Il caso Trump. Somiglianze con Berlusconi e esaltazioni della Meloni

Il caso Trump. Somiglianze con Berlusconi e esaltazioni della Meloni

La vicenda di Trump, sostenuto da un’infinità di suoi sostenitori, che ha destato grandissimo interesse nell’opinione pubblica, dimostra in quale stato sia caduto l’immaginario collettivo in America e in tutto l’Occidente.

Infatti per quanto ci riguarda non possono sfuggire all’attenzione dei più attenti osservatori le analogie esistenti tra il comportamento di Trump e quello di Berlusconi, soprattutto per quanto riguarda l’irregolare pagamento di Porno star e i falsi in bilancio. Non si può non notare peraltro che il nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha più volte indicato come esempio il comportamento di Trump, riferendosi, dobbiamo ritenere, non alle sue criticabilissime azioni, ma alle idee del partito conservatore dei repubblicani, dimostrando così che per lei ciò che conta è il mantenimento dello status quo piuttosto che una radicale riforma fondata sui principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana.

Proprio ieri infatti il Consiglio dei ministri, che già era andato incontro agli interessi dei più ricchi con l’aumento del contante, con la flat tax e con i condoni, con poca ampiezza di vedute, ha addirittura spostato in avanti le scadenze poste alla cosiddetta tregua fiscale.

Oggetto di questa speciale tregua sono numerose situazioni irregolari. 

Segnalo comunque l’inaccettabile condono che riguarda il cosiddetto ravvedimento speciale per le violazioni sostanziali (cioè per indicazione non veritiere nella dichiarazione unica dei redditi fino al 2021) la cui scadenza era fissata al 31 marzo 2023 ed è stata prorogata al 30 settembre 2023, e fino al 20 dicembre 2024 in caso di rateizzazione.

Altro caso eclatante è quello che riguarda la non punibilità dei reati riguardanti inadempimenti tributari per importi superiori a 150 mila euro stabiliti in sede di condono, beneficio prorogato fino all’ultimo minuto possibile, cioè fino all’inizio del giudizio di primo grado.

L’elenco potrebbe continuare a lungo, poiché numerosissimi sono i condoni di questo tipo, ma quello che conta è mettere in evidenza che il nostro governo, con la tregua fiscale in questione, ha commesso una violazione gravissima dei principi fondamentali della nostra Costituzione, poiché addirittura ha dato un premio a chi non ha pagato le tasse rispetto a chi ha adempiuto ai propri doveri tributari, violando nello stesso momento gli articoli 3 e 53 della Costituzione.

E, inoltre, tutto questo è in palese e imperdonabile contrasto con l’articolo 54 della Costituzione, secondo il quale: “tutti i cittadini hanno il dovere di osservare la Costituzione e le leggi”, mentre “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.

Ogni commento ulteriore sarebbe ultroneo. 

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Alcune osservazioni sulla manovra di bilancio del governo Meloni

Alcune osservazioni sulla manovra di bilancio del governo Meloni

La manovra di bilancio preventivo per il 2023, varata con disegno di legge del governo sul quale dovrà esprimersi il Parlamento, è fortemente deludente e in contrasto con le promesse elettorali di Fratelli d’Italia.

Quello che maggiormente si nota è l’assenza, in questo provvedimento, di una vera e propria manovra economica che contrasti  l’andamento negativo della situazione attuale.

Innanzitutto si tende a eliminare, ovviamente con il favore della Commissione europea, quei provvedimenti che nell’anno trascorso hanno dato una spinta alla ripresa economica, e precisamente l’eco-bonus del 110% , che ha dato lavoro a molti disoccupati, mettendo in circolazione denaro, e la eliminazione, a decorrere dal primo giugno 2023, del reddito di cittadinanza.

Questo provvedimento è fortemente lesivo degli interessi dei lavoratori sia perché  ha eliminato uno scudo contro la povertà assoluta (ha salvato da quest’ultima un milione di persone), sia perché ha diminuito una fonte di circolazione della moneta.

È possibile supporre che una manovra di tal genere sia stata voluta dalle stesse imprese, perché il reddito di cittadinanza ha costituito in pratica una soglia minima di retribuzione da parte dei datori di lavoro, altrimenti il lavoratore preferisce detto reddito all’eventuale offerta di un salario minimo.

Assurda a tal proposito appare la distinzione tra inabili al lavoro, ai quali si corrisponderebbe una sorta di sussidio, e lavoratori occupabili, cioè persone che, anziché ricevere il reddito di cittadinanza, sarebbero avviate al lavoro.

Sennonché questa operazione non tiene conto del fatto elementare che è proprio il lavoro che manca, perché, essendosi instaurato un sistema economico predatorio neoliberista, secondo il quale il lavoro è pura merce, consistente in un costo per le imprese da ridurre al massimo possibile, le relative offerte di lavoro sono diventate inaccettabili.

D’altronde è da ricordare che l’articolo 36 della Costituzione sancisce, come diritto fondamentale, una retribuzione del lavoro commisurata alla quantità e alla qualità del lavoro prestato, che consenta al lavoratore e alla sua famiglia una vita libera e dignitosa.

Un compenso cioè che non può essere rimesso alle valutazioni al ribasso da parte degli imprenditori e che è stato possibile realizzare, fino all’assassinio di Aldo Moro, attraverso l’intervento dello Stato nell’economia.

Intervento dello Stato che è stato cancellato con leggi incostituzionali che hanno svenduto le fonti di produzione pubblica di ricchezza nazionale al miglior offerente, italiano o straniero che fosse.

Una vera manovra avrebbe dovuto invece predisporre gli strumenti per la nazionalizzazione delle fonti di produzione più valide e cioè dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia e delle situazioni di monopolio (art. 43 Cost.) svendute con leggi del tutto incostituzionali.

Molto negativa è anche la cosiddetta tregua fiscale, la quale contraddice il dovere di ogni cittadino di pagare le tasse in base all’articolo 53 della Costituzione. E in proposito è da sottolineare che, in virtù di questo articolo, il governo avrebbe potuto imporre alle imprese di riportare in Italia le sedi legali che hanno domiciliato all’estro.

La manovra prevede poi una serie di piccoli provvedimenti distribuiti a pioggia, a favore di vari soggetti, al fine evidente di guadagnare consensi.

Non si può non osservare che una manovra di bilancio, nella situazione deficitaria nella quale ci troviamo, avrebbe dovuto dar peso allo sviluppo economico pubblico e privato, partendo da un aumento dei salari e non puntando sull’iniziativa di singole imprese, le quali in realtà non investono più in attività produttive, ma in prodotti finanziari.

Insomma la insufficienza di questa manovra deriva dalla mancata applicazione del dinamismo produttivo imposto dalla nostra Costituzione, che resta l’unica guida per un’attività di governo che appare smarrita e senza traguardi risolutivi. 

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I migranti: un fatto ineluttabile che si vuol risolvere con piccoli e inadeguati provvedimenti

I migranti: un fatto ineluttabile che si vuol risolvere con piccoli e inadeguati provvedimenti

Il pensiero neoliberista, che ha trasformato il sistema economico globale in un sistema egoistico e predatorio, riverbera i suoi effetti anche sul tema della immigrazione, che è certamente un problema epocale che va visto nella sua interezza e non è suscettibile di provvedimenti parziali e limitati.

Esso invero deve essere studiato come un fatto inarrestabile, conseguente proprio al sistema predatorio dei Paesi occidentali più evoluti economicamente, i quali hanno sfruttato le immense ricchezze dell’Africa e hanno fatto in modo che i loro abitanti dipendessero da dittatori che mirano al loro personale interesse, calpestando i diritti fondamentali dei cittadini sottoposti al loro governo.

I responsabili di questo disastro umanitario sono pertanto coloro che agiscono sul mercato generale e coloro che ancora considerano parti dell’Africa come colonie da sfruttare.

In Italia il governo Meloni ha dimostrato di non avere piena consapevolezza del fenomeno migratorio, e, facendo leva sui più abietti sentimenti dell’animo umano, diffusi per altro in una limitata cerchia di cittadini, ha riproposto, sostenuta soprattutto dal Ministro Salvini, l’angoscioso problema della chiusura dei porti, come se un fenomeno di così grande portata potesse essere risolto con un semplice rimedio amministrativo.

Questo governo ha sbagliato in pieno: innanzitutto perché gran parte di cittadini italiani hanno un forte senso di responsabilità e di accoglienza, e in secondo luogo perché quegli stessi elettori di Fratelli d’Italia che hanno la mente oscurata dai citati principi neoliberisti sono rimasti insoddisfatti dall’esito di quanto deciso in proposito. 

Infatti il governo Meloni ha dapprima bloccato lo sbarco di 4 navi Ong, tre delle quali approdate dopo enormi difficoltà nei porti di Catania e Reggio Calabria, ha poi ritenuto, nel tentativo estremo di dare un contentino ai propri elettori, di consentire lo sbarco soltanto alle persone fortemente bisognose o ammalate, consegnando questo orribile screening ai medici del Ministero della Sanità.

I quali hanno fatto il loro dovere e hanno ritenuto che tutti gli imbarcati dovevano scendere a terra perché il rinvio di solo alcuni di essi in mare aperto e senza prospettive di salvezza avrebbe prodotto effetti fortemente nocivi sul piano psicologico-sanitario.

Come si nota la improvvida e superficiale decisione del governo Meloni si è rivolta contro gli stessi autori.

Capitolo angoscioso è anche quello che riguarda l’Unione europea, la quale ai sensi dell’articolo 80 del testo unico sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), dovrebbe agire, per quanto riguarda l’immigrazione, secondo i principi di solidarietà ed equa ripartizione dei migranti, tenuto conto anche degli aspetti economici.

La decisione di Macron di far sbarcare la quarta nave delle ONG con 241 persone a bordo, prima nel porto di Marsiglia, e poi in quello di Tolone ha suscitato in Francia la bieca reazione di Le Pen e della destra francese.

Insomma, di fronte a un fatto inarrestabile, la cupidigia umana resiste in modo illogico e alla fine autolesionista.

Da precisare, per quanto riguarda il governo italiano, che in base all’accordo di Dublino, l’Italia è tenuta ad accogliere i migranti come porto di primo ingresso provvedendo in un secondo momento a un’equa ripartizione del carico all’interno dell’UE.

In proposito la Meloni, dimostrando ancora superficialità di vedute, ha distinto causidicamente tra profughi e migranti, ponendo in evidenza che i profughi (non si sa bene cosa Ella volesse indicare con questo termine) sono soltanto il 10% del totale dei migranti.

Ella ha compiuto così un altro passo falso, perché la Convenzione di Ginevra impone il salvataggio in mare di chiunque si trovi in difficoltà e comunque prevale su tutto il principio di protezione umanitaria, principio che Ella ha già cancellato nel primo decreto legge sicurezza, sostituendolo con la vaga espressione di permessi per ragioni speciali.

Insomma l’azione governativa si svolge ancora una volta in violazione delle norme internazionali sul diritto del mare e sopratutto in violazione dell’articolo 2 della nostra Costituzione che tutela in assoluto i diritti inviolabili dell’uomo, cioè di ogni uomo a qualsiasi razza o popolo appartenga.

Il “noi tireremo dritto” della Meloni dimostra in pieno che Ella intende affidarsi a un principio che contraddice il buon governo perché si traduce in un potere illimitato di quest’ultimo senza tener conto che lo stato di diritto presuppone di sentire tutti, di ammettere i propri limiti e di osservare almeno i principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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Il discorso di Meloni: molte luci e oscurità completa sull’importanza della Costituzione 

Il discorso di Meloni: molte luci e oscurità completa sull’importanza della Costituzione 

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha esposto il suo programma di governo alla Camera, merita apprezzamento per la sua sincerità, il suo coraggio e la sua fede nei valori costitutivi di una civiltà: nazione, patria e famiglia. È da aggiungere che Ella ha parlato con grande passione dell’importanza del concetto dell’italianità e finalmente ha dato una scossa contro coloro che, purtroppo da tempo, hanno assunto un carattere servile nei confronti dell’Europa e, argomento di grande rilevanza costituzionale, ha proposto l’inserimento nell’attività economica del principio dell’interesse nazionale.

Quello che manca, a mio avviso, è il riferimento alla nostra Costituzione che, se fosse stato tenuto presente, avrebbe evitato in questo discorso taluni aspetti troppo personalistici e poco fondati dal punto di vista giuridico-costituzionale.

Mi riferisco alla modifica della Costituzione per quanto riguarda le autonomie differenziate e soprattutto  per quanto riguarda l’abolizione della centralità del Parlamento (che è il sottinteso del discorso) a favore del semi-presidenzialismo alla francese.

Una forma di governo che prevede l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e la nomina, da parte di questi, del Presidente del Consiglio dei Ministri. E anche qui è sottintesa una frase che Meloni ha riferito alle imprese, ma che è riferibile anche al semi-presidenzialismo: “non disturbare chi vuole fare”, una frase che somiglia molto a quella ben nota: “non disturbate il manovratore”.

Il fatto è che Meloni si preoccupa molto più della governabilità, dimenticando la pericolosità di un uomo solo al comando (fu Mussolini a decidere che l’Italia entrasse nella seconda guerra mondiale) piuttosto che di una reale democrazia, che comporta, come sancisce l’articolo 3, comma 2, della Costituzione, la partecipazione attiva di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Ciò è confermato anche dal fatto che Ella assegna al Popolo soltanto il diritto di voto e quindi solo un giudizio sull’operato del governo durante i cinque anni della legislatura. 

Tutto questo si presenta come un tornare indietro sulla strada segnata dalla Costituzione, secondo la quale la Repubblica elimina gli ostacoli che “limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini impedisce il libero svolgimento della persona umana”. Ed è questo, a mio avviso, il centro del problema che sfugge a Meloni. 

Ho molto apprezzato, in tema di economia, il risalto che Ella ha dato alla tutela delle infrastrutture strategiche nazionali, assicurando la proprietà pubblica delle reti sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella della comunicazione e ho ancor più apprezzato la sua proposta di introdurre in economia la clausula di salvaguardia dell’interesse nazionale.

In proposito, tuttavia, devo osservare che Meloni non ha fatto riferimento alla Costituzione, perché è in questa che sono dettati i meccanismi per attuare dette importanti finalità.

Mi permetto di suggerire alla neo-eletta Presidente del Consiglio, la quale ha molto sottolineato il fatto che nell’ultimo decennio i nostri governi hanno peggiorato di molto la nostra situazione economica, che il problema consiste nel fatto che questi governi, con leggi costituzionalmente illegittime, hanno trasformato il sistema economico keynesiano, che contiene la chiave di volta per il funzionamento di una sana economia, distribuendo la ricchezza alla base delle piramide sociale e incrementando la domanda, con il sistema predatorio neoliberista (pienamente accolto in Europa) secondo il quale la ricchezza deve essere nelle mani di pochi e lo Stato non deve intervenire nell’economia.

Se Meloni avesse puntellato il suo discorso con questi riferimenti costituzionali avrebbe dato peso concreto alle sue parole. Ripeto a lei quello che ho sempre detto: la Costituzione non va modificata, ma applicata e soprattutto vanno applicati gli articoli 2, 3, 4, 5, 35, 41, 42, 43 e 118 ultimo comma.

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A causa della menzognera legge elettorale l’Italia sarà governata da una minoranza

A causa della menzognera legge elettorale l’Italia sarà governata da una minoranza

La vittoria della destra è frutto di un marchingegno della legge elettorale Rosatellum. La destra non ha superato il 51% dei voti come la logica richiederebbe, e ricordo che a suo tempo l’attribuzione di un premio a chi avesse superato il 51% dei voti fu dichiarato legge truffa.

Ora nella confusione determinata dal menzognero pensiero neoliberista che travolge i dati reali e confonde le idee ai cittadini, una minoranza, per l’appunto il 44% dei votanti dei partiti di centro-destra, schiaccia completamente la maggioranza degli aventi diritto al voto.

Si pensi che il partito Noi Moderati, in coalizione con il centro-destra, ha ottenuto lo 0,6% dei voti e porta in Parlamento 7 deputati e 2 senatori, mentre Unione Popolare, che ha avuto l’1,4%, non ottiene nessun seggio Parlamentare. 

Insomma il neoliberismo, che usa la menzogna come metodo, ci porta a ragionare su cose e dati che non hanno una corrispondenza nella realtà. Ed è da considerare che il partito di maggioranza è stato quello dei non votanti: si sono infatti astenuti dal voto il 36% degli aventi diritto. E quest’ultimo è davvero un dato reale sul quale bisogna ragionare.

Parlerei pertanto di una vittoria apparente del centro-destra che tuttavia riesce a incidere sulla politica nazionale come se fosse una vittoria reale. Il che mi induce a credere che chi governerà in base a detti risultati lo farà in contrasto con ciò che vuole la maggioranza dei cittadini.

Con questa vittoria apparente si può dire che il neoliberismo ha ottenuto tutto quello che voleva, come già previsto nel programma di Francesco Cosentino, e cioè il programma della P2 di Licio Gelli, il primo atto che sarà compiuto sarà un vero e proprio attentato alla Costituzione. 

Infatti la destra di Meloni, insieme con Italia Viva di Renzi e Azione di Calenda, hanno già detto che vorranno istituire il presidenzialismo, e cioè una forma di governo che viola i principi fondamentali della parte prima della Costituzione, tranciando i diritti fondamentali delle masse popolari.

Disarmante è anche la dichiarazione della Meloni, la quale ha comunicato a Zelensky il nostro aiuto per la guerra in atto, mentre la maggioranza degli italiani è contro la guerra, e inoltre ha addirittura chiesto a Draghi una stretta collaborazione per la stesura della legge di bilancio, accennando anche alla possibilità di confermare a Daniele Franco il posto di Ministro dell’Economia. E tutto questo contro la volontà degli aventi diritto al voto, i quali, in pratica, hanno, con il loro voto,  disapprovato la politica di Draghi.

Ultimo dato è che la Meloni ha assicurato l’Europa della nostra piena condiscendenza, dimenticando che questa Europa ha distrutto quasi totalmente la nostra economia attraverso le privatizzazioni e cioè il porre sul mercato il nostro demanio pubblico in modo che fosse acquistato prevalentemente dai Paesi più forti dell’Unione europea, togliendo all’Italia la possibilità di far fronte alle emergenze con fondi propri e con ulteriori indebitamenti, come avvenuto per la pandemia e per la guerra, le cui sanzioni, hanno prodotto l’aumento delle bollette del gas e dell’energia elettrica.

E Draghi è stato il primo assertore delle suddette privatizzazioni, come proclamò il 2 giugno 1992 sul panfilo Britannia ancorato a Civitavecchia, chiedendo ai rappresentanti della city londinese un forte aiuto per la realizzazione appunto della privatizzazione dei beni del nostro demanio pubblico.

E oggi sono proprio gli inglesi che offrono il loro appoggio alla Meloni per la realizzazione di queste dismissioni che ci portano alla più totale miseria.

Insomma l’intero Popolo italiano sarà governato da un governo che non esprime la volontà della maggioranza reale dei cittadini e agirà contro gli interessi dei meno abbienti, come già dimostra la dichiarazione della Meloni relativa all’abolizione del reddito di cittadinanza e alla volontà di mantenere in ordine i nostri conti pubblici, che non sono più alimentati da entrate extra-tributarie a causa delle dette privatizzazioni, ma solo da entrate tributarie, che maggiormente graveranno sulle spalle dei contribuenti.

In questo quadro quello che emerge è un Popolo che non ha voce in Parlamento, sia perché si è astenuto dal voto, non conoscendo partiti che lo difendessero, sia perché una legge incostituzionale e menzognera ha fatto apparire come reale una situazione puramente avulsa dalla realtà.

Resta solo la speranza che la nuova sinistra reale, emergente con Unione Popolare, la quale, se ci fosse stato un sistema elettorale non menzognero, avrebbe già portato in Parlamento una decina di rappresentanti, prosegua il suo cammino e trovi in coloro che si astengono il maggiore e più solido sostegno.

Paolo Maddalena 

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