune di ricerca biomedica, al fine di trovare nuovi farmaci, vaccini e tecnologie medicali con il sostegno dei governi dell’Unione europea.

Come al solito i nostri politici, tranne la dovuta eccezione appena riferita, camminano come il gambero , cioè vanno indietro anziché andare avanti.

Paolo Maddalena

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