Lettere sul futuro dell'Europa

Lettere sull’Europa del futuro

Il bene da salvaguardare sono i Popoli e, quindi, le Comunità. Il “divide et impera” che le
multinazionali e le banche, ispirate dal neoliberismo imperante, attuano, mira proprio al far venir
meno lo spirito di coesione dei Popoli, poiché un popolo unito è un ostacolo allo strapotere
finanziario, mentre un singolo individuo è una facile preda.
L’Europa deve essere l’Europa dei “Popoli”. E quando si parla di “Nazioni” (termine usato
più volte dalla nostra Costituzione), è perché gli “Stati nazionali” si sono ispirati all’idea di un
insieme di persone che hanno caratteri comuni, una storia comune, un linguaggio comune, una
tradizione comune, ecc.. E che L’Italia, sia un popolo in questo senso, certo non lo si può negare. Là
dove ci sono minoranze linguistiche, la Costituzione ha provveduto a dare maggiori autonomie.
Storicamente, assistiamo a un cambiamento di significato delle “nozione” di “Popolo” e di
“Nazione”. Dalla “identità” dei due termini, si è passato a considerare un “Popolo”, quello
composto da più Popoli-Nazioni, intendendo così per “Popolo” l’insieme di soggetti che
“volontariamente” scelgono di sottostare a uno stesso “ordinamento giuridico”. Gli esempi non
mancano: si pensi agli Stati Uniti, alla Russia, all’India, ecc.
Andare verso forme “federali” è una imprescindibile necessità storica” (si parla di
“globalizzazione”, che si è avverata per la finanza e per la disoccupazione, e non per i PopoliNazione).
Ma in questo processo si deve stare molto attenti per evitare la subordinazione di un
Popolo-Nazione ad altri Popoli-Nazioni, inclusi nella stessa federazione (come avviene in Russia,
dove il danaro circola solo a Mosca e a Pietroburgo, e il resto vive in grave miseria, e come mi
sembra sia avvenuto in Catalogna). Anche qui, il “principio di eguaglianza politica, economica e
sociale” (di cui parla l’art. 3, comma 2, Cost.), è fondamentale: una vera “Federazione”, deve
trattare in modo equanime tutti i popoli che aderiscono alla Federazione stessa. Ciò non è avvenuto
in Europa, i cui Organi decidenti non sono elettivi (il Parlamento europeo conta molto poco) e che,
con l’improvvida adozione della moneta unica (che doveva essere l’ultimo passo dell’Unione e non
il primo), è riuscita a spogliarci di quasi tutta la nostra ricchezza.
Non produciamo più nulla e siamo condannati alla miseria senza fine. L’unico faro che ci
illumina è, a mio avviso, la Costituzione, che, a norma di legge, “prevale” sugli iniqui “Trattati
europei”.

Paolo Maddalena