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Bene il Governo, male chi specula sulle insofferenze emotive del popolo

Bene il Governo, male chi specula sulle insofferenze emotive del popolo

Cavalcare le insofferenze emotive del Popolo ha solo il fine di abbattere il Governo Conte che sta ben agendo contro il disastro del corona virus

Il 9 marzo scorso, quando è stata dichiarata la chiusura totale delle attività (lockdown), i contagiati totali erano 7.985 e i deceduti 463.

Oggi i contagiati sono oltre 204 mila circa e il numero dei decessi è di 27.359. È possibile, solo a lume di buon senso, pensare di riaprire tutte le attività soltanto sulla base di un lieve miglioramento dei dati giornalieri?

Gli scienziati affermano che se si dovesse riaprire tutto, in poco tempo ci ritroveremmo con 430 mila persone ricoverate in rianimazione.

Dunque le misure di rallentamento emanate dal governo contengono anche una buona dose di rischio che non è possibile superare.

Già abbiamo visto che in Germania il rallentamento delle restrizione ha provocato un innalzamento sensibile dei contagi.

A nulla valgono i richiami di alcuni illustri giuristi sull’osservanza dei diritti costituzionali, poiché come questi stessi giuristi ben sanno, è perfettamente legittimo dal punto di vista della Costituzione l’esercizio del potere di ordinanza (cioè di limitare i diritti fondamentali, in casi come quello attuale), che spetta all’Esecutivo.

Il limite è quello del criterio della proporzionalità che, per quanto risulta, è stato rispettato per eccesso e non per difetto.

Inaccettabili Renzi, Salvini e Meloni

Inaccettabili sono dunque le parole di Salvini e della Meloni che chiedono un maggiore allentamento delle restrizioni.

Stupiscono poi le parole di Renzi, il quale, riecheggiando un’affermazione dantesca che riguardava argomenti ben diversi, afferma che la libertà vale più della vita, dimenticando che se vien meno la vita con essa vien meno anche la libertà.

E la sua affermazione, secondo la quale la Costituzione non si tocca, non solo è in contrasto con il fatto che il governo ha agito rispettando la Costituzione, ma è anche in contraddizione con quanto operato dallo stesso Renzi con la proposta di referendum del 2016 che abrogava buona parte della Costituzione stessa.

Purtroppo il disastro economico non è causato dall’azione governativa, che è stata legittimamente esplicata, ma dalla gravità del corona virus, che è fortemente mutevole, contagioso e letale.

Un passo falso su questo argomento potrebbe provocare una catastrofe sul piano della vita umana e sul piano dell’economia che sarebbe irreparabilmente distrutta.

Gli avvoltoi di Atlantia

In questa situazione di grave difficoltà finanziaria italiana arrivano, come degli avvoltoi, le proposte di Atlantia (Benetton) per non recedere dalle concessioni autostradali, offrendo in cambio appetitose soluzioni.

Questo dimostra che le autostrade sono una fonte di produzione di ricchezza nazionale di altissimo rilievo economico e che i suoi profitti non devono andare assolutamente nelle mani di privati, ma nelle mani del popolo sovrano, che è il proprietario delle autostrade, avendole costruite con i propri strumenti finanziari.

Insomma il governo ricordi, che ai sensi dell’articolo 43 della Costituzione, i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e le situazioni di monopolio devono essere in mano pubblica o di comunità di lavoratori o utenti.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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La rivoluzione costituzionale dimenticata. La prevalenza della proprietà pubblica del Popolo di Paolo Maddalena

Il virus dell'Ue è l'egoismo di Germania, Olanda e altri paesi del Nord

Il virus dell'Ue è l'egoismo di Germania, Olanda e altri paesi del Nord

Il corona virus è più forte di quanto si è generalmente ritenuto. Nel mondo i contagiati sono oltre 3 milioni e i decessi hanno superato quota 211 mila.

In Germania, dopo gli allentamenti delle norme restrittive, si è avuto un aumento dei contagi dallo 0,7 all’uno per cento; ciò significa che la capacità di un individuo di infettare gli altri è salito dello 0,3%.

Molto bene dunque ha fatto il Presidente del Consiglio Conte a usare molta prudenza nell’allentare le misure restrittive italiane della fase 2. La forte reazione negativa di molti politici è quindi insensata e in linea con coloro che non hanno capito l’estrema contagiosità e letalità di questa infezione.

L’Europa si spacca:

È da sottolineare inoltre che la potenza del virus ha esplicato tutta la sua forza anche nel dividere gli Stati europei. In questa occasione di emergenza, nella quale ci saremmo aspettati una forte coesione e solidarietà fra gli Stati membri, assistiamo invece al fatto estremamente riprovevole del tentativo degli Stati più forti economicamente di sottomettere gli Stati economicamente più deboli.

Questo tentativo di sopraffazione emerge soprattutto a proposito degli aiuti di Stato. In questo settore la Germania ha chiesto di poter innalzare l’aiuto di Stato alle sue imprese anche se superano, come si era stabilito, il valore patrimoniale di 100 milioni ponendo come limite del valore patrimoniale a 5 miliardi; e ciò senza chiedere autorizzazione all’Unione europea.

Ed è da sottolineare che questi aiuti alle imprese sono effettuati con denaro proveniente da tutta la serie di provvedimenti concessi dall’Unione europea, e cioè con il denaro che i singoli Stati versano al bilancio dell’Unione.

La Germania e gli altri paesi del Nord Europa

Insomma la Germania e gli altri paesi del Nord Europa non cessano di sfruttare ogni occasione per favorire i loro interessi nazionalistici.

A questo punto si rivela l’assoluta inconciliabilità tra il principio dell’unità degli Stati d’Europa con il principio concorrenziale formulato dal pensiero neoliberista.

L’Unione presuppone la parità di trattamento e invece in Europa, sempre in virtù di detto principio neoliberista, si assiste a una palese disparità di trattamento fra gli Stati membri, in modo che i più forti dominino quelli più deboli.

In effetti la “forte competitività”, di cui al trattato di Lisbona, ha creato una lotta economica fra gli Stati all’interno dell’Unione. E questo è inaccettabile, perché il risultato sarà la totale sopraffazione dei Paesi più deboli da parte dei Paesi più forti.

Recessione dei trattati europei

È ovvio che in tale situazione la scelta obbligata è quella che i paesi meno forti sul piano economico, e cioè da Grecia, Italia, Spagna, Portogallo e Francia recedano dall’Unione europea, chiedendo in primo luogo alla Corte di giustizia europea se l’esatta interpretazione dei trattati consente questa situazione di predominio di alcuni Stati sugli altri e ricorrendo comunque alla procedura di recesso di cui all’articolo 50 del trattato di Lisbona.

In sostanza, detti paesi, meno fortunati dal punto di vista economico, dovrebbero ritirarsi dai trattati di Maastricht e di Lisbona, ricreando le loro monete nazionali e regolando i rapporti internazionali con le unità di conto, le quali regolano i rapporti di valore fra i vari prodotti scambiati.

Questa soluzione è imposta, tra l’altro, anche dal fatto incredibile che la Bce non vuole stampare moneta, come fanno tutte le banche centrali del mondo (vedi Stati uniti e Giappone), per venire incontro, in modo egualitario, alle esigenze economiche provocate dalla diffusione del Covid-19.

È vero che i trattati prevedono che ogni paese non può acquistare più del 33% di detta emissione, ma come dicono illustri economisti: “in casi eccezionali si ricorre a misure eccezionali” ed è certamente un caso eccezionale l’espansione mondiale del Covid-19.

Insomma l’egoismo e l’istinto di sopraffazione di Germania, Olanda, Austria e altri paesi del Nord fanno scattare in ogni animo il disperato bisogno di attuare la giustizia fra le nazioni, fine per il quale l’Italia ha sottoscritto i trattati europei (art. 11 Cost.)

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Il corona virus ha dimostrato  la dannosità del neoliberismo

Il corona virus ha dimostrato la dannosità del neoliberismo

Il contagio da corona virus diminuisce in Italia, ma restano preoccupanti le situazioni di Lombardia e Piemonte.

Il problema discusso ieri dal Presidente del Consiglio dei Ministri è quello del rapporto tra salute dell’uomo ed economia.

Nel suo discorso di ieri, Conte, che merita il più grande apprezzamento per l’opera svolta in questo difficilissimo momento, ha esortato gli italiani al senso di responsabilità, perché la prossima riapertura delle industrie e dei commerci, prevista dalla Fase 2 delle restrizioni, che partirà dal prossimo 4 maggio, aumenta i rischi di infezione e impone di rimettere alla responsabilità dei singoli l’osservanza delle norme relative alle distanze e alle protezioni personali.

Molto significativo è l’effetto che sta producendo nell’immaginario collettivo e anche tra gli economisti la tragedia che stiamo vivendo. Opportunamente si parla sempre più di nazionalizzazioni, da noi sempre auspicate, contro le illogiche privatizzazioni. È stata nazionalizzata Alitalia e sembra che la stessa decisione riguardi anche l’Ilva.

Il corona virus ha dimostrato l’insensatezza e la dannosità estrema del pensiero economico predatorio neoliberista ed è arrivato il momento di chiarire a tutti che un punto deve essere assolutamente chiarito: la distinzione tra beni e servizi che devono appartenere al Popolo e beni e servizi che possono essere esercitati dai privati.

Taluni neoliberisti incalliti continuano ad auspicare un intervento dello Stato solo temporaneo, per assicurare il ritorno dell’economia in mano privata.

Costoro considerano lo Stato un terzo soggetto e non capiscono che lo Stato voluto dalla Costituzione è costituito dallo Stato comunità, cioè dal Popolo. Essi non sanno che la Comunità politica prevede due entità diverse: il singolo, che agisce secondo le norme della proprietà privata; e il Popolo, che agisce secondo le norme della proprietà pubblica, un Popolo che deve necessariamente nell’economia e che può farlo solo se ha la titolarità di beni e servizi essenziali.

Quindi l’importante è distinguere la proprietà pubblica dalla proprietà privata, ed è indubbio che rientrano nella proprietà pubblica le fonti di produzione ricchezza nazionale che non possono mai essere cedute a privati (come successo in Italia), poiché è lo Stato che può salvare i privati e non il singolo privato che può salvare lo Stato (cioè tutti i cittadini).

Ed è da tener presente che lo Stato deve assolutamente mantenere la proprietà pubblica dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia e delle situazioni di monopolio (articolo 43 Cost.).

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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