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La guerra la vogliono i dittatori e gli asserviti all'economia, non certo i popoli dell'est o dell'ovest

La guerra la vogliono i dittatori e gli asserviti all'economia, non certo i popoli dell'est o dell'ovest

Le notizie che provengono dall’Ucraina sono sempre molto contraddittorie a causa della propaganda di guerra, come nel caso dell’affondamento della nave militare Moskowa (che sarebbe stata colpita da missili Neptune forniti agli ucraini dagli inglesi), la quale, secondo alcune fonti di stampa, sarebbe stata la nave ammiraglia della marina russa, mentre da parte di altri, compreso il nostro Generale della marina Vincenzo Camporini, si sarebbe trattato di un ferro vecchio.

Il dato più importante riguarda tuttavia il fallimento delle sanzioni economiche alla Russia, le quali sono state inflitte dai governanti senza tener conto del fatto che oramai, a causa del proditorio sistema economico neoliberista, la ricchezza non è più, almeno in buona parte, nelle mani degli Stati, ma nelle mani di singoli operatori economici, i quali non si fanno nessuno scrupolo di aggirare i divieti e di continuare i loro commerci con la Russia.

Questo stesso pensiero economico neoliberista sta recando danni enormi anche all’unità europea, nella quale Paesi più egoistici e meno solidali, come Germania e Ungheria, non vogliono rinunciare al gas russo e si dichiarano disposti anche a pagarlo in rubli.

Il richiamo di Zelensky contro questo atteggiamento, seppur fondato su indiscutibili dati di fatto, ha tuttavia offerto il destro, sia a Putin, sia a Biden di porre in evidenza la debolezza dell’Unione europea.

La cui forza da fastidio sia al primo che al secondo. Da questo punto di vista si è trattato di una pura gaffe. A mio avviso, in una situazione tanto dannosa e pericolosa come quella che viviamo, l’Europa dovrebbe mettere da parte gli egoismi nazionalistici e unirsi in una chiara volontà di combattere la guerra e sopratutto la sua escalation, che sta arrivando a livelli davvero impressionanti e altissimamente pericolosi.

Ritengo che in una situazione del genere i popoli europei debbano capire di essere preda delle due potenze mondiali e che non possono evitare del tutto il peso che loro deriva dalla necessità di un’azione difensiva contro l’aggressione di Putin, un peso che consiste nel porre l’embargo all’importazione del gas russo, diminuendone il consumo e cercando altre fonti alternative.

Quello che è certo è che in tale situazione, per un verso alcuni Paesi, come l’Italia, hanno assunto un atteggiamento servile nei confronti degli Usa, accettando senza discutere qualsiasi tipo di imposizione, mentre altri Paesi, come la Germania e l’Ungheria, si disinteressano del tutto e vogliono perseguire gli interessi propri ritenuti intoccabili, mentre Svezia e Finlandia (la quale ricorda bene le sofferenze patite per sottrarsi al dominio sovietico) fomentano anche esse la guerra chiedendo di far parte della NATO, alla quale, peraltro, si accede su chiamata e non su richiesta di adesione.

In questo guazzabuglio di contrasti sembra di capire che le vie di soluzione diplomatiche si assottiglino, e che lo spettro di una guerra nucleare si faccia sempre più evidente sul fondo della scena.

L’unica soluzione potrebbe essere l’immediata approvazione di una Costituzione europea che risulti dal confronto tra le varie Costituzioni esistenti, e specialmente la nostra, ma di fronte alla descritta realtà si tratta di una pura illusione e sembra che gli Stati viaggino a luci spente a rischio di scontrarsi uno contro l’altro.

L’unica forza che è reale è il fatto che le guerre sono volute dalle autorità imperialistiche ed economiche e non certo dai popoli, per cui l’unica via da seguire è quella già illustrata di trovare il modo di far decidere le controversie internazionali dai popoli e non da dittatori o da governi asserviti a lobby finanziarie o di multinazionali.

Non mi resta che chiedere come al solito l’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Le azioni poste in essere dall'Occidente non servono per raggiungere la pace

Le azioni poste in essere dall'Occidente non servono per raggiungere la pace

Le strazianti notizie di massacri e di stupri ai danni del Popolo ucraino lasciano poche speranze su un esito positivo della guerra. Quello che si nota è una forte asimmetria tra la potenza militare russa e l’organizzazione militare ucraina, la quale è povera di armi e, come ha detto il suo ministro degli esteri ieri alla Nato, chiede insistentemente armi all’America e all’Europa.

Ma anche qui la risposta è monca, perché le armi saranno fornite ad esclusione degli aerei, lasciando così l’esercito ucraino in condizioni di inferiorità rispetto all’armata russa.

A quanto sembra l’obiettivo militare russo dovrebbe essere quello di dividere l’Ucraina in due come avvenne per la Corea.

Intanto il massiccio impiego di armi da parte della Russia, si parla dell’invio nel sud Est del Paese di migliaia di aerei, carri armati e artiglieria , unitamente all’invio di armi agli ucraini da parte degli Usa e dell’Europa fanno chiaramente intendere che di questa parte dell’Ucraina resterà solo terra bruciata, con la distruzione completa di Mariupol e di Odessa, con tutte le opere d’arte che vi sono, e soprattutto con migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini martoriati e uccisi.

A questo punto appare chiaro che la Russia utilizza il vecchio sistema della occupazione del territorio altrui per porsi vincente al tavolo della pace, nel presupposto che l’occidente non ricorrerebbe mai a impiegare tutte le sue forze distruttive che porterebbero a una guerra nucleare, con le immaginabili conseguenze che essa comporta.

In questa situazione appare evidente che i comportamenti dell’una e dell’altra parte in conflitto non badano più agli interessi dei Popoli, ma a quello economico dei magnati russi e delle multinazionali, soprattutto, americane, poiché i danni di questa guerra e le sue atroci sofferenze e vittime ricadono certamente sul Popolo ucraino e, dal punto di vista economico, sui popoli europei.

Insomma tutto dimostra che nella situazione attuale, nella quale il progresso scientifico ha portato alla creazione di bombe nucleari, l’uso della forza è divenuto impossibile, e che è stolto continuare a combattere con armi convenzionali, in modo asimmetrico tra le parti in conflitto.

Voglio dire che oggi la soluzione delle controversie internazionali può avvenire soltanto con la costruzione di un ordinamento che assicuri la giustizia e la pace fra le nazioni, come sancisce l’articolo 11 della nostra Costituzione, e, nel caso di specie, con un negoziato.

È certamente inaccettabile che si debba arrivare a una trattativa dopo aver distrutto completamente l’oggetto della pretesa (giusta o ingiusta che sia), anziché a una regolamentazione degli interessi senza distruzione di beni e senza strazianti vittime umane, soprattutto innocenti.

L’imperativo categorico è dunque soltanto uno: riconoscere che non è razionale l’invio di armi all’Ucraina e l’applicazione di sanzioni economiche alla Russia, poiché entrambi i fatti si ritorcono ai danni del Popolo ucraino e dei popoli europei, e che l’unica soluzione possibile resta quella di una unanime condanna della guerra e non solo dei crimini che in essa si compiono, poiché la guerra è di per se stessa un crimine.

Occorrerebbe una campagna di informazione molto precisa, in modo da cambiare l’immaginario collettivo, e di bloccare sul nascere il rafforzamento di convincimenti nazionalisti che stanno affermandosi anche in Europa, facendo capire che il nazionalismo porta all’aggressione dei popoli e delle nazioni, distruggendo la civiltà e il progresso materiale e spirituale delle società, mentre soltanto la solidarietà internazionale (che consiglierebbe la revisione della Carta dell’Onu) è in grado di assicurare una civile convivenza fra tutti.

L’alternativa, se si resta sulle posizioni attuali, è solo quella di una guerra atomica distruttiva della vita dell’uomo e della vita del Pianeta.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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La guerra infrange la solidarietà dei Popoli e fa rivivere l'istinto dell'uomo branco

La guerra infrange la solidarietà dei Popoli e fa rivivere l'istinto dell'uomo branco

Le notizie che giungono dall’Ucraina sono strazianti e dense di crimini contro l’umanità, e tutto fa supporre che da ambo le parti (Usa compreso) non ci siano margini di trattative, ma ci si prepara, probabilmente, a una guerra totale alla quale si sta pervenendo con una costante escalation nell’uso delle armi.

Sembra che l’istinto di sopraffazione, dettato nell’animo umano dall’istinto ineliminabile di sopravvivenza, che era stato superato dall’uomo branco divenendo uomo civile in virtù del sentimento, che pure esiste nell’animo umano, della solidarietà, facendo nascere le comunità politiche, stia riemergendo nei dirigenti della politica mondiale, il cui obiettivo, forse dettato dalla paura, è quello di distruggere la coesione e la solidarietà dei cittadini che nel loro complesso costituiscono le comunità statali.

Insomma l’idea che gli armamenti atomici avessero allontanato per sempre il ricorso alla guerra appare pienamente smentita da questo ritorno all’inciviltà, del quale il primo responsabile è stato Putin con la sua aggressione militare all’Ucraina.

Noto che la Comunità internazionale è una situazione di fatto e non di diritto, e che essa mira a trovare continuamente dei nuovi equilibri nello scontro di interessi individuali, ritenuti più o meno validi dai governanti delle nazioni.

Quello che è certo è che il Popolo di per sé non vuole la guerra e che sono i capi di Stato e di governo che la decidono, coinvolgendo con una propaganda menzognera e criminale l’opinione pubblica generale.

L’esperienza dell’invasione dell’Ucraina da parte dei russi ha fatto sorgere in molti l’idea di risolvere il problema ricorrendo all’Onu, alle organizzazioni per i diritti umani e anche alla possibilità di procedere a un nuovo processo di Norimberga, per accertare i responsabili dei crimini di guerra.

Insomma nel sistema del diritto internazionale emerge, nelle menti migliori, l’esigenza di trovare una regolamentazione giuridica a questa terribile situazione di fatto.

A mio avviso, condiviso subito dalla Gabanelli e dallo stesso Zelensky, come ho scritto lunedì scorso, è indispensabile far ricorso alla vera essenza delle democrazia che ha il suo fondamento nella solidarietà dei popoli al fine di assicurare la pace e la giustizia nel mondo.

Di conseguenza mi sento di proporre una campagna di informazione capillare per una modifica della carta dell’Onu, che elimini il diritto di veto riservato ai 5 componenti permanenti del Consiglio di sicurezza (cioè ai vincitori della seconda guerra mondiale) trasferendo il potere decisionale, da esercitarsi secondo il criterio della maggioranza, a tutti gli Stati aderenti all’organizzazione.

Mi rendo conto che è un’operazione difficile, ma mi sembra che si tratti dell’unica piccola luce nel buio pesto di questa notte piena di lacrime e sangue, sopratutto innocente.

C’è da dire che la guerra è un male assoluto che comporta anche danni gravissimi e talvolta irreparabili all’economia dei Popoli, specialmente nell’attuale momento storico nel quale, per somma disgrazia, si è affermato il pensiero unico dominante del neoliberismo, che ha fondato tutto sull’egoismo e sugli interessi individuali, nel presupposto, puramente immaginario, che tutto è regolato da una (inesistente) mano invisibile che agirebbe nel mercato generale.

A causa di questa errata ideologia la coesione dei popoli è stata infranta e i beni inalienabili e incomprimibili ad essi spettanti come proprietà pubblica demaniale sono stati privatizzati e praticamente donati a singole multinazionali e comunque alla finanza, le quali certamente non perseguono gli interessi dei popoli, ma gli interessi personali.

Esempio tipico è quello dell’azione politica che sta portando avanti il governo Draghi, il quale, da banchiere, sostiene gli interessi della finanza e delle multinazionali, impedendo l’intervento dello Stato da imprenditore nell’economia e non pensando che gli investimenti nell’interesse pubblico possano essere perseguiti soltanto dallo Stato e non da singoli privati.

Per cui, nello situazione in cui ci troviamo, anziché attuare la Costituzione, che vuole in mano pubblica i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche (art. 43 Cost.), egli inserisce nel programma del Recovery fund l’immediata privatizzazione dell’acqua del meridione, giustificandola, molto erroneamente, come l’unico mezzo per adeguare la situazione economica meridionale a quella del settentrione d’Italia.

Due obblighi morali si impongono oggi ai cittadini di buona volontà: quello di democratizzare l’assemblea dell’Onu, spostando il potere decisionale all’assemblea di tutti gli Stati aderenti, eliminando così il diritto di veto dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza, e ricostituire, in Italia, estromettendo dal governo il banchiere Draghi, il demanio costituzionale che spetta al Popolo a titolo di sovranità.

Noto in particolare che se le fonti di energia, come prevede il citato articolo 43 della Costituzione, fossero in mano pubblica e non di singole multinazionali, i grandi guadagni derivanti dall’aumento del prezzo dei prodotti energetici finirebbero nel bilancio dello Stato, evitando così che l’enorme aumento delle bollette resti esclusivamente a carico dei singoli consumatori.

Come si nota la via maestra è sempre quella di seguire gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Con la guerra non ci sono né vinti né vincitori, ma solo distruzione dei Popoli e dei territori

Con la guerra non ci sono né vinti né vincitori, ma solo distruzione dei Popoli e dei territori

Le notizie sull’invasione dei russi in Ucraina sono offuscate dalla propaganda dell’una e dell’altra parte, per cui è difficile capire la reale situazione di fatto.

Ad un’attenta analisi sembra si possa dire che la città di Mariupol sia quasi del tutto espugnata e che i russi cercano di giustiziare i membri del battaglione Azov cercandoli casa per casa.

La tattica seguita dai militari russi sembra ora spostarsi sull’attacco delle grandi città, Kiev in testa, che intanto vengono bombardate senza tregua.

Insomma non c’è alcuno spiraglio per un cessate il fuoco.

A mio avviso stiamo procedendo con una vecchia mentalità in una situazione completamente nuova. Non si tiene conto, in altri termini, sia del fatto che la tecnologia sia arrivata a creare delle armi tanto potenti da distruggere il mondo, sia del fatto che il mercato generale ha una potenza economica 20 volte maggiore del Pil di tutti gli Stati del mondo.

Date queste due premesse, la conseguenza ineluttabile è che la guerra non è in grado più di risolvere i conflitti tra singole nazioni, per il fatto che il ricorso alla forza, con l’uso della guerra, non riesce a dichiarare la preminenza di una nazione su un’altra, mentre questo potere appartiene soltanto ai detentori di armi atomiche (il cui uso porterebbe alla distruzione della vita del Pianeta) e , sul piano economico, alle potenze finanziarie che dominano il mercato generale.

Anche il primo comma dell’articolo 11 della Costituzione, che condanna la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, finisce nel riguardare un’ipotesi non più realistica, poiché una reale guerra di offesa tra singole nazioni non riesce ad avere vinti e vincitori, ma la distruzione di tutti e anche della vita del Pianeta. Resta valido invece il seguito dell’articolo 11, secondo il quale l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Insomma lo stato dei fatti in cui ci troviamo pone come unico strumento di soluzione delle controversie la reciproca trattativa tra i vari governi.

Di qui l’inutilità di un riarmo e anche del prolungamento della guerra in Ucraina, la quale è agevolmente conquistabile dall’esercito russo, a meno ché non intervengano gli Stati Uniti, il cui effetto comunque non sarebbe il perseguimento della vittoria da una delle due parti, ma renderebbe tutti sopraffatti e vinti dalla distruzione generale dell’intero Pianeta, poiché, come è ovvio, si tratterebbe di una guerra nucleare.

Sul piano militare sembra che questo tipo di ragionamento sia confermato dalla situazione in atto. E lo stesso discorso va seguito per le sanzioni economiche, che proprio in virtù del fatto che il mercato generale ha assunto una potenza economica 20 volte maggiore di quello di tutti gli Stati del mondo, come i fatti dimostrano, non possono produrre effetti davvero deterrenti.

È da tener presente, d’altro canto, che l’offuscamento delle idee, provocato dal pensiero neoliberista, sta allentando anche l’interesse generale per questa immane tragedia che ha colpito il Popolo ucraino, e per cui gli Stati europei ormai pongono in secondo piano le operazioni di guerra e si preoccupano soltanto, come appare dai giornali di oggi, dell’aumento del gas e del problema delle fonti energetiche.

Insomma questo pensiero unico dominante che legalizza l’egoismo e cancella definitivamente i principi di solidarietà politica, economica e sociale, pone in primo piano gli interessi individuali e provoca uno stato di diffusa indifferenza per quanto sta accadendo in Ucraina e in altre parti del mondo, che sono addirittura dimenticate. Sembra che la capacità di autoricomposizione dell’ordinamento giuridico internazionale sia crollata e che nella mente umana resti vivo soltanto il primordiale istinto dell’autoconservazione.

Significativo in questo senso è l’atteggiamento del nostro governo per quanto riguarda, come ho sempre ripetuto, la nostra economia.

Oggi registriamo due eventi molto simili tra loro che riguardano la svendita (che erroneamente viene definita privatizzazione, la quale consiste nel porre sul mercato un bene demaniale del Popolo ) sia di Ita Airwais, sia della Piaggio Aerospace, entrambe le società, con la loro trasformazione in S.p.A., sono state dapprima vendute agli Arabi e poi sottoposte ad amministrazione straordinaria a causa dell’accrescimento dei loro debiti.

Le amministrazioni controllate, e cioè lo Stato, le hanno ricostituite e rimesse in perfetta efficienza, sicché oggi Ita è appetita da vari soggetti fra cui Lufthansa e sono quasi terminate le operazioni di vendita e Piaggio Aerospace, che tra l’altro costruisce armi, è stata pure essa rimessa in sesto ed è in vendita ad altri acquirenti.

Insomma il governo italiano non agisce più nell’interesse del suo Popolo, e dona allo straniero le fonti di produzione di ricchezza nazionale, in modo da annullare del tutto il demanio costituzionale inalienabile e incomprimibile del Popolo sovrano.

Tutto questo fidando nel fatto della indifferenza dei più e del fatto che la stampa e le televisioni, probabilmente eterodirette, non parlano affatto di questi misfatti economici ai danni degli italiani.

Ed è per questo che insisto, come ho scritto anche su un recente articolo sul Demanio costituzionale, di ricostituire la ricchezza che è in proprietà pubblica e inalienabile del Popolo italiano e che è stata svenduta illecitamente agli stranieri.

Come al solito e con maggior forza invito tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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La guerra continua e i barlumi di speranza delle trattative si infrangono con i bombardamenti di Kiev

La guerra continua e i barlumi di speranza delle trattative si infrangono con i bombardamenti di Kiev

Quello che emerge con certezza dalla stampa odierna è che domina su tutto una grande confusione.

Sul piano militare si registrano alcuni timidi passi avanti nelle trattative. I termini restano però alquanto oscuri e l’unica cosa certa è che mentre in sede negoziale sarebbe stato garantito un arretramento delle truppe russe a Nord-Ovest dell’Ucraina, le città di Kiev e Chernihiv sono state poste questa notte a un forte bombardamento missilistico da parte dei russi.

Insomma le trattative continuano e continua anche la guerra.

Quello che sorprende maggiormente è la discriminazione che si fa in Europa, ai fini dell’accoglienza dei profughi, profughi unicamente ucraini e profughi di etnie diverse anche se residenti in quel Paese.

Questa discriminazione è effettuata soprattutto dagli Stati del Visegraad, cioè dalla Polonia, dalla Ungheria, dalla Repubblica Ceca e dalla Repubblica Slovacca, i quali accolgono soltanto i profughi di origine ucraina e impediscono l’accesso in Europea anche a chi risiede da tempo in quel Paese nonché ai profughi siriani, afghani e del Medio Oriente facendo temere la riaffermazione di idee razziste, delle quali serbiamo triste e incancellabile ricordo.

E il fatto che maggiormente addolora è che l’Italia, nonostante la direttiva europea inviti i Paesi membri di estendere il più possibile l’accoglienza ai profughi, si è allineata alle posizioni del Visegraad, dando un duro colpo alla credibilità internazionale dell’Italia come Paese democratico che, per Costituzione (art. 3, comma 1, Cost.), non distingue persone in base alla razza.

Un altro punto importante che emerge da quanto è avvenuto in sede di trattative, è che in realtà sono divenuti criteri decisivi gli interessi economici, da un lato della Russia, dall’altro degli ucraini. Infatti il punto centrale della trattativa stessa riguarda il Donbass, che, come osserva la Gabanelli, è un Paese molto ricco per i minerali, il petrolio e i prodotti agricoli che possiede.

E non bisogna dimenticare che è ormai dominante il pensiero unico del neoliberismo, secondo il quale il mercato generale non ha più nessun limite e fa sì che l’istinto di sopraffazione prevalga sulla ragione.

Il modello da seguire è sempre quello di riconoscere autonomia decisionale ai Popoli, di rafforzare le comunità politiche con un proprio patrimonio pubblico, che da noi può esser definito demanio costituzionale, in modo da poter essere autosufficienti e mantenere un livello economico di forza pressoché equivalente nei rapporti internazionali.

La dissoluzione della ricchezza dei Popoli operata dalle privatizzazioni sia russe, che occidentali, e in particolare modo italiane, sono da definire corresponsabili di questo disastro. E, per quanto riguarda la politica italiana, anche dalla confusione di idee che oggi domina nel Parlamento.

Infatti si è persa la bussola di ogni orientamento e non si vuol capire che la salvezza della nostra Nazione sta innanzitutto nel recupero del patrimonio pubblico, ceduto a inetti speculatori.

Oggi, a occhi bendati, si discute dell’aumento della spesa bellica al 2% del Pil, prescindendo dai reali problemi economici che ci affliggono e soprattutto dai doveri di cooperazione nazionale e internazionale, imposti dall’articolo 2 della Costituzione, secondo il quale: “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, ed impone inderogabili doveri di solidarietà, politica, economica e sociale del Paese”.

È questa la bussola da seguire e tutte le discussioni che da questa indicazione prescindono finiscono per essere dannose per gli uomini italiani e per gli uomini di tutto il mondo.

Non dobbiamo dimenticare che il più volte menzionato articolo 11 della Costituzione ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e mira alla costituzione di un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni.

Che l’idea di pace e di giustizia domini le menti dei nostri parlamentari anche nelle decisioni odierne sul riarmo al 2%, questione che potrebbero anche far cadere il governo.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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La guerra continua e l'escalation decisa dall'occidente aumenta le preoccupazioni di un ricorso alle armi nucleari.

La guerra continua e l'escalation decisa dall'occidente aumenta le preoccupazioni di un ricorso alle armi nucleari.

Nella giornata di ieri, con l’intervento preponderante di Biden, si sono svolti il G7, il Consiglio europeo e il Consiglio della Nato, e si è registrata una svolta radicale nella politica militare contro la Russia.

In pratica si è deciso di inviare, per il valore due miliardi di dollari, armi cosiddette difensive (missili anti-carro, missili anti-aereo e droni difensivi) all’Ucraina (Zelensky aveva chiesto aerei e carri armati che sono armi offensive necessarie per un contrattacco), e un rafforzamento della difesa armata di quei Paesi facenti parti dell’Unione europea confinanti con la Russia. Si tratta dunque di una escalation il cui effetto sarà il prolungamento della guerra, poiché questa potrebbe finire solo con la vittoria di una delle due parti e per far vincere gli ucraini sarebbe necessario l’invio di armi cosiddette offensive.

Altro argomento da sottolineare è che nei giorni scorsi la Germania ha deciso un riarmo da 100 miliardi di euro, mentre l’Italia ha deciso un riarmo da 30-40 miliardi di euro.

Giustamente contro questa operazione si è scagliata la parola ferma e convincente di Papa Francesco , il quale ha considerato vergognoso e scandaloso il ricorso al riarmo, ponendo in evidenza che i Popoli devono essere aiutati con la ricerca della pace e, aggiungo io, devono cessare le ingerenze mostruose degli interessi economici sulle decisioni militari, i cui effetti disastrosi, micidiali e sanguinari ricadono sulle popolazioni inermi.

In questo quadro soltanto la Cina potrebbe svolgere una funzione di negoziazione, ma alle richieste dell’occidente di intervenire su Putin giustamente Xi Jinping ha risposto di voler conoscere quali sono le proposte occidentali per una trattativa di pace.

Le proposte, a mio avviso, potrebbero essere la neutralità dell’Ucraina e la libera scelta delle popolazioni di Crimea e Donbass di decidere il proprio destino politico. Ma di questo non se ne parla neppure minimamente.

Quanto all’unità di intenti dell’Europa mi preoccupa non poco il riarmo della Germania e soprattutto il fatto che, in assenza della Merkel, i nuovi dirigenti tedeschi vogliono che l’Unione imponga di nuovo il patto di stabilità, il che consentirebbe l’insorgere di un predominio tedesco all’interno dell’Europa.

A mio avviso ciò che impedisce la ricerca di una via d’uscita è, sul piano pratico, l’atteggiamento ferreo di Putin che appare come un uomo che ha il ghiaccio nel cuore, e che potrebbe quindi scatenare una guerra nucleare, che sarebbe anche l’ultima perché comporterebbe la distruzione della vita del Pianeta.

A mio sommesso avviso, poiché, come tutti affermano, siamo ad una svolta epocale, la vera via d’uscita è quella di prendere coscienza del fatto che la globalizzazione è stata una pura illusione e che la interdipendenza pacifica fra tutti gli Stati del mondo è ancora lontana.

Occorrerebbe dunque far ricorso a un sistema economico che non preveda, come richiede il pensiero unico dominante del neoliberismo, la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi magnati (siano essi russi, americani o europei), obiettivo pienamente raggiunto con le disastrose privatizzazioni russe, ma anche occidentali e soprattutto italiane, restituendo ai popoli quella parte di ricchezza nazionale che è essenziale per la costituzione e il mantenimento di uno Stato democratico.

E a ciò si perviene soltanto se il sistema economico prevede la distribuzione della ricchezza alla base della piramide sociale e l’intervento nell’economia dell’intero Popolo, come è stato per noi fino all’assassinio di Aldo Moro e come dovrebbe esserlo anche oggi in virtù dell’attuazione del titolo terzo, della parte prima, della Costituzione, dedicato ai rapporti economici.

Alla pace si arriva mediante la democrazia, perché i popoli, tranne rare eccezioni, vogliono la pace e la guerra dipende solo dalla volontà di sopraffazione di soggetti che desiderano sempre più accumulare ricchezza e cioè una parte molto limitata delle popolazioni che fa prevalere l’egoismo individuale sul bene della comunità, disgregando i popoli in tanti singoli individui e portando, come avvenuto in questo ultimo mese, tutto il mondo verso una guerra sanguinaria e fratricida.

Ricordo che gli obiettivi della nostra Costituzione sono: lo svolgimento della persona umana (che si ottiene se si assicura la libertà e l’uguaglianza di tutti), il progresso materiale e spirituale della società, la tutela della salute e la tutela dell’ambiente.

Invito, come al solito, ad attuare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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