Il governo è stato varato. Ora è tutto nelle mani di Draghi.

Il governo è stato varato. Ora è tutto nelle mani di Draghi.

Dopo un lungo martellamento dei media contro il governo Conte, ci troviamo di fronte al governo Draghi, il quale, se per un verso presenta persone di alto profilo (i tecnici), per altro verso ha il grave difetto, rispetto al governo precedente, di aver tolto di mezzo una persona valida come Conte e di aver messo al suo posto personaggi di fiducia dell’innominabile cavaliere.

Sembra evidente che ci troviamo di fronte a una manovra, che ha avuto come mandatario Matteo Renzi e ha eliminato dai poteri governativi quella speranza di una politica che, sia pur tenuamente, era rivolta a far valere l’intervento dello Stato nell’economia.

Tuttavia il maggior potere decisionale governativo è comunque saldamente nelle mani di Draghi, il quale ha riservato per se i rapporti con l’Europa e la ripartizione del denaro del Recovery Fund.

Mi astengo da qualsiasi commento sul futuro del governo e mi limito a ricordare a Mario Draghi che il primo problema da affrontare è quello della creazione del denaro dal nulla, poiché chi crea denaro dal nulla è padrone del mondo.

È da tener presente che la moneta non nasce in natura, ma è creata dalla mano dell’uomo, e, in pratica, o dallo Stato o dalle banche, che al momento sono tutte private, e privata è anche la Bce che è oggetto di proprietà delle banche centrali private dei singoli Stati europei.

Insomma utilizziamo una moneta a debito (si pensi all’accensione di un mutuo da parte di un singolo privato, ovvero all’emissione di titoli del debito pubblico in gran parte acquistati dalle banche, e in particolare dalla BCE), anziché una moneta a credito, emessa direttamente dallo Stato (e non chiesta in prestito), che, per giunta, ha anche la capacità, come suol dirsi, di “monetizzare il debito”, cioè di pagare i debiti con l’emissione di nuova moneta e non con la creazione periodica di nuovi debiti, come oggi avviene.

Al momento attuale, per superare la crisi economica italiana, è divenuto necessario che lo Stato comunità emetta “biglietti di Stato” e cioè una moneta che non è presa a prestito dalle banche, ma è creata direttamente dal nulla da parte dello Stato.medesimo.

Ciò è possibile perché la disciplina europea dell’euro ha riguardato soltanto la moneta creata dalle banche private e né il trattato di Maastricht, né lo Statuto della Bce, dicono nulla sulla possibilità degli Stati membri di creare anche essi una moneta a credito senza quindi alimentare il debito pubblico.

Ne consegue che l’emissione di una moneta parallela, limitando il suo corso legale all’ambito nazionale, è perfettamente legittima.

Lo confermano gli articoli 11 e 117 della Costituzione. Infatti l’articolo 117 Cost., se al primo comma parla del rispetto degli obblighi comunitari, al secondo comma afferma la potestà legislativa esclusiva dello Stato in tema di moneta e di finanza, e l’articolo 11 prevede che l’Italia consenta a limitazioni (e non cessioni) di sovranità, “in condizioni di parità con gli altri stati e necessaria ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni”, e non la prevalenza delle banche che creano denaro dal nulla sugli Stati, che non possono essere costretti a utilizzare solo tale moneta. Sottolineiamo, insomma, che l’ordinamento europeo, riguarda soltanto “le banconote” euro, emesse dalle banche private, e non investe il potere dei singoli Stati membri di creare moneta dal nulla.

Emettere una moneta parallela, evitando di ricorrere a prestiti, che sono nodi scorsoi per le generazioni future, è diventata dunque una necessità inderogabile per l’Italia.

Peraltro tale necessità è stata avallata anche da economisti di fama mondiale come Galbraith e il premio nobel Stiglitz.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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