I migranti: un fatto ineluttabile che si vuol risolvere con piccoli e inadeguati provvedimenti

I migranti: un fatto ineluttabile che si vuol risolvere con piccoli e inadeguati provvedimenti

Il pensiero neoliberista, che ha trasformato il sistema economico globale in un sistema egoistico e predatorio, riverbera i suoi effetti anche sul tema della immigrazione, che è certamente un problema epocale che va visto nella sua interezza e non è suscettibile di provvedimenti parziali e limitati.

Esso invero deve essere studiato come un fatto inarrestabile, conseguente proprio al sistema predatorio dei Paesi occidentali più evoluti economicamente, i quali hanno sfruttato le immense ricchezze dell’Africa e hanno fatto in modo che i loro abitanti dipendessero da dittatori che mirano al loro personale interesse, calpestando i diritti fondamentali dei cittadini sottoposti al loro governo.

I responsabili di questo disastro umanitario sono pertanto coloro che agiscono sul mercato generale e coloro che ancora considerano parti dell’Africa come colonie da sfruttare.

In Italia il governo Meloni ha dimostrato di non avere piena consapevolezza del fenomeno migratorio, e, facendo leva sui più abietti sentimenti dell’animo umano, diffusi per altro in una limitata cerchia di cittadini, ha riproposto, sostenuta soprattutto dal Ministro Salvini, l’angoscioso problema della chiusura dei porti, come se un fenomeno di così grande portata potesse essere risolto con un semplice rimedio amministrativo.

Questo governo ha sbagliato in pieno: innanzitutto perché gran parte di cittadini italiani hanno un forte senso di responsabilità e di accoglienza, e in secondo luogo perché quegli stessi elettori di Fratelli d’Italia che hanno la mente oscurata dai citati principi neoliberisti sono rimasti insoddisfatti dall’esito di quanto deciso in proposito. 

Infatti il governo Meloni ha dapprima bloccato lo sbarco di 4 navi Ong, tre delle quali approdate dopo enormi difficoltà nei porti di Catania e Reggio Calabria, ha poi ritenuto, nel tentativo estremo di dare un contentino ai propri elettori, di consentire lo sbarco soltanto alle persone fortemente bisognose o ammalate, consegnando questo orribile screening ai medici del Ministero della Sanità.

I quali hanno fatto il loro dovere e hanno ritenuto che tutti gli imbarcati dovevano scendere a terra perché il rinvio di solo alcuni di essi in mare aperto e senza prospettive di salvezza avrebbe prodotto effetti fortemente nocivi sul piano psicologico-sanitario.

Come si nota la improvvida e superficiale decisione del governo Meloni si è rivolta contro gli stessi autori.

Capitolo angoscioso è anche quello che riguarda l’Unione europea, la quale ai sensi dell’articolo 80 del testo unico sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), dovrebbe agire, per quanto riguarda l’immigrazione, secondo i principi di solidarietà ed equa ripartizione dei migranti, tenuto conto anche degli aspetti economici.

La decisione di Macron di far sbarcare la quarta nave delle ONG con 241 persone a bordo, prima nel porto di Marsiglia, e poi in quello di Tolone ha suscitato in Francia la bieca reazione di Le Pen e della destra francese.

Insomma, di fronte a un fatto inarrestabile, la cupidigia umana resiste in modo illogico e alla fine autolesionista.

Da precisare, per quanto riguarda il governo italiano, che in base all’accordo di Dublino, l’Italia è tenuta ad accogliere i migranti come porto di primo ingresso provvedendo in un secondo momento a un’equa ripartizione del carico all’interno dell’UE.

In proposito la Meloni, dimostrando ancora superficialità di vedute, ha distinto causidicamente tra profughi e migranti, ponendo in evidenza che i profughi (non si sa bene cosa Ella volesse indicare con questo termine) sono soltanto il 10% del totale dei migranti.

Ella ha compiuto così un altro passo falso, perché la Convenzione di Ginevra impone il salvataggio in mare di chiunque si trovi in difficoltà e comunque prevale su tutto il principio di protezione umanitaria, principio che Ella ha già cancellato nel primo decreto legge sicurezza, sostituendolo con la vaga espressione di permessi per ragioni speciali.

Insomma l’azione governativa si svolge ancora una volta in violazione delle norme internazionali sul diritto del mare e sopratutto in violazione dell’articolo 2 della nostra Costituzione che tutela in assoluto i diritti inviolabili dell’uomo, cioè di ogni uomo a qualsiasi razza o popolo appartenga.

Il “noi tireremo dritto” della Meloni dimostra in pieno che Ella intende affidarsi a un principio che contraddice il buon governo perché si traduce in un potere illimitato di quest’ultimo senza tener conto che lo stato di diritto presuppone di sentire tutti, di ammettere i propri limiti e di osservare almeno i principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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Stupore e timore generalizzato produce il primo atto con forza di legge emanato dal governo Meloni

Stupore e timore generalizzato produce il primo atto con forza di legge emanato dal governo Meloni

Il primo provvedimento con forza di legge (Decreto 31 ottobre 2022, numero 162, già entrato in vigore), emesso dal governo Meloni, è semplicemente spaventoso, perché profila nell’immaginario collettivo il probabile avvento di uno Stato di Polizia.

È difficile, se non impossibile, trovare una disposizione di legge scritta in modo peggiore di questa. Essa appare innanzitutto “imprecisa” nella descrizione della condotta vietata, la quale viene espressa dalle seguenti parole: “invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati”. Infatti non si capisce in qual maniera si debba considerare “arbitraria o non” l’entrata su detti terreni o edifici. Né è comprensibile capire quando da un “raduno” possa derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica.

Insomma tutto è rimesso all’arbitraria valutazione degli agenti di polizia, che potrebbero, in ipotesi, ordinare lo sgombero di qualsiasi tipo di raduno.

Al riguardo è da ricordare che la Meloni ha affermato che detta disposizione debba intendersi come limitata ai rave-party, ma ciò non risulta affatto dalla interpretazione logica e sistematica della norma in questione, come prevede l’articolo 12 delle Preleggi al Codice civile.

Inoltre salta agli occhi la enorme sproporzione tra la gravità della condotta e la pena essa inflitta, una sproporzione che porta addirittura a considerare, come precisato nell’ultimo comma di detta disposizione, il divieto di riunione alla pari dei delitti per mafia. 

Tale articolo prevede che contro chi organizza o promuove la cosiddetta invasione è prevista la reclusione da 3 a 6 anni e la multa da euro 1000 a euro 10000, aggiungendo che, per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita. Altro termine, quest’ultimo, molto vago, perché lascia agli operatori di giustizia un’amplissima discrezionalità sul quantum della riduzione della pena.

Si prevede inoltre la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato, nonché di quelle cose utilizzate per realizzare le finalità dell’occupazione, che, secondo quanto detto dalla Meloni, dovrebbero consistere fondamentalmente degli strumenti musicali.

Come si nota la labilità dei termini usati non limita l’area dell’applicazione della norma e rimette tutto, come avviene negli Stati di polizia, alla valutazione degli agenti della polizia stessa.

Ne consegue che la norma in questione potrà essere utilizzata per qualsiasi tipo di raduno: per i raduni all’intero delle università (i quali per consuetudine sono stati sempre ritenuti legali), per l’occupazione di immobili da parte di senza tetto, oppure da parte di soggetti attivi che si riuniscono per motivi culturali, ovvero di riunioni all’aperto in qualche villa pubblica per festeggiare, ad esempio, un matrimonio, e così via dicendo.

Si tratta di una norma che peraltro viola i principi fondamentali della Costituzione e precisamente l’articolo 17 Cost., secondo il quale: “i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senza armi”. Ed è da notare che detta disposizione costituzionale distingue le riunioni in luogo aperto al pubblico, per le quali non è richiesto un preavviso alle autorità, dalle riunioni in luogo pubblico per le quali deve essere dato avviso alle autorità medesime. Le quali: “possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”.

Sembra che detto decreto legge prescinda completamente dall’appena citato principio fondamentale della nostra Costituzione e si ponga come un pericolosissimo vulnus contro l’esercizio di diritti fondamentali, nel caso di specie il diritto di riunirsi.

Si deve dire peraltro che la norma del citato decreto legge viola anche l’articolo 16 della Costituzione, secondo il quale: “ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente i qualunque parte del territorio nazionale”, precisandosi che: “nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche”.

Insomma si tratta di una norma che infrange i fondamentali principi costituzionali della nostra democrazia e che comporta l’esercizio da parte di tutti i cittadini di quel diritto che Dossetti chiamava diritto di resistenza e che si concreta nel potere dei cittadini medesimi di promuovere un referendum (art. 75 Cost.)., o di esercitare il potere di iniziativa delle leggi mediante la proposta alle Camere, da parte di almeno di 50 mila elettori, di un progetto di legge redatto in articoli (art. 71 Cost.), oppure di ricorrere alla Corte costituzionale per ottenere l’annullamento del decreto legge in questione (art. 134 Cost). 

Comunque l’urgenza della situazione impone di utilizzare, quale strumento del diritto di difesa dei cittadini, un altro principio fondamentale della Costituzione. Cioè rivolgere una petizione alle Camere per chiedere l’abrogazione del provvedimento in questione (art. 50 Cost.).

Si tratta di una urgenza che deriva dal fatto che questo decreto legge mina alle fondamenta la democraticità del nostro ordinamento costituzionale, infrangendo, come si è visto, principi fondamentali e diritti fondamentali di tutti i cittadini, che sono peraltro garantiti anche dall’articolo 2 della Costituzione, secondo il quale: “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo (e cioè di ogni uomo), sia come singolo, sia nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità,  richiede l’adempimento di doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”

Ed è proprio sulla base di doveri di solidarietà politica, economica e sociale che i cittadini, in questa triste vicenda, sono obbligati a esercitare i poteri costituzionali di resistenza che, come si è appena detto, la vigente Costituzione loro conferisce.

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Il discorso di Meloni: molte luci e oscurità completa sull’importanza della Costituzione 

Il discorso di Meloni: molte luci e oscurità completa sull’importanza della Costituzione 

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha esposto il suo programma di governo alla Camera, merita apprezzamento per la sua sincerità, il suo coraggio e la sua fede nei valori costitutivi di una civiltà: nazione, patria e famiglia. È da aggiungere che Ella ha parlato con grande passione dell’importanza del concetto dell’italianità e finalmente ha dato una scossa contro coloro che, purtroppo da tempo, hanno assunto un carattere servile nei confronti dell’Europa e, argomento di grande rilevanza costituzionale, ha proposto l’inserimento nell’attività economica del principio dell’interesse nazionale.

Quello che manca, a mio avviso, è il riferimento alla nostra Costituzione che, se fosse stato tenuto presente, avrebbe evitato in questo discorso taluni aspetti troppo personalistici e poco fondati dal punto di vista giuridico-costituzionale.

Mi riferisco alla modifica della Costituzione per quanto riguarda le autonomie differenziate e soprattutto  per quanto riguarda l’abolizione della centralità del Parlamento (che è il sottinteso del discorso) a favore del semi-presidenzialismo alla francese.

Una forma di governo che prevede l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e la nomina, da parte di questi, del Presidente del Consiglio dei Ministri. E anche qui è sottintesa una frase che Meloni ha riferito alle imprese, ma che è riferibile anche al semi-presidenzialismo: “non disturbare chi vuole fare”, una frase che somiglia molto a quella ben nota: “non disturbate il manovratore”.

Il fatto è che Meloni si preoccupa molto più della governabilità, dimenticando la pericolosità di un uomo solo al comando (fu Mussolini a decidere che l’Italia entrasse nella seconda guerra mondiale) piuttosto che di una reale democrazia, che comporta, come sancisce l’articolo 3, comma 2, della Costituzione, la partecipazione attiva di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Ciò è confermato anche dal fatto che Ella assegna al Popolo soltanto il diritto di voto e quindi solo un giudizio sull’operato del governo durante i cinque anni della legislatura. 

Tutto questo si presenta come un tornare indietro sulla strada segnata dalla Costituzione, secondo la quale la Repubblica elimina gli ostacoli che “limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini impedisce il libero svolgimento della persona umana”. Ed è questo, a mio avviso, il centro del problema che sfugge a Meloni. 

Ho molto apprezzato, in tema di economia, il risalto che Ella ha dato alla tutela delle infrastrutture strategiche nazionali, assicurando la proprietà pubblica delle reti sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella della comunicazione e ho ancor più apprezzato la sua proposta di introdurre in economia la clausula di salvaguardia dell’interesse nazionale.

In proposito, tuttavia, devo osservare che Meloni non ha fatto riferimento alla Costituzione, perché è in questa che sono dettati i meccanismi per attuare dette importanti finalità.

Mi permetto di suggerire alla neo-eletta Presidente del Consiglio, la quale ha molto sottolineato il fatto che nell’ultimo decennio i nostri governi hanno peggiorato di molto la nostra situazione economica, che il problema consiste nel fatto che questi governi, con leggi costituzionalmente illegittime, hanno trasformato il sistema economico keynesiano, che contiene la chiave di volta per il funzionamento di una sana economia, distribuendo la ricchezza alla base delle piramide sociale e incrementando la domanda, con il sistema predatorio neoliberista (pienamente accolto in Europa) secondo il quale la ricchezza deve essere nelle mani di pochi e lo Stato non deve intervenire nell’economia.

Se Meloni avesse puntellato il suo discorso con questi riferimenti costituzionali avrebbe dato peso concreto alle sue parole. Ripeto a lei quello che ho sempre detto: la Costituzione non va modificata, ma applicata e soprattutto vanno applicati gli articoli 2, 3, 4, 5, 35, 41, 42, 43 e 118 ultimo comma.

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Nella gravissima situazione internazionale i nostri governanti pensano soltanto alle loro poltrone

Nella gravissima situazione internazionale i nostri governanti pensano soltanto alle loro poltrone

Il contrasto di interessi tra i vari Paesi per motivi economici è una costante della storia. Con una importante differenza: se domina la pace i conflitti si risolvono con trattative di carattere giuridico; se domina la guerra le trattative si risolvono con la violenza abbandonando il diritto.

A ciò è da aggiungere la probabilità del verificarsi del cosiddetto effetto domino, per cui tutti i Paesi finiscono, a tutela dei loro interessi, per riarmarsi e agire con la forza. 

Una situazione terribile, resa ancor più grave, ai nostri giorni, dall’esistenza delle armi nucleari distruttive dell’intera vita del Pianeta. Emerge, ad esempio, in questa fosca situazione, la complicazione delle difficoltà anche nei rapporti tra Israele, Usa, Russia e Iran, il quale ultimo è in conflitto con Israele e sta inviando droni alla Russia, la quale è alleata di Israele nel conflitto in Siria.

Intanto in Europa rispunta inesorabile l’egoismo dei vari Paesi, che si sono da tempo convertiti al neoliberismo, il quale, ponendo come fine il profitto individuale, è un temibile nemico per la solidarietà che dovrebbe invece animare l’Unione europea, la quale resta divisa su vari fronti.

Molto timida è la proposta della Commissione europea, di cui ha parlato Ursula Von der Leyen, secondo la quale, proprio in ossequio ai dettami neoliberisti,  le azioni di carattere comunitario e solidaristico devono essere limitate al 15% degli acquisti comuni del gas, mentre si dovrebbe porre un tetto alle valutazioni della borsa di Amsterdam al prezzo del gas , per cercare di limitare la speculazione, ma soltanto in casi estremi e per soli tre mesi .

Come si nota l’Europa ritiene lecita la speculazione e ripropone ai Paesi deboli, come l’Italia, l’urgente necessità di rivedere la propria posizione in ambito europeo. Infatti non si può negare che, nella situazione appena delineata, ci sono Paesi che ottengono profitti, ai quali non intendono assolutamente rinunciare, come l’Olanda e la Germania, mentre altri Paesi, come l’Italia, non hanno nessuna protezione dei propri interessi, con la conseguenza che il loro patrimonio industriale, commerciale e agricolo, diventa oggetto di probabile acquisto a basso prezzo da parte degli altri Paesi europei.

Il che fa sorgere il problema, al quale certamente si oppongono i ben noti amici delle multinazionali e delle banche, di stabilire che l’Italia si comporti in modo autonomo per l’approvvigionamento e la distribuzione della energia elettrica e del gas, come ha già fatto la Spagna, risolvendo così i propri problemi.

È inoltre da notare che l’Europa sta attraversando un periodo nel quale l’Euro gioca solo a favore dei Paesi economicamente più forti, come Olanda e Germania, a tutto discapito dei Paesi economicamente meno forti, per i quali potrebbe diventare necessario divenire Stati membri in deroga, come ad esempio è stata l’Inghilterra prima della sua uscita dall’Europa.

Si deve per altro ricordare che l’Italia ha un solo punto di forza: la sua Costituzione repubblicana, democratica e antifascista, i cui principi fondamentali, secondo la giurisprudenza costituzionale dei contro-limiti, prevalgono sui Trattati.

Purtroppo tutto questo non è nella mente dei nostri governanti che stanno offrendo, all’opinione pubblica, un’immagine indecente e per certi aspetti inaccettabile. È stato chiaro che Berlusconi, che non si sa se ha perduto la testa o fa finta di averla persa, con i pochi voti della sua Forza Italia, pretende, oltre i tre ministeri che sembrerebbe avergli già proposto la Meloni, altri tre e segnatamente il ministero della giustizia, dove dovrebbe andare un suo fedelissimo capace di mutare la legge Severino, in base alla quale egli potrebbe essere nuovamente costretto a lasciare lo scranno di senatore.

Insomma appare chiaro che i gravissimi problemi sopra accennati non hanno nessun rilievo nelle trattative per la formazione del governo e che tra i vari eletti c’è soltanto una corsa all’accaparramento di poltrone. Ciò potrebbe portare a nuove elezioni o alla formazione di un governo tecnico. 

Sentiremo domani cosa deciderà il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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La guerra continua la sua escalation e la situazione economica europea è sempre più difficile

La guerra continua la sua escalation e la situazione economica europea è sempre più difficile

La tensione tra i belligeranti (da una parte la Russia e dall’altra l’Ucraina aiutata dagli USA e dai Paesi della Nato) sta pericolosamente arrivando al punto di rottura totale. È stato chiesto a Biden di parlare con Putin, ma egli ha risposto che non vede perché debba dialogare con un criminale di guerra.

Una risposta inaccettabile, perché se Putin è certamente un criminale, egli è pure il capo di una federazione che tende illusoriamente a riprendersi i territori dell’antica Unione Sovietica.

La trattativa deve venire dai capi di Stato perché sono loro che decidono in merito, qualunque sia il loro atteggiamento morale e il loro pensiero su come esercitare i poteri dei quali sono in possesso. Dunque quella di Biden è solo una risposta evasiva che non promette nulla di buono.

Sul piano economico è da ricordare che l’Arabia Saudita ha deciso di diminuire la produzione di petrolio e ha accettato di farsi pagare, non in dollari (come finora è avvenuto), ma in Yuan da parte della Cina.

Questo atteggiamento ha irritato Biden, il quale ha posto in evidenza la necessità di rivedere i rapporti commerciali con l’Arabia.

In sostanza Biden si rende conto che oramai il dollaro (che da oltre 70 anni è stato lo strumento per il dominio commerciale degli Stati Uniti) non è più accettato come moneta universale per gli scambi economici.

Inoltre è da sottolineare, per quanto riguarda l’Europa,  che la commissaria Kadri Simson oggi illustrerà ai ministri dell’Energia dei 27 Paesi Ue, riuniti a Praga per un consiglio informale, i punti principali della proposta legislativa che sarà presentata dalla Commissione la prossima settimana per affrontare la crisi dei prezzi del gas.

Quello che è trapelato in merito a  queste dichiarazioni è che la Commissione UE, in pieno accordo con la politica della Germania, non toccherà minimamente gli extra-profitti (dovuti alla speculazione) delle industrie del settore energetico (multinazionali e simili). Pertanto essa rifiuterà fermamente la proposta di mettere un tetto al prezzo del gas, avanzata dal nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi, il quale ha anche emanato un decreto legge, formulato purtroppo in modo errato dal Ministero dell’Economia, che impone un contributo di solidarietà ai produttori e ai distributori dell’energia pari al 25% degli extra-profitti.

La commissaria Simson ha anche detto che si sta lavorando a un modello obbligatorio, in base al quale l’acquisto del gas sarà effettuato in modo comunitario soltanto dall’Unione europea, la quale distribuirà a ogni singolo Paese la quota loro spettante, invitandoli poi, in caso di emergenza, a una riduzione dei consumi.

Come si nota imperversa in questo campo il distruttivo principio neoliberista, secondo il quale la determinazione del livello dei prezzi spetta al mercato, e agli Stati sovrani non resta che accettare le decisioni del mercato medesimo, anche se si tratta di evidentissime speculazioni.

La strada giusta, a mio avviso, è quella di tassare, in via provvisoria, da parte di ogni Stato, gli extra-profitti (provenienti dalla speculazione) con una tassazione del 100%, per poi arrivare a stabilire che le imprese che gestiscono le fonti di energia devono passare nella mano pubblica di ogni Stato membro, e cioè diventare aziende pubbliche che agiscono fuori dal mercato, perseguendo soltanto l’interesse dei cittadini. Come era in Italia prima della privatizzazione, effettuata da Giuliano Amato del 1992, e poi dalla svendita del gas e dell’energia elettrica, effettuate rispettivamente con decreto Letta (2000) e con decreto Bersani (1999).

Per quanto ci riguarda, come più volte ho affermato, deve essere attuato l’articolo 43 della Costituzione, secondo il quale: “le fonti di energia devono essere in mano pubblica o di comunità di lavoratori o di utenti”. Come si nota è sempre e solo la Costituzione che ci consente di difendere i diritti fondamentali del Popolo.

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Fosche previsioni riguardano la Terra e la popolazione mondiale

Fosche previsioni riguardano la Terra e la popolazione mondiale

È preoccupante l’estensione dell’aggressività e della sopraffazione che sta infettando molti Paesi a seguito della guerra in Ucraina. 

Infatti è entrata in scena anche la Corea del Nord che ha lanciato un missile che ha sorvolato il Giappone ed è finito nel Pacifico. Immediata è stata la risposta americana che ha centrato, con estrema precisione, quattro obiettivi nel mare della Corea del Nord. Ed è entrata in scena anche la Corea del Sud, che ha lanciato contro la Corea del Nord, un missile che ha sbagliato traiettoria ed è ricaduto nella stessa Corea del Sud.

Aumenta intanto fortemente la tensione fra Russia da una parte e Ucraina e USA dall’altra. Infatti Putin ha dichiarato di voler usare armi nucleari cosiddette tattiche, che sono terribilmente dannose per le radiazioni che producono, e dall’altra parte Zelensky ha firmato un decreto con il quale afferma di respingere qualsiasi ipotesi di accordo.

Intanto le forze militari ucraine stanno avanzando nell’ambito dei territori dichiarati dalla Russia come parte del proprio territorio. 

In questo scenario resta inascoltato dai governanti e purtroppo dai popoli il grido della terra, la cui temperatura è in continuo innalzamento provocando uragani frequentissimi in tutte le parti del mondo, mentre lo scioglimento dei ghiacciai continua a ritmo serrato e il gas, proveniente dalla Russia con il condotto Nord-Stream 1, continua a inquinare l’intero mar Baltico, espandendosi in Europa e arrivando persino in Italia a quote alte senza che nessuno prenda provvedimenti. Ci si preoccupa soltanto di sostituire il mancato invio del gas da parte della Russia con l’uso altamente inquinante del carbon-fossile.

Molto preoccupante è il fatto che l’Unione europea sembra stia perdendo la sua unità. Infatti, mentre la Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen propone di mettere un prezzo al tetto del gas, la Germania si muove per conto proprio, stanziando 200 miliardi per pagare il gas a prezzo di mercato, dopo aver messo fuori bilancio i propri debiti e ha dichiarato di volere un ritorno dell’austerity che danneggerebbe sicuramente i Paesi più deboli.

Anche Olanda, Austria e Svezia si stanno muovendo autonomamente e,  insieme con la Germania, hanno rifiuto la creazione di un fondo comune per far fronte all’emergenza energetica.

È da sottolineare tuttavia che in contrapposizione a questo atteggiamento negativo, per far fronte all’aumento delle bollette del gas e della luce elettrica, si distingue il lodevole comportamento della Spagna, a guida socialista, la quale ha varato un pacchetto di misure tra le quali hanno particolare rilievo la tassazione dei patrimoni dei più ricchi e la diminuzione di tasse ai ceti più poveri della popolazione, ha aumentato il salario minimo, eliminato il precariato, ha ridotto l’iva sulle bollette dal 21 al 5%, e ha potuto così introdurre un tetto al prezzo del gas.

Ed è da notare al riguardo che il governo inglese, che aveva dichiarato di voler diminuire le tasse sui patrimoni più alti, ha dovuto fare marcia indietro per la reazione dei mercati che hanno immediatamente fatto crollare il valore della sterlina, così  dimostrando che la tassazione dei patrimoni più alti non turba affatto l’andamento dei mercati.

In Italia tutto è in alto mare e l’interesse generale è rivolto soprattutto alla formazione del nuovo esecutivo, mentre continua l’azione neoliberista del governo Draghi, sempre dannosa per gli interessi del Popolo. 

Il problema sembra essere soltanto quello della distribuzione delle poltrone, unico fine per il quale si è svolta la propaganda elettorale, che di tutto ha parlato tranne che della soluzione degli importantissimi argomenti che ho finora descritto.

Ricordo che l’Italia ha un’ancora di salvezza nella Costituzione e che tutti coloro che nelle prossime settimane saranno ulteriormente colpiti dall’aumento del 74% delle bollette del gas e del 59% delle bollette della luce, dovranno chiedere a gran voce, come sostiene soltanto Unione Popolare, l’attuazione della Costituzione.

Paolo Maddalena

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